Riforme strutturali. La parola d’ordine dei politici con un unico fine: smantellare lo “Stato Sociale” e tornare al medioevo!

Ottimo post del collega e amico Turi Comito sulle “Riforme Strutturali” e sul significato da dare a questo termine.

Sotto troverete una breve sintesi del gustoso articolo che, comunque, vi consiglio vivamente di leggere integralmente cliccando sul link riportato alla fine di questo post.


Mario Draghi World Economic Forum 2013

Anche oggi – come ogni giorno da una quindicina d’anni e forse più a questa parte – abbiamo ricevuto la quotidiana razione di prediche sulla necessità impellentissima di fare le “riforme strutturali”.

Se state cercando di capire cosa intenda padre Mario – o chiunque altro – ogni volta che parla di “riforme strutturali”, lasciate perdere.

Ciascuno a quella espressione dà i contenuti che meglio gli aggradano e, comprensibilmente, c’è di tutto: dal cambiare le Costituzioni, alla liberalizzazione del “mercato” del lavoro, alla riduzione della pressione fiscale, alla sistemazione del tetto pericolante.

Elencarle tutte sarebbe impossibile e anche, credo, abbastanza inutile.

E la teoria che sta dietro alle “riforme strutturali” è quella che – in un ineguagliato capolavoro di sintesi – enunciò una decina di anni fa il defunto padre dell’euro, sua eccellenza Tommy Padoa-Schioppa. Con queste parole: “Nell’Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.” (qui il testo integrale).

Capite bene, cari amici, che la questione non è da poco.

Il diaframma di cui parla Tommy è quella cosa volgarmente e incomprensibilmente chiamata “Stato sociale“, ovverossia tutta quella serie di strumenti (politiche pubbliche) che gli Stati europei occidentali, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi, hanno escogitato per rendere la vita meno difficile agli uomini.

Di fatto lo Stato sociale, secondo Tommy Padoa-Schioppa, ha rammollito l’individuo (europeo), l’ha reso un “bamboccione”.

Tratto da Il Cosa. Un diario di politica (Note sparse di politica a cura di Turi Comito)

Renzi oggi a Palermo? Matteo non fermarti alla scuola e al quartiere tirati a lucido

Caro Matteo,

apprendo dalla stampa che oggi inaugurerai l’anno scolastico in una scuola simbolo della città, quella che porta il nome di Don Pino Puglisi, proprio nel giorno in cui ricorre il ventunesimo anniversario del suo assassinio.

SpazzaturaAd attenderti troverai sicuramente una delegazione di alunni festanti pronti ad acclamarti anche se a casa di molti di loro manca pure il necessario.

Gli insegnanti (dipendenti pubblici) si terranno in gola ciò che vorrebbero urlare.

È facile prevedere che, per l’occasione, la scuola, il quartiere e, finanche, l’intero percorso saranno tirati a lucido.

Non ci sarà neppure la più pallida traccia della spazzatura che quotidianamente si accatasta a fianco di bidoni stracolmi.

Il percorso sarà “bonificato” anche della presenza dei numerosi lavavetri che affollano i semafori, pronti a catapultarsi su ogni auto, anche su quelle appena uscite dall’autolavaggio.

Al tuo arrivo non troverai il parcheggiatore abusivo pronto a minacciarti o a sfregiarti l’auto se non paghi l’obolo per la sosta dell’auto sul suo territorio.

Vista la folta delegazione che ti accompagnerà, non correrai il rischio di imbatterti in qualche malintenzionato che vorrebbe impossessarsi del tuo portafogli o del tuo iphone.

Probabilmente, lungo il percorso, non ti accorgerai neppure dello sperpero di fondi comunitari per la realizzazione di inutili piste ciclabili su cui sostano permanentemente auto, moto, cassonetti della spazzatura, etc.

Probabilmente ti capiterà di incontrare dell’acqua che sgorga dall’asfalto. Non si tratta di una sorgente naturale ma della rete idrica fatiscente che non è stata mai rifatta approfittando dei finanziamenti europei che sono rimasti inutilizzati.

Visto che arriverai a bordo di un’autoblu, non potrai verificare di persona personalmente (direbbe Catarella) la puntualità e la frequenza dei mezzi pubblici. Lo spostamento da un quartiere all’altro richiede tempi di attesa, traffico permettendo, di circa un’ora (altro che mobilità dei dipendenti nell’ambito di 50 km).

Il raddoppio dell’unica linea metro che dalla stazione centrale arriva all’aeroporto di Punta Raisi sembra, piuttosto, la tela di Penelope e pare non possa usufruire neppure dei fondi dello “sblocca Italia”.

Invece di accelerare i tempi per il raddoppio della linea metro e di progettare altre linee in grado di collegare altre zone della città, i responsabili della viabilità urbana hanno deciso di realizzare un progetto di un tram che scorrerà al centro di carreggiate di strade già anguste e affollate di auto, abbattendo intere filiere di alberi secolari. Il tutto è aggravato dalla scelta di isolare le corsie del tram con delle ringhiere che, oltre ad essere di dubbio gusto, rendono la linea tranviaria una vera e propria linea di cesura della continuità spaziale della strada. 

La mafia? ……Lasciamo perdere…..

Questi piccoli e risibili inconvenienti non avrebbero l’effetto di allontanare turisti e investitori dalla Sicilia e da Palermo.

Il problema sono le NECESSARIE “riforme strutturali” di cui l’Italia e la Sicilia hanno tanto bisogno. Fatte le riforme strutturali non ci sarà mafia, delinquenti comuni, lavavetri, parcheggiatori abusivi, etc. che potranno ostacolare lo sviluppo e il progresso e gli investimenti nazionali e stranieri nell’isola.

Ma, nonostante tutto, la Sicilia è un terra meravigliosa.