(Fonte BlogSicilia) Sei mesi di agonia per la Regione. Manca 1 miliardo e 600 milioni. Per D’Alia sono necessarie misure impopolari

1 miliardo e 602 milioni di euro mancanti per poter chiudere il bilancio di previsione 2015 della Regione siciliana.

La speranza sembra appesa ai soccorsi romani. Ma da Roma, dove i problemi certamente non mancano, nessuno stavolta sembra disposto a venire in soccorso della sicilia crocettiana. Il governatore “tagliatore di teste” non ha più nulla da tagliare ormai. l’ipotesi che si fa strada è quella di un intervento non con la semplice accetta ma letteralmente con il macete. A farne le spese potrebbero essere le così dette voci obbligatorie. si tratta, insomma, di licenziare a raffica. si comincia con l’azzeramento delle spese per le società pera regionali che valgono circa 35 mila posti di lavoro, si continua con i precari e con le partecipate.

Le partecipate non hanno rispettato il divieto di assunzione. Ora i precari vincono i ricorsi

Per leggere l’articolo cliccaci sopra

La Sas, la società regionale che si occupa della gestione dei siti museali, è stata costretta da una recente sentenza ad assumere a titolo definitivo 25 precari che avevano promosso una vertenza di lavoro; altri 80 ricorsi analoghi sono in dirittura di arrivo.

Il ragioniere generale e il capo dell’ ufficio Partecipate, Mario Pisciotta e Rossana Signorino, hanno chiesto al presidente Crocetta di rimuovere Rino Giglione, dirigente generale dell’assessorato ai Beni culturali che è anche presidente del consiglio di gestione della Spi.

Camere di Commercio siciliane. Sì a emendamento per salvarle

Venerdì 10 Ottobre 2014 Economia Pagina 11

Palermo. Circa 500 dipendenti delle Camere di commercio siciliane, oltre a 748 pensionati e 84 precari, sono a rischio a causa del taglio ai diritti camerali dovuti dalle imprese, stabilito dal decreto legge Madia sulla riforma della pubblica amministrazione, che dovrebbe scattare dal prossimo anno con gradualità per arrivare al 50% nel 2017. E sono a rischio default gli stessi enti camerali dell’Isola. A differenza del resto d’Italia, infatti, in Sicilia le Cciaa pagano direttamente stipendi e pensioni senza ricevere contributi da Stato e Regione, e quindi l’unica entrata certa che possa coprire stipendi e previdenza è costituita dall’incasso dei diritti camerali. Fra l’altro, l’anomalo sistema pensionistico camerale siciliano registra da tanti anni un «buco» di circa 100 milioni e vi sono 333 dipendenti che, quando andranno in pensione, graveranno ancora su questo sistema diretto.

Ieri l’assessore regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri, ha riferito da Roma di avere ottenuto dalla commissione Attività produttive della conferenza Stato-Regioni l’«ok» ad un suo emendamento all’articolo 9 del decreto legge Madia, mirando alla salvaguardia degli enti siciliani (che un progetto di Unioncamere vorrebbe ridurre da 9 a 3), dell’occupazione e della previdenza. Ma lo scoglio più importante è quello parlamentare.
10/10/2014