L’Ars ha approvato l’ennesimo bilancio (seppur provvisorio) virtuale (fonte LiveSicilia)

EuroIl governo prevede nell’esercizio provvisorio alcune entrate che verrebbero realmente incassate solo se Roma darà l’ok. Le somme congelate ammontano a quasi tre miliardi. Senza di queste, sarebbe impossibile chiudere il bilancio. E i sindacati attaccano parlando di “cifre simboliche” e conti che poggiano su “belle speranze”.

Giornalismo, Stefano Rodotà: “La nuova legge sulla diffamazione è un pericolo per la democrazia”

Legge bavaglio
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Attualmente il disegno di legge di riforma delle norme relative alla diffamazione a mezzo stampa è all’esame della II Commissione Giustizia della Camera dei Deputatiche si pronuncerà in “sede referente”.

Se il ddl sarà approvato dalla Camera senza emendamenti, rispetto al testo pervenuto dal Senato, diventerà legge. Fra i punti cardine del disegno di legge ci sono le norme che riguardano l’eliminazione del carcere per il giornalista autore della diffamazione, e la sua sostituzione con una pena pecuniaria fino a 50 mila euro, come pure l’obbligo di rettifica in 48 ore per le testate online e la possibilità di chiedere la cancellazione dell’articolo considerato diffamatorio.

È incredibile come quasi tutti i senatori si siano trovati d’accordo e ancora più incredibile è che tutto ciò avvenga proprio mentre in Francia si manifesta per la libertà di stampa e il diritto di espressione con la partecipazione di esponenti politici italiani, compreso il premier Renzi.

Rodotà: “La nuova legge sulla diffamazione è un pericolo per la democrazia”. Firma la petizione online

Petizione online

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Doveva essere una riforma della legge sulla stampa per eliminare la pena del carcere per i giornalisti, a tutela dei diritti fondamentali di cronaca e di critica: il testo licenziato al Senato rischia di ottenere l’effetto opposto.

La legge sulla diffamazione che potrebbe presto essere approvata, prevede in particolare:

1) sanzioni pecuniarie fino a 50 mila euro che appaiono da un lato inefficaci per i grandi gruppi editoriali e dall’altro potenzialmente devastanti per l’informazione indipendente, in particolare per le piccole testate online;

2) un diritto di rettifica immediata e integrale al testo ritenuto lesivo della dignità dall’interessato, senza possibilità di replica o commento né del giornalista né del direttore responsabile, e che invece di una “rettifica”, si configura come un diritto assoluto di replica, assistito da sanzioni pecuniarie in caso di inottemperanza, che prescinde, nei presupposti della richiesta, dalla falsità della notizia o dal carattere diffamatorio dell’informazione;

3) l’introduzione di una sorta di generico diritto all’oblio che consentirebbe indiscriminate richieste di rimozione di informazioni e notizie dal web se ritenute diffamatorie o contenenti dati personali ipoteticamente trattati in violazione di disposizioni di legge. Previsione questa che non appare limitata alle sole testate giornalistiche registrate ma applicabile a qualsiasi fonte informativa, sia essa un sito generico, un blog, un aggregatore di notizie o un motore di ricerca, e che fa riferimento al trattamento illecito dei dati.

Una legge che modifica la normativa sulla stampa al tempo del web deve avere come primo obiettivo la tutela della libertà di espressione e di informazione su ogni medium: e questo non si ottiene prevedendo nuove responsabilità e strumenti di controllo e rimozione, ma estendendo ai nuovi media le garanzie fondamentali previste dalla Costituzione per la stampa tipografica.

La legge sulla diffamazione proposta ha invece il sapore di un inaccettabile “mettetevi in riga”, per quei giornalisti coraggiosi, blogger e freelance che difendono il diritto dei cittadini ad essere informati per fare scelte libere e consapevoli.

La mancanza di norme che sanzionino richieste e azioni giudiziarie temerarie o infondate non fa che aggravare un quadro di potenziale pressione sull’informazione che la sola eliminazione del carcere come sanzione non è sufficiente a scongiurare e che anzi con la nuova legge si aggrava.

La nuova legge sulla diffamazione è pericolosa per le molte violazioni in essa previste del diritto costituzionale d’informare e di essere informati.

Per questo invitiamo tutti i cittadini ad aderire a questo appello, a chiedere ai parlamentari di non approvare la legge e al Capo dello Stato di non firmare questo improvvido testo normativo, evitandone la promulgazione.

Ne va della libertà di tutti.

http://nodiffamazione.it
#nodiffamazione

Promotori:

Associazione Articolo 21, Associazione Nazionale Stampa Online, Confronti, Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Libera Informazione, Libertà e Partecipazione, Ossigeno per l’Informazione, MoveOn, Valigia Blu, Usigrai

Lirio Abbate, Patrizia Abbate, Federica Angeli, Lucia Annunziata, Raffaele Barberio, Matteo Bartocci, Stefano Maria Bianchi, Carlo Blengino, Paolo Butturini, Daniele Cerrato, Tommaso Cerno, Fabio Chiusi, Arianna Ciccone, Marina Cocozza, Stefano Corradino, Alberto Crepaldi, Domenico D’Amati, Nicola D’Angelo, Luca De Biase, Tana de Zulueta, Gianni Del Vecchio, Santo Della Volpe, Arturo Di Corinto, Tommaso Di Francesco, Vittorio Di Trapani, Emiliano Fittipaldi, Carola Frediani, Milena Gabanelli, Martino Galliolo, Alessandro Gilioli, Beppe Giulietti, Federico Guerrini, Enzo Iacopino, Betto Liberati, Raffale Lorusso, Alessandro Mantovani, Laura Maragnani, Giuseppe Federico Mennella, Liana Milella, Walter Molino, Mara Filippi Morrione, Fausto Napolitano, Claudio Paravati, Danilo Procaccianti, Marco Quaranta, Giovanni Maria Riccio, Stefano Rodotà, Guido Romeo, Maria Pia Rossignaud, Fulvio Sarzana, Guido Scorza, Roberto Secci, Franco Siddi, Danilo Sinibaldi, Alberto Spampinato, Giovanni Tizian, Nicola Tranfaglia, Marco Travaglio, Davide Vecchi, Vincenzo Vita, Giulio Vasaturo, Vauro

Charlie Hebdo. Renzi. «Piena vicinanza alla Francia». Ma in Italia il Parlamento si appresta a votare “legge bavaglio”. Che ipocriti i politici italiani.

Domenica il premier Matteo Renzi sarà a Parigi alla marcia di commemorazione delle vittime della furia jihadista con il presidente francese Francois Hollande, cui ha telefonato per esprimere la piena, totale vicinanza e solidarietà del Governo italiano (Il Sole 24 Ore – Domenica Renzi volerà a Parigi. Telefonata con Hollande: «Piena vicinanza alla Francia»).

Ma mentre tutta la politica italiana, a cominciare dal premier, si è mobilitata per manifestare vicinanza alla Francia e a difesa della libertà di espressione, di contro, in Italia, il ddl sulla diffamazione prosegue la sua marcia.

Una legge in cui le violazioni del diritto costituzionale di informare e di essere informati sono palesi. Norme che sembrano elaborate solo in base al principio del “mettetevi in riga“, intimato dalla politica al giornalisti. Disposizioni cieche nei confronti della specificità rappresentata dal legame tra giornalismo e web. Una legge semplicemente sbagliata. Che secondo decine di associazioni che in Italia si occupano di informazione va fermata.

Per questo è stato lanciato l’appello “No diffamazione”. Ecco il testo che può essere sottoscritto qui.

Firma l’appello