Elezioni in Grecia. Oggi potrebbe cambiare il destino dell’Europa

Oggi si pre­senta una grande occa­sione.

Una even­tuale vit­to­ria di Syriza in Gre­cia potrebbe aprire in Europa nuovi scenari.

L’onda di Alexis Tsipras travolge la Grecia e l’eco delle sue dichiarazioni si diffonde in Europa. Un governo Syriza “non rispetterà accordi firmati dal suo predecessore”, ha detto in conferenza stampa il leader che promette di cambiare il volto e la storia del suo Paese, spiegando che “il nostro partito rispetta gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee. Ma l’austerità non fa parte dei trattati di fondazione dell’Ue”. “Il mio primo viaggio all’estero non sarà a Berlino, sarà a Cipro”, ha detto ancora Tsipras, caricando di un significato particolarmente simbolico le sue parole e spiegando che “Merkel non è più speciale di altri leader Ue”. Il presidente di Syriza ha quindi detto che “è inaccettabile che un paese dell’Ue sia gestito da impiegati secondo livello della troika”.

Dimo­strando che «si può», cam­bie­rebbe la situa­zione non solo in quel Paese ridotto al coma sociale dalle poli­ti­che di auste­rità ma potrebbe inne­scare una rea­zione a catena nell’intero sud Europa e non solo, ren­dendo cre­di­bile e rea­li­stica la pos­si­bi­lità di cam­biare alla radice i dogmi mor­tali di Bru­xel­les e Francoforte.

Pensioni. Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, è corsa ai correttivi. Quattro ipotesi allo studio del Governo

La recente riforma del lavoro potrebbe innescare un meccanismo tale da richiedere nel 2015 un’operazione di restyling in materia previdenziale. Un intervento per rendere più agevole lasciare il lavoro per coloro che hanno molti anni di contributi dando la possibilità alle aziende di assumere giovani e di far crescere la diffusione del nuovo contratto a tutele crescenti. L’obiettivo è uno solo: abbattere l’enorme tasso di disoccupazione. Soprattutto quello giovanile.

Almeno quattro ipotesi di modifica sul tavolo dell’esecutivo per rivedere l’impianto della Riforma Fornero.

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Ecco cosa ha risposto Lelio Cusimano a due colleghi intervenuti su www.gds.it: «Macché falsità, pensate ai privilegi»

Fonte: www.gds.it

Francesco

Sono un dipendente regionale, oggi sono in malattia e scrivo da casa… Dovrei sentirmi in colpa perché l’influenza non mi consente di recarmi in ufficio? Sono un onesto cittadino, pago le tasse alla fonte, tutti i tributi (immondizia, tasse sulla casa…), la mia fedina penale è pulitissima. Sono un buon funzionario, gentile con l’utenza e solerte nel mio lavoro. E vi do una notizia, caro Giornale di Sicilia: non sono un’eccezione! Trovo la vostra campagna contro i regionali e tutto il pubblico impiego offensiva e denigratoria, esasperata e disperata.


Marcello Riina

Continua la massacrante azione denigratoria, il più delle volte falsa ma certamente tendenziosa, da parte degli organi di stampa, nei confronti dei dipendenti regionali. È ora di smetterla di denigrare il comparto dei dipendenti regionali tacciati come fannulloni pubblicando notizie, a volte appositamente fornite, tese a mettere scompiglio sull’intera opinione pubblica e rappresentarci come il marciume della società. Nel caso specifico, si esprime sconcerto su come la stessa notizia viene rappresentata, a tutta pagina, all’opinione pubblica. Stiamo parlando di un numero di giornate di assenza concentrate in un periodo dell’anno nel quale tutta Italia era a letto. Quando a causa della fredda stagione invernale (anno 2014) molti italiani sono stati contagiati da violenti virus influenzali. Ma si ricorda che tra gli italiani influenzati ci sono stati anche quelli che lavorano in strutture private, negli ospedali, nelle Forze dell’Ordine, nelle scuole, nei tribunali, nelle officine private, nei giornali, nell’editoria, nelle librerie… Il problema è ciò che da un pò di anni a questa parte va abbastanza di moda, è colpire l’impiegato del pubblico impiego con particolare riferimento all’impiegato regionale tacciato (a sproposito e volutamente) di non lavorare e guadagnare (dicendo volutamente menzogne passibili di diffamazione) cifre spropositate che nulla hanno a che vedere con quelle erogate all’Asseblea regionale per i propri componenti (si ricorda che i dipendenti regionali hanno il contratto bloccato da ben 8 anni). Inoltre è vergognoso continuare a pestare e ripestare l’acqua nel mortaio riportando il numero eccessivo dei dipendenti regionali (circa 17.000) sapendo benissimo che la Regione Siciliana ha competenze che in altre regioni sono di stretta pertinenza dello Stato con personale dello Stato e pagato dallo Stato centrale. Quindi dove sta lo scandalo? Relativamente ai permessi Legge 104: trattasi di una norma statale in applicazione in tutto il territorio nazionale e per tutti i campi lavorativi (pubblici e privati). Vi ricordo che i giorni di permesso consentiti in applicazione alla normativa statale, sono finalizzati all’assistenza ai familiari disabili. Ma avete la minima idea delle difficoltà che incontra una persona quando all’interno del proprio nucleo familiare si è in presenza di un disabile? Si percepisce quale impatto negativo e ricadute negative sull’intera collettività e sul sociale, possa comportare un’eventuale limitazione di tale normativa nazionale (Legge 104)?


Lelio Cusimano

 Il servizio sulle assenze da parte dei regionali, pubblicato dal sito www.gds.it, ha suscitato numerosi commenti. Diamo evidenza a due interventi. I toni sono abbastanza concitati; la notizia viene presentata come «falsa», «denigratoria», addirittura «esasperata» e poi (chissà perché) anche «disperata». Ma non per questo ci sottraiamo al confronto, con una precisazione; l’obiettivo del Giornale di Sicilia è fornire fatti e commenti sull’Ente Regione, e non certo quello di «denigrare» i dipendenti pubblici. C’è infatti una questione comune agli ultimi anni; è la insostenibilità dei conti pubblici, denunciata da tempo dai mezzi di informazione ed ora sancita dal Governo nazionale e da quello regionale, oltre che dal Parlamento siciliano, con l’ammissione che «ci sono soldi soltanto fino ad aprile». La cosa non sembra comunque impensierire molto i nostri interlocutori, che evidentemente confidano in una soluzione a noi ignota. Da qui dobbiamo muovere. Secondo la Corte dei Conti, le cifre lasciano poco spazio alle interpretazioni. Posto uguale a cento il numero dei dipendenti di tutte le venti regioni italiane, la Sicilia si intesta il 28% di tutti gli impiegati d’Italia ed il 38% di tutti i dirigenti. Si vogliono invocare i «poteri speciali»? Come spiegare allora che nelle altre regioni speciali c’è un dirigente ogni 19 impiegati ed in Sicilia uno ogni otto? Per buona pace di chi legge, va detto che in questi già esorbitanti valori non sono ricompresi i forestali, i precari nei comuni, la formazione, i consorzi di bonifica e comunque tutti quelli i cui stipendi sono alimentati dal bilancio regionale. Assenze e stipendi sembrano in particolare sensibilizzare i nostri due interlocutori. Nel sito della Regione si dice che ogni dipendente regionale si assenta in media 26 giorni all’anno per ferie, 12 giorni per malattia ed 11 giorni per altri motivi. In media si tratta quindi di 50 giorni di assenza all’anno, senza contare l’attività di formazione; ma mentre il personale della categoria più bassa (A) si assenta in media 58 giorni, i dirigenti fanno 36 giorni di assenza ed i direttori generali addirittura meno di sei. Sono valori sconosciuti al privato. Lo stesso sito regionale segnala che un dirigente generale ha uno stipendio medio di 163 mila euro, un dirigente di 73 mila e gli altri di 36 mila. Al riguardo uno dei nostri interlocutori lamenta, a suo dire, una insufficiente «denuncia» degli stipendi del personale Ars (un vero nervo scoperto); l’illazione è irricevibile perché l’informazione è stata diffusa in tutte le salse dal Giornale di Sicilia. Certo il Giornale di Sicilia non ha messo a confronto con frequenza le differenze tra gli stipendi statali ed i più generosi regionali, mentre, al contrario abbiamo denunciato, suscitando anche in questo caso reazioni vibrate, che i permessi sindacali «goduti» alla Regione ammontano a circa undici volte quelli statali. È vero che nella fascia 50-67 anni di età si colloca più del 50% dei dipendenti regionali, anche se non attribuivamo a questo dato una sorta di via libera alle assenze ingiustificate. Ci si potrebbe dilungare sulle oltre venti forme di indennità che costano alla casse regionali circa 300 milioni di euro all’anno. Ci si potrebbe dilungare ancora sull’esistenza di ben 338 dipendenti regionali dotati di dottorato di ricerca o di un master post universitario, per i quali avevamo invocato l’impiego in alternativa a tanti consulenti esterni. Ma poi è prevalsa una semplice considerazione: tutte quelle qui riportate sono informazioni già ampiamente diffuse dal Giornale di Sicilia. In verità un aspetto resta ancora da approfondire; i tanti privilegi concessi non sono distribuiti equamente tra i dipendenti regionali. Chissà, forse lo stesso personale e le loro attive sigle sindacali potrebbero misurasi in questo non impossibile compito.