La rivolta dei supermercati contro i buoni pasto. Commissioni salate e gare distorte
Secondo la grande distribuzione il problema numero uno sono le gare al massimo ribasso. Si premia la società emettitrice che presenta il maggiore sconto sul valore facciale dei buoni: in genere si arriva al 20 per cento: “Ma se la società che emette i buoni pasto è tarata su una struttura di costi per un ticket di 100 e poi lo vende a 80, è chiaro che per recuperare redditività aumenta le commissioni a carico di chi eroga il servizio”. Bar, trattorie, supermercati.
Il risultato è che bar e supermercati non le vogliono, anche perché il Pos per tracciarle non è unico: in base ad una follia tutta italiana, ogni società emettitrice ne ha uno proprio. Quindi, per poter accettare i ticket più diffusi, una cassa al bar o supermercato dovrebbe esporre almeno quattro lettori. Più quello (unico) per leggere bancomat e carta di credito. In ultimo i ritardi nel pagamento: il gestore per recuperare il valore pagato con le card aspetta 40 giorni, con i buoni cartacei 120.
Secondo Federdistribuzione se il sistema non verrà corretto meglio rinunciare ai ticket rimettendo i soldi nelle busta paga dei lavoratori.
- Repubblica – La rivolta dei supermercati: “Finiamola con i buoni pasto, commissioni salate, gare distorte”
Alla levata di scudi di Federdistribuzione contro i buoni pasto le associazioni dei consumatori rispondono con una doppia sollecitazione. Da un lato, spiegano, sarebbe un peccato rinunciare a un’integrazione del salario completamente esentasse. Tanto più ora che il governo, con la legge di Stabilità, ha innalzato la defiscalizzazione da 5.90 a 7 euro per i ticket elettronici (dopo 15 anni di blocco) a partire dal 1° luglio. Dall’altro, però, il sistema delle card digitali è ancora troppo farraginoso sia per gli utenti che per i commercianti. Per questo bisogna semplificare il meccanismo.