Arrivano i soldi alla Regione siciliana e lo sfratto a Crocetta. Realtà o fantapolitica?

Ci sarebbe in dirittura d’arrivo un accordo per evitare il fallimento dell’Isola limitando a circa 300 milioni di euro il buco di bilancio, che andrebbe coperto con tagli e sacrifici ulteriori chiesti ai siciliani.

Il Governo Renzi sarebbe pronto a sganciare circa 2 miliardi e 600 milioni di euro per permettere al presidente Rosario Crocetta ed alla sua giunta di presentarsi in Ars per approvare finanziaria e bilancio e colmare gran parte del buco pari a poco meno di 3 miliardi di euro. In cambio, però, si andrebbe allo scioglimento anticipato del Parlamento siciliano e quindi alle elezioni anticipate. Il governatore Crocetta avrebbe un posto conservato a Roma, grazie all’Italicum che permette di eleggere chiunque ed il Premier potrebbe piazzare uno dei suoi alla guida della Sicilia.

Bilancio. Si apre uno spiraglio

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Sembrerebbe che l’accordo a Palazzo Chigi sia stato trovato.

Al tavolo c’erano, presenti o collegati per telefono, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il sottosegretario Davide Faraone, il numero due del Nazareno Lorenzo Guerini e il segretario regionale dem Fausto Raciti.

Lo Stato aiuterà la Sicilia anche per turare l’ultima falla nel bilancio da 700 milioni di euro, chiedendo ulteriori sacrifici alla Regione per 290 milioni. Ma il Pd nazionale a ottobre sarebbe pronto a staccare la spina a Crocetta. «Da oggi il governatore è commissariato », dicono dal fronte renziano.

Il governatore: “Via l’indennità alle ex guardie forestali”

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Il governatore Rosario Crocetta, insieme all’assessore all’Agricoltura Nino Caleca, assicura che la norma in Finanziaria sarà «cambiata» e che sarà così cancellato lo scandalo dei 320 ex agenti che ricevono 600 euro in più al mese, anche se non solo non fanno indagini ma lavorano in altri uffici e si occupano di fiori, piante e turismo. Dopo l’articolo di Repubblica che ha sollevato il caso, il governo annuncia un «intervento concreto»,mentre anche dal fronte sindacale arrivano aperture a possibili cambi di una normativa.

«Quello che chiediamo è che si conceda la possibilità ai 320 comandati di poter tornare nel Corpo forestale, in caso contrario togliere l’indennità», dicono Dario Matranga e Marcello Minio del Cobas-Codir, il sindacato più rappresentativo tra i dipendenti di Palazzo d’Orléans.

Il segretario regionale della Cgil, Michele Pagliaro, apre al taglio dell’indennità per chi non fa indagini: «Ma questo taglio deve essere inserito in una manovra complessiva di tagli alla spesa, non si colpiscano soltanto i lavoratori» dice.