Ricorso contro decurtazione pensioni

Da lunedì, 12 ottobre, sarà disponibile sul sito www.codir.it e su questo blog una pagina dedicata, con istruzioni e modalità per aderire ricorsi contro decurtazioni pensioni.

A seguire verranno avviati i ricorsi contro la modifica di disposizioni contrattuali in materia delegificata.

Riforma dei contratti. Indebolire il sindacato serve solo al governo e al datore di lavoro

Ci sarà più povertà senza accordi collettivi
Repubblica dell’8 ottobre. Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Un articolo di ILVO DIAMANTI dal titolo “La solitudine del sindacato” pubblicato su Repubblica qualche mese fa, ha messo in luce la crisi attuale del sindacato, bersaglio preferito prima del premier Renzi, e poi, proprio in questi ultimi giorni, del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.

I sindacati, nel corso degli ultimi anni, hanno commesso una infinità di errori che ha avuto come diretta conseguenza una perdita di adesioni.

Il fatto è che tra i cittadini e i lavoratori si è fatta largo la convinzione che il sindacato serva soprattutto a chi ci opera. Ai sindacalisti. In primo luogo: ai gruppi dirigenti.

In molti, anzi, in moltissimi casi questa convinzione ha corrisposto alla realtà.

Ma il sindacato è nato ed è “servito” a tutelare gli ultimi e i penultimi. Quelli che da soli non ce la possono fare. E, per difendersi, hanno bisogno di unirsi agli altri, che condividono la loro condizione.

Il sindacato deve tornare a questo ruolo fondamentale altrimenti il sindacato scomparirà e il lavoratore, piuttosto che fare muro e lottare assieme agli altri lavoratori, si troverà solo nella sfida contro il datore di lavoro o il dirigente di turno.

Ma chi beneficerà di un sindacato debole o inesistente se non il padrone? Il datore di lavoro?

Perde il sindacato ma perdono soprattutto i lavoratori.

Il governo lavora alla “riforma”. Sciopero solo se il 30% dei lavoratori è d’accordo?

Sciopero solo se il 30% è d'accordo
Repubblica del 6 ottobre. Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Il governo sta lavorando per trovare una via d’uscita che coinvolga le principali sigle. Nè Palazzo Chigi, nè i ministeri più direttamente interessati (Infrastrutture e Lavoro) sembrerebbero infatti intenzionati ad aprire un altro fronte conflittuale con le parti sociali, dopo il già tanto discusso decreto Franceschini che ha inserito i servizi culturali fra quelli sottoposti alle limitazioni della legge 146.

La soluzione per uscire dall’impasse potrebbe essere la «rappresentanza ». Stop all’anarchia delle micro sigle: lo sciopero, nell’ipotesi a cui si sta lavorando, potrà essere indetto solo da categorie che rappresentino almeno il 5 per cento dei lavoratori e con il consenso di una fetta consistente di dipendenti.

Il nodo, però sta proprio in questa «consistenza», che non dovrebbe essere il 50 per cento proposto dal disegno di legge Ichino (secondo i sindacati ciò rende di fatto impossibile la protesta), ma che sembra possa avvicinarsi al tetto del 20-30 per cento. Tale progetto prende spunto da un disegno presentato in Commissione Lavoro alla Camera dal presidente Cesare Damiano e nei fatti non dovrebbe incontrare grossi ostacoli da parte delle principale sigle (Cgil, Cisl e e Uil).