Addio al silenzio-rifiuto sulla trasparenza, sanzioni differenziate contro l’assenteismo, più concorrenza nelle società partecipate, più apertura agli operatori per il Codice dell’amministrazione digitale.
Testi sotto esame
La riforma della Pubblica amministrazione targata Marianna Madia sta per passare dalla fase del cantiere a quella dell’applicazione pratica, dopo che il primo dei decreti attuativi ha superato mercoledì scorso il passaggio alla Camera e al Senato ed è pronto per l’approvazione definitiva in uno dei prossimi Consigli dei ministri. Il decreto, che rappresenta uno dei manifesti della riforma e punta a introdurre anche da noi la trasparenza del freedom of Information Act di stampo anglosassone, ritorna però a Palazzo Chigi parecchio cambiato rispetto a quando ne era uscito tre mesi fa, e la stessa evoluzione potrebbe caratterizzare molti degli altri dieci provvedimenti che traducono in pratica la prima parte della riforma. I cambiamenti, va detto subito, sono in larga parte migliorativi e nascono da una serie di esami che tra Consiglio di Stato, tavoli di confronto con gli enti territoriali e Parlamento sono stati tutt’altro che formali. Tutte queste modifiche, alcune già in via di accoglimento e altre in discussione, segnalano però che i testi usciti dagli uffici dei ministeri si sono rivelati zoppicanti in più punti.
Il senatore condannato per concorso in corruzione e imputato in 5 processi, ex pontiere del Patto del Nazareno, si è visto con una delegazione dem a Montecitorio e ha concordato nuove modalità per poter analizzare i provvedimenti prima che arrivino in Aula: “Non siamo in maggioranza e non siamo all’opposizione. Siamo in paradiso”. Poi ha evitato di entrare nel merito delle domande sulla prescrizione: “Io sono imputato, non posso parlare di giustizia. Mi difendo nei tribunali”.
l premier riapre al traffico il viadotto sull’autostrada tra Catania e Palermo: è il tratto di strada mai franato e riaperto dopo i controlli di sicurezza. Il sindaco di Caltavuturo: “Dovremmo ricordargli che nel Patto per la Sicilia non c’è un euro per i dissesti della vallata dell’Himera che incombono sui piloni dell’autostrada”.