Applicabilità al personale regionale dei permessi retribuiti ai sensi dell’art. 4 della l.r. 8 marzo 2000, n. 53 – nota di coordinamento. AGGIORNAMENTO POST

Nota n. 62638 del 27 apr 2016
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C’è solo da restare basiti. Abbiamo già dato mandato al legale per impugnare la nota.

Nota n. 62638 del 27 apr 2016. Applicabilità al personale regionale dei permessi retribuiti ai sensi dell’art. 4 della l.r. 8 marzo 2000, n. 53 – nota di coordinamento


Quello che temevo è già accaduto.

In base alla sopra citata nota (che vale, comunque, anche per la dirigenza), il dirigente di un ufficio periferico ha “consigliato” ad un dipendente del comparto non dirigenziale che ha subito la perdita del padre, di mettersi in ferie per il giorno della scomparsa del congiunto e per il giorno del funerale dal momento che il dipendente in questione aveva già usufruito dei 3 giorni di permesso retribuito previsto dall’art. 47.

Facendo i dovuti scongiuri e auspicando che tutti noi e i nostri congiunti possiamo godere di ottima salute il più a lungo possibile, consiglio a quanti dovessero trovarsi in questa situazione di presentare richiesta scritta di permesso retribuito per lutto, facendosi rigettare, eventualmente, l’istanza con provvedimento motivato. Con il provvedimento di diniego potete contattare la segreteria Cobas/Codir per impugnarlo. L’impugnativa del singolo atto avrà, certamente un iter più veloce rispetto all’impugnativa della circolare da parte sindacale già, peraltro, avviata.

Si ricorda che la corrispondenza non può essere rifiutata o subordinata a valutazioni discrezionali del dipendente o dello stesso dirigente ma va registrata al protocollo.

Approfondimento

Pubblicata nella Gurs n. 22 del 24 maggio 2016 la cd. Legge stralcio

Legge stralcioPubblicata nella Gurs n. 22 del 24 maggio 2016 la LEGGE 17 maggio 2016, n. 8. Disposizioni per favorire l’economia. Norme in materia di personale. Disposizioni varie. cd. Legge stralcio.

Il testo, nato per accogliere le norme che non avevano trovato posto o erano state bocciate durante l’esame della legge di Stabilità, ha finito per assorbire anche disposizioni di natura diversa.

Importante l’art. 7 che prevede Prestiti in favore del personale regionale in quiescenza e in servizio.

Non arrivano i 500 mln da Roma. I comuni sull’orlo del dissesto. Precari a rischio

Manifestazione Palermo
Manifestazione Palermo

La Regione ha allargato le braccia. E ha sostanzialmente detto ai Comuni: “Vi dovevamo 340 milioni? Al momento possiamo darvi meno di un terzo di quella somma”. “Al momento possiamo trasferire solo 105 milioni”.

 I Comuni, in queste condizioni, non sono in grado di chiudere i bilanci.

Insieme alla mancanza dei soldi, ecco l’altra “bomba a orologeria” che è già scattata nei Comuni siciliani: è quella degli oltre 15 mila precari che ad oggi non hanno alcuna certezza sulla loro stabilizzazione. E che rischiano di trovarsi in mezzo a una strada già alla fine di quest’anno. Anche per questo, centinaia di loro, domani, si ritroveranno di fronte al Teatro Politeama per una marcia di protesta.

Vecchi, sfiduciati e malpagati. Ecco il ritratto dei dipendenti pubblici in Italia

Impiegati pubblici ‘vecchi’ – l’età media è 50 anni -, sfiduciati, ma “economici”.

I dipendenti pubblici costano sette miliardi in meno dell’anno scorso, 120 miliardi meno che in Francia e 75 miliardi meno che nel Regno Unito. E’ la fotografia dei dipendenti pubblici italiani, messi a confronto con i colleghi francesi e britannici, scattata dalla ricerca presentata in occasione della ventisettesima edizione del Forum della Pubblica amministrazione.

Il raffronto con i dipendenti pubblici francesi e britannici sfata il mito dell’alto costo dei dipendenti pubblici italiani. Mentre in Europa sale la spesa da 115,3 a 130 miliardi di euro, l’Italia è in controtendenza per via del blocco dei contratti e della riduzione del personale.

La ricerca prova anche a sfatare il mito dell‘elevato numero di dipendenti pubblici in Italia: da noi sono il 14,7% degli occupati mentre in Francia sono il 21,9% e in Gran Bretagna sono il 17,7%.

In questo caso non vale il detto: “ce lo chiede l’Europa”.