Libertà e Giustizia scrive al M5S. “Rischio dittature personali, disinnescate l’Italicum”

Repubblica del 23 giugno 2016. Disinnescare l'Italicum
Repubblica del 23 giugno 2016

Care amiche e cari amici del Movimento 5 Stelle, lo straordinario risultato del voto amministrativo attribuisce al vostro Movimento una grande responsabilità: dare un contributo decisivo alla principale battaglia democratica che aspetta il Paese, cioè il referendum costituzionale del prossimo ottobre.

Sappiamo bene che la posizione del Movimento è un netto No al metodo e al merito di questo stravolgimento dei meccanismi della nostra democrazia: ma crediamo che in questi giorni sia necessaria una mobilitazione straordinaria, nelle piazze e sulla rete, per raccogliere le firme che servono a configurare il referendum come un’ opposizione popolare ad una revisione costituzionale divisiva e imposta da un parlamento delegittimato. Subito dopo, e da qui fino ad ottobre, è ancora più necessario che nel discorso pubblico, e in particolare nella comunicazione televisiva (a partire da quella trasmessa da ciò che vorremmo ancora chiamare ‘servizio pubblico’), le ragioni del No abbiano lo stesso spazio degli argomenti del governo: e in questo il ruolo del Movimento appare cruciale.

Perché il renzismo sta sulle palle a tutti

Il Fatto Quotidiano del 22 giugno 2016. Perchè il renzismo sta sulle palle a tutti
Il Fatto Quotidiano del 22 giugno 2016

C’è un dato che Renzi ignora e che si sente palpabile nel Paese, una specie di Questione Umorale: Renzi, il renzismo, la renzitudine e la renzità stanno sulle palle a una larga fetta della popolazione, per vari motivi. Il primo è, diciamo così, la sindrome di Silvio. Il sole in tasca, il “va tutto bene”, le fregnacce dell’Italia che riparte, la vecchia barzelletta made in Arcore che se dici che tutto procede per il meglio poi tutto procederà per il meglio. Dire queste cose mentre moltissimi vivono di voucher, pagano esami sanitari che prima erano gratuiti o vengono chiamati – da poveri – a rendere la mancia degli 80 euro perché troppo poveri, fa piuttosto incazzare.

Ma questo è solo un lato della Questione Umorale. L’altro lato è, se possibile, ancora più irritante. È quel chiacchiericcio di gerarchi e gerarchetti del renzismo scatenati nei media e nei social network, quelli che, nel farsi portavoce del capo, brillano per eccesso di zelo. Quelli che dicono “ciaone”, quelli che twittano che con Fassino a Torino arriveranno i Radiohead e invece con l’Appendino solo tristezza e strade deserte alla sera.

Quelli che chiamano l’avversario #classedirigentemaddeché, o che sputano fiele su quello che era (un tempo) parte del loro elettorato. Quelli che irridono, che resuscitano in versione toscana quella spavalderia arrogante che fu la cifra del primo craxismo milanese. In soldoni, una classe politica di “nuovi e giovani” che nel vecchio Pci avrebbe a stento pulito i vetri della sezione, e oggi invece va in giro ostentando il cappello con le piume da statista.