In Sicilia arrivano i caselli: tutte le autostrade diventano a pagamento.

GdS del 12 agosto 2016 - Autostrade a pagamento
Giornale di Sicilia del 12 agosto 2016. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Prepariamoci a questo ulteriore salasso che sarà una tassa aggiuntiva a quelle locali (comunali e regionali) già altissime a causa del dissesto.

In Sicilia arriveranno i caselli di pedaggio e tutte le autostrade diventeranno a pagamento. A rivelare questo scenario è stato il Giornale di Sicilia, che parla di un piano già approvato dalla giunta regionale in via definitiva ma senza tanto clamore.

Le future tratte a pagamento

Fino ad oggi in Sicilia il pedaggio si pagava soltanto sulle tratte Messina-Catania, Palermo-Messina e Sicurasa-Gela. Nel prossimo futuro invece bisognerà pagare il pedaggio per percorrere tutte le autostrade dell’Isola, comprese la Palermo-Trapani e la Palermo Catania.

Intervista a Baccei. La Sicilia è in crescita

GdS del 12 agosto 2016 - Sicilia in crescita
Giornale di Sicilia del 12 agosto 2016. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Intervista all’Assessore all’Economia Alessandro Baccei: «In sicilia la crescita non è casuale Stiamo spendendo i fondi europei».

Io, al momento, vedo in crescita solo i debiti delle famiglie e, ammesso e non concesso che vi sia un minimo di ripresa, tentano di togliercela con l’introduzione dell’ulteriore tassa dei pedaggi autostradali.

Trova le differenze (tra la satira e la malafede)

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Immagine tratta da twitter

Pungente articolo di Silvia Truzzi sul Fatto Quotidiano in cui invita a confrontare la vignetta dell’indignazione con una foto del ministro Boschi. Come è piuttosto agevole verificare – scrive la Truzzi – l’immagine disegnata da Mannelli è una riproduzione fedele del ministro. E invita a riflettere sulla “DIFFERENZA TRA SATIRA E MALAFEDE”

Tutti i parlamentari sdegnati (tra cui la terza carica dello Stato) e gli infervorati commentatori forse avrebbero fatto meglio a scandalizzarsi meno della banalità e molto di più della violazione sistematica e costante dell’art. 138 della Costituzione.

Sostenere che “chi dice di votare no al referendum non rispetta il lavoro del Parlamento” significa ignorare l’articolo 138 della Costituzione, che stabilisce la possibilità di esprimersi sul lavoro del Parlamento, quando una legge di revisione costituzionale non sia stata approvata con la maggioranza dei due terzi. I costituenti l’hanno prevista proprio come strumento di garanzia.