Le norme sui regionali in finanziaria …… con le elezioni alle porte

Giornale di Sicilia del 6 aprile 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Tra gli emendamenti proposti uno prevede «promozioni di massa» dei funzionari regionali, un altro concorsi aperti a tutti alla Regione che però secondo i sindacati penalizzerebbero almeno 800 dirigenti in servizio. La denuncia è del sindacato Dirsi per il quale la proposta di Luca Sammartino andrebbe a unificare la prima e la seconda fascia della dirigenza facendo transitare dentro 450 dirigenti «che hanno ricoperto incarichi almeno di strutture intermedie, aree e servizi, al 31 dicembre 2016». Secondo il sindacato Dirsi, però, in questo modo «verrebbero escluse 800 unità che hanno guidato unità operative e costituiscono in buona parte la quota della dirigenza anagraficamente più giovane e quindi capace di dare migliori e validi contributi all’azione dell’amministrazione». Silvana Balletta del Dirsi segnala poi «la totale e assurda assenza di criteri prefissati per la definizione della graduatoria prevista la cui redazione sarebbe affidata al dipartimento della Funzione pubblica» e spiega che «eventuali posti non occupati sarebbero ricoperti tramite concorsi aperti all’esterno». Il Dirsi critica pure un’altra norma ritenuta incostituzionale, che prevede, se approvata, la promozione dei funzionari direttivi a dirigenti con una semplice selezione interna nel caso in cui non vengano trovati dirigenti per guidare un ufficio. Le norme in serata sono state accantonate. Le altre norme Via libera a 6 milioni per gli ex sportellisti che saranno utilizzati al Ciapi di Priolo tramite selezioni che valorizzeranno la professionalità acquisita da questi lavoratori.

Ho l’impressione che queste norme scontentino più persone di quanto, invece, se ne vorrebbero accontentare (per fini elettorali). Operatori, collaboratori, istruttori oltre, ovviamente, alla maggior parte dei funzionari che non passerebbero a dirigenti e ai dirigenti retrocessi a funzionari (sempre che le norme superino il vaglio di costituzionalità da parte del Consiglio dei Ministri).

In Italia le tasse divorano mezzo stipendio. La pressione fiscale è 10 punti in più rispetto agli altri paesi UE

Il Giornale del 6 aprile 2017, Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

Metà dei lavoratori dipendenti italiani finisce in tasse e contributi, il cosiddetto “cuneo fiscale”. Un livello che “eccede di ben 10 punti rispetto alla media U E .” È tornato a denunciarlo il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, nel rapporto sulla finanza pubblica 2017. Secondo i magistrati contabili, la pressione fiscale è ancora troppo alta: “Un’esposizione tributaria tanto marcata non permette di disincentivare il sommerso e l’evasione”.

Se infatti i dipendenti si vedono arrivare in busta paga poco più della metà di quanto versa il datore di lavoro, meglio non va agli imprenditori. Il «total tax rate» che grava su un’impresa di medie dimensioni ammonta – tra oneri societari, contributivi, per tasse e imposte indirette – al 64,8% e, in questo caso, «eccede di quasi 25 punti l’onere per l’omologo imprenditore dell’area Ue».