Bocciata in commissione la fusione tra Cas e Anas con l’introduzione dei pedaggi. Ma Pistorio e tutto il governo regionale vanno avanti. Se non sarà l’Ars ad approvare la norma, interverrà il governo nazionale

La Sicilia del 7 aprile 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Se non sarà l’Ars ad approvare la norma sulla fusione Anas-Cas, lo farà il governo nazionale. Il ministro delle Infrastrutture Graziano Deirio ne avrebbe già parlato con il premier Paolo Gentiloni. L’operazione, peraltro, è condivisa dal presidente dell’Anas, Gianni Armani.

A rivelarlo è l’assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Giovanni Pistorio, che non ha nascosto la sua amarezza per la bocciatura della norma in commissione Bilancio. Pistorio ha aggiunto, anche, che i pedaggi autostradali non saranno introdotti per fare profitto ma solo, eventualmente, per nuovi investimenti.


Come se questa ulteriore tassa introdotta per spremere ulteriormente i siciliani abbia un peso diverso per le loro tasche se verrà destinata agli investimenti e non al profitto. Sono sicuro che i siciliani non avvertiranno la differenza.

Assalto alla finanziaria. In commissione è passato praticamente di tutto e di più

Giornale di Sicilia del 7 aprile 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Tutele per i lavoratori della formazione, promozioni dei dirigenti regionali, nuove opportunità di lavoro per i laureati in scienze motorie. E poi contributi a enti regionali, dai consorzi di bonifica ai teatri passando per Esa, Irsap ed Ersu.

Centinaia gli articoli della manovra approvati nella notte. Dovranno adesso superare il vaglio del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, il voto dell’Aula e infine l’esame di Roma su eventuali problemi di incostituzionalità.

Norme sui regionali

Passano poi le norme sulla dirigenza. Una prevede che la prima e la seconda fascia vengano unificate e vi accedano solo 450 dirigenti. «Così ci avviciniamo alla normativa nazionale e valorizziamo i dirigenti» dice il deputato del Pd, Luca Sammartino. Ma secondo il sindacato Dirsi in realtà i 450 dirigenti sarebbero scelti in base a criteri che ne escluderebbero altri 800, «i più giovani e motivati». La norma consentirebbe anche di sbloccare concorsi all’esterno. Un altro articolo prevede invece la promozione dei funzionari direttivi a dirigenti senza concorso, nel caso di bisogno. «Ma è incostituzionale» attacca ancora il Dirsi.