Battuto ogni record. In questa legislatura oltre 500 i cambi di casacca

Libero del 22 giugno 2017

Dicono che solo i fessi non cambino mai idea. E allora possiamo stare sicuri: i nostri politici hanno un Qi superiore alla media. In queste ore il Parlamento festeggia un curioso primato. Dall’inizio della legislatura, primavera 2013, sono stati cinquecento i cambi di Gruppo parlamentare. Bisogna festeggiare o vergognarsi? Boh, giudicate voi. La Costituzione, all’articolo 67, stabilisce un principio fondamentale. Che deputati e senatori esercitano il loro ufficio senza vincolo di mandato. Ciò significa che, pur essendo eletti con un partito, la Carta fondamentale (e dunque anche la legge ordinaria) non vieta loro di cambiare partito in corso di legislatura.

Tra l’altro, questo era uno dei pochi punti a non essere toccato dalla psudo riforma della costituzione proposta da Renzi & co.

In cinque anni 800mila via dall’Italia

Il Manifesto del 22 giugno 2017

Un esercito di 509 mila italiani si è cancellato dall’anagrafe per trasferirsi all’estero per motivi di lavoro nel periodo 2008-2016. È quanto risulta dal rapporto «Il lavoro dove c’è» dell’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, presentato ieri a Roma. Ma non basta, perché a questo numero – già alto – si devono aggiungere quasi 300 mila stranieri che, non trovando più opportunità di inserimento nel mercato italiano, hanno scelto di riprendere la strada di casa.

La prima meta degli italiani expat è stata la Germania, dove nel solo 2015 in 20 mila hanno trasferito la residenza; al secondo posto, «in forte crescita», c’è la Gran Bretagna (19 mila) e, in terza posizione, la Francia (oltre 12 mila). La «fuga» occupazionale di chi è nato nella Penisola, si legge nel dossier dei Consulenti del lavoro, ha subito un significativo incremento a partire dal 2012, anno in cui il totale di chi aveva fatto le valigie era già al livello di 236.160 persone: cifra salita a 318.255 nel 2013 e a 407.114 nel 2014, per poi superare il mezzo milione nel 2015.

“Ius ma non soli”: di Marco Travaglio

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Vediamo se in Italia si può ancora discutere una legge senza finire condannati dal tribunale del pensiero unico e arrostiti sul rogo delle nuove streghe razziste, leghiste, lepeniste e trumpiste. Parliamo del cosiddetto ius soli-ius culturae, per usare il latinorum degli autori e fautori della legge approvata due anni fa alla Camera e ora in discussione al Senato – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 22 giugno 2017, dal titolo “Ius ma non soli”.