I romeni in piazza da 13 giorni. Noi aspettiamo sempre che in piazza scendano gli altri

Il Fatto Quotidiano del 14 febbraio 2017. Per scaricare l’articolo dal sito dell’Ars, clicca sopra l’immagine

Da 13 giorni i romeni manifestano contro il governo che voleva salvare i corrotti con una legge sulla depenalizzazione dell’abuso d’ufficio e di altri reati. Stanno in piedi al gelo, ogni sera, in piazza della Vittoria, Bucarest, chiedendo le dimissioni del governo ed elezioni anticipate nonostante il governo abbia ritirato la legge. In Romania sono centinaia i politici, ministri, funzionari, imprenditori sotto inchiesta per reati di corruzione.

Noi italiani che magari guardiamo con superbia e pregiudizio il popolo romeno, con Berlusconi (solo per restare agli ultimi governi) abbiamo accettato supinamente, senza protestare  che il parlamento votasse che Ruby era la nipote di Mubarak, abbiamo accettato il lodo Schifani e il lodo Alfano. Con Renzi abbiamo accettato i decreti salvabanche, a cominciare da banca Etruria per finire con MPS, lo smantellamento dell’art. 18 e la precarizzazione del lavoro con l’approvazione del jobs act e l’utilizzo sfrenato dei voucher. Senza contare tutti i parlamentari indagati o condannati anche in primo grado che occupano i seggi in parlamento o all’Ars.

Il ragionamento non cambia per i dipendenti regionali a cui è stato tagliato tutto ciò che si poteva tagliare e anche di più. I dipendenti regionali ora sono costretti a rincorrere sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista economico i dipendenti pubblici di altri comparti, ma, di scendere in piazza manco a parlarne. Ciascuno di noi si cerca una sua giustificazione del tipo: se si parla di sciopero, un giorno di sciopero è poco; due giorni sono troppi. Se si parla di protesta pomeridiana il popolo regionale si divide tra chi deve badare ai figli perché separato, chi deve assistere il genitore ammalato perché manca il badante, chi ha l’appuntamento dal dentista, chi dal dietologo, etc. e per farci un alibi che ci faccia sentire a posto con la nostra coscienza, diciamo (mentendo a noi stessi) che la colpa è TUTTA dei sindacati, che hanno sicuramente le loro colpe ma che, senza il supporto della base, hanno le armi spuntate.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir