Nell’ultima bozza del DDL stabilità ennesima modifica al sistema di calcolo del trattamento pensionistico

  • PensioneA decorrere dal 1° gennaio 2019, le modalità di calcolo dei trattamenti di quiescenza del personale regionale in servizio, destinatario delle disposizioni di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 10 della legge regionale 9 maggio 1986, n. 21, sono disciplinate dalle norme statali in materia, avuto riguardo al trattamento economico complessivo lordo annualmente corrisposto agli interessati. Resta ferma la competenza diretta della Regione per l’amministrazione dei relativi trattamenti.
  • In armonia con i principi e le finalità dell’articolo 2 del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, i dipendenti dell’Amministrazione regionale che, sino al 31 dicembre 2018, risultano in possesso dei requisiti per l’accesso al trattamento pensionistico in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, sono collocati, a domanda,in quiescenza e conseguono il diritto al trattamento pensionistico.
  • Per il personale di cui al comma 1 dell’art. 20 della legge regionale 29 dicembre 2003, n. 21, collocato in quiescenza dalla data di entrata in vigore della presente legge al 31 dicembre 2018, la quota del trattamento pensionistico, calcolata con il sistema retributivo secondo la legge regionale 23 febbraio 1962, n. 2, viene ridotta della misura percentuale del 15%.

Bozza DDL stabilità aggiornata al 24 febbraio

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

3 Risposte a “Nell’ultima bozza del DDL stabilità ennesima modifica al sistema di calcolo del trattamento pensionistico”

  1. Giorgio, parte bene Ma poi si affloscia, anche il 10 per cento in meno sono in media 200 euro al mese ma perche’ questa punizione dopo 40 anni di servizio mentre i politici con condanna passata in giudicato oltre la Pensione dopo 5 anni di presenza con il calcolo retributivo, su 15.000 euro al mese prendono anche il vitalizio. E li dobbiamo mantenere noi, perche’ .

  2. ma perchè in tutti i posti del mondo gli esodi del personale sono incentivati compresi PIP, ASU,Comunali, bancari, postali, ferrovieri ecc…ecc… e gli impiegati che hanno avuto solo il torto di vincere un concorso alla Regione Siciliana no..??? Ricordo a tutti che già adesso nessun “Regionale” andrà via con l’ultimo stipendio ma nel migliore dei casi con il calcolo misto e nessuno avrà il 100% dell’ultimo stipendio perchè contano gli anni di servizio effettivamente prestati (pochi fortunati, 20 %, raggiungeranno a 70 anni i 40 di servizio). Ad oggi l’età media dei dipendenti è di 57/60 anno con un max di 25/30 di servizio che già comporterà al momento della pensione una decurtazione del 20/30 % in meno. Come si può pensare di aggiungere una ulteriore decurtazione del 10/15 % …??? Pensione futura dei ricchissimi regionali (dipendenti comparto,dal 1° al 7°livello anche laureati, non dirigenti e non personale ARS) : ultima busta paga funzionario € 1.500/1.700 – 30% (25 anni di servizio, ultimi concorsi 1990) = € 1.150/1.300 al mese di pensione – 15% proposto dagli scienziati = € 950/ 1.150 al mese (pensioni sociali € 500 e sussidi PIP € 800 ecc..) Questo non lo scrive il Giornale di “Sicilia”. Grazie a tutti x avervi dedicato una vita di lavoro nel bene e nel male, fanno bene i nostri figli a scappar via, non è un paese x vecchi ma manco x giovani, che tristezza sich :-((

  3. Non si capisce come un ragazzino non ancora cinquantenne, probabilmente baby pensionato, sbarcato in Sicilia per integrare con una lauto compenso a carico del bilancio della Regione le sue misere entrate mensili, abbia il coraggio di proporre sacrifici solo per i dipendenti senza intaccare i costi della politica ed i privilegi della casta.

    Nell’ennesima bozza di riforma presentata nell’arco di un settimana (non ricordo se la 4 o la 5 perchè ho perso il conto) l’ultima versione di modifica del calcolo della pensione per i dipendenti di cui al comma 1 dell’art.20 della LR 21/2003 è sicuramente migliore rispetto a quelle precedenti pur prevedendo anch’essa un taglio.

    Probabilmente gli scienziati estensori del testo della riforma, resisi conto della impossibilità di applicazione dei tagli proposti nelle versioni precedenti, hanno scelto una strada più semplice per applicare un taglio alle pensioni.

    Tale taglio del 15% della quota del trattamento pensionistico calcolato ai sensi della L.R. 2/62 risulta essere sicuramente migliorativo rispetto a quelli propinati precedentemente pur risultando anch’esso pesante in quanto incide sulla quota maggiore del trattamento pensionistico (nel mio caso specifico su 24 anni).

    Nello Stato sia la riforma Dini del 1995 che la Fornero del 2011 non hanno mai modificato retroattivamente i diritti acquisiti dai lavoratori applicando i nuovi sistemi di calcolo pro rata (cioè solo sulle quote di pensione a partire dalla data di entrata in vigore delle riforme stesse).

    La riforma del sistema pensionistico era già stata fatta dalla Regione Siciliana con la L.R. 21 del 29/12/2003 ed oggi la si vorrebbe modificare retroattivamente.

    Pur non di meno, se per dare il buon esempio e diventare i Paladini Salvatori della Regione, dobbiamo assumerci tale onere, ritengo che tale percentuale dovrebbe essere almeno ridotta al 10% e il calcolo misto con la citata riduzione debba essere mantenuto anche a quelle poche centinaia di dipendenti (cd. ex LR 21/86) che non dovessero rientrare nella finestra dei prepensionamenti ad oggi fissata al 2018.

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