Salta la riforma brunetta? Non è tutto oro quello che luccica.

Nei giorni scorsi i giornali hanno dato ampio risalto al protocollo firmato tra Governo e sindacati che ridimensionerebbe la «riforma Brunetta» cancellando le tre fasce di merito (25-50-25) prima ancora della loro entrata in azione e restituendo un ruolo attivo ai sindacati.

Non sono mancate le critiche che hanno parlato di affossamento della “brunetta”, di “controriforma” etc..

Ma, ad un attento esame, le cose non stanno esattamente così.

Il protocollo presentato dai sindacati come una vittoria (dal momento che si sarebbero riappropriati del ruolo concertativo che gli era stato sottratto dalla riforma Brunetta), rischia in effetti, di essere la classica vittoria di Pirro .

La realtà è che i sindacati firmatari diventano cogestori dei tagli alla spesa pubblica, della messa in esubero-mobilità-licenziamento dei lavoratori attraverso “ un coinvolgimento … nei processi di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni (ad esempio spending review)” ed attraverso “il coinvolgimento in tutte le fasi dei processi di mobilità collettiva …”.

È il via libera alle politiche del Governo da attuare attraverso una cogestione necessaria ad arginare il conflitto.

Questo è il ruolo di cui si sono riappropriati!

Ma andiamo all’accordo.

I contenuti del protocollo d’intesa siglato il 4 maggio sono destinati a confluire in un disegno di legge che dovrebbe collegare il pubblico impiego alla riforma del lavoro curata dal ministro Elsa Fornero e alla spending review su cui sta lavorando Enrico Bondi.

Ecco i punti chiave della bozza di riforma.

Più flessibilità in uscita anche per gli statali, ma il come lo si deciderà al tavolo contrattuale, licenziamenti disciplinari tipizzati, per sottrarli alla discrezionalità del giudice, meno forme atipiche di lavoro in ingresso, tavoli di confronto tra amministrazione e sindacati per realizzare la spending review. E poi la riforma Brunetta: si ripristinano relazioni sindacali piene sul luogo di lavoro e soprattutto si cancellano di fatto le tre fasce di merito per gli aumenti di produttività, uno dei cavalli di battaglia dell’ex ministro della funzione pubblica (Scarica il testo dell’accordo).

L’obiettivo di Patroni Griffi, una volta avuto l’assenso anche di regioni e autonomie locali, è di portare al consiglio dei ministri della prossima settimana un disegno di legge delega di riforma complessiva del settore pubblico.

Grande soddisfazione è stata espressa dalle organizzazioni sindacali firmatarie che rilevano come l’accordo restituisca un ruolo attivo alle parti sociali.

Soddisfazione è stata espressa anche dal Ministro della Funzione Pubblica  Filippo Patroni Griffi, pronto a presentare il testo del disegno di legge in Consiglio dei ministri. Un provvedimento sul quale, prima ancora di aver visto la luce, sono però piovute critiche pesanti, come quella di affossamento della riforma Brunetta.

Secondo il Ministro, infatti, il nuovo accordo punta a estendere la riforma Brunetta, a renderla più agevole e applicabile, dopo tre anni dalla sua introduzione.

L’articolo 19 della riforma Brunetta, infatti, quello riferito alle tre fasce di merito, ha attualmente efficacia solo per circa 280mila dipendenti su 3,3 milioni. Sono esclusi i dipendenti del ministero dell’Economia, delle Agenzie fiscali, della Presidenza del Consiglio dei ministri, i ricercatori e i tecnologi degli enti di ricerca e tutti i dipendenti del settore scuola.

Nella legge sarà individuato un sistema di valutazione che terrà conto della perfomance organizzativa come strumento per la valutazione delle figure dirigenziali e della perfomance individuale come valutazione e conseguente incentivazione all’interno di un ufficio.

È previsto il coinvolgimento dei sindacati per la gestione di mobilità ed esuberi.

La prima fase, quella dell’individuazione dell’esubero in relazione alle esigenze funzionali o alla situazione finanziaria, è interamente sotto la responsabilità del dirigente. L’individuazione dei soggetti da mettere in mobilità invece, come avviene nel privato, deve essere fatta definendo i criteri di scelta e per questo vanno coinvolti i sindacati.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir