Prepensionamenti. Stracciata l’intesa Aran-sindacati sulla possibilità di revocare la domanda

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Il 13 e il 14 luglio c’è stata una immotivata (visto che la legge approvata il 9 luglio, ancorchè non ancora pubblicata in gazzetta, ha prorogato il termine a 180 giorni) corsa alla presentazione delle istanze di prepensionamento

Intanto, però, è da rifare l’accordo sulla possibilità di revocare la domanda di prepensionamento.

La giunta Crocetta, infatti, ha stracciato l’accordo che Aran e sindacati avevano concluso quasi un mese fa per dare, a chi sceglierà di lasciare anticipatamente gli uffici, la possibilità di ripensarci. Il governo ha dettato nuove direttive, che l’Aran e i rappresentanti di categoria dovranno tradurre in un nuovo accordo entro due mesi.

Resta un mistero il fatto che la revocabilità delle istanze non sia stata inserita nella legge (così come richiesto dal Cobas/Codir che non ha partecipato alla trattativa ritenendola inconcludente) approvata il 9 luglio, che ha corretto, dietro suggerimento di Roma, alcune parti della finanziaria, così come resta misteriosa l’ultima frase della delibera di Giunta prot. n. 177 del 3 luglio 2015 che, nel conferire mandato all’assessore alla funzione pubblica di impartire una nuova direttiva all’Aran prevede che: “… la possibilità di revoca può essere contemplata una sola volta e che la stessa deve essere compatibile deve essere compatibile con la programmazione delle norme finanziarie e di bilancio della regione”.

Il governo nazionale pronto a impugnare la finanziaria. Nel mirino anche la norma ha introdotto i prepensionamenti estendendoli fino al 2020

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Cinque pagine fitte di note critiche e richieste di chiarimenti. Il governo nazionale si muove per impugnare la Finanziaria e il bilancio con una lettera inviata nei giorni scorsi dalla Ragioneria generale dello Stato alla Regione e all’Ars.

Nella lettera la Ragioneria generale dello Stato chiede chiarimenti su tutta l’impalcatura della manovra messa a punto dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei.

Tra le norme che potrebbero essere impugnate c’è quella che ha introdotto i prepensionamenti estendendoli fino al 2020: una data che si discosta da quella prevista a livello nazionale.

Dubbi pure sulla possibilità di assumere per sostituire i prepensionati. E non a caso su queste ultime due norme il governo regionale ha già approvato in giunta altrettante correzioni che sono state subito spedite all’Ars per l’approvazione.

Prepensionamenti. Depositato ieri il testo correttivo all’Ars. Chi sceglierà la via del prepensionamento avrà il Tfr con alcuni anni di ritardo. Si parla già di flop

Tfr in ritardo a chi sceglie il prepensionamento
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Chi sceglierà la via del prepensionamento avrà il Tfr con alcuni anni di ritardo. Viene limitato al minimo il turn over e si annulla così la possibilità di fare concorsi per entrare alla Regione. Ecco le norme principali del maxi emendamento con cui la giunta Crocetta sta provando a correggere la Finanziaria approvata poco più di un mese fa. Anche per evitare che lo Stato la impugni: sono già state segnalate da Roma norme che non passerebbero l’esame.

Il testo è stato depositato all’Ars ieri. Era nato per allungare i termini entro cui è possibile presentare la domanda di prepensionamento: dai 60 giorni che scadrebbero il 15 luglio si intendeva passare a 120 giorni ma ora si è scelto di prolungare fino a 180 giorni. Il nuovo termine scadrà quindi il 15 novembre.

BlogSicilia già parla di norma flop.

Nella migliore delle ipotesi chi andrà in pre pensionamento dovrà aspettare 5 anni per avere la propria ‘buonuscita’. Un disincentivo forte visto che una delle grandi attese dei pensionandi è proprio l’incasso del Tfr, una somma consistente per molti.

Il prepensionamento è solo su base volontaria (e non potrebbe essere diverso se non si sono raggiunti limiti di età). Allora perché un dipendente dovrebbe andare in pensione anticipatamente perdendo soldi ogni mese, non incassando il Tfr e vivendo comunque una penalizzazione?

Finanziaria, prepensionamenti e rischio esodati. C’è chi ancora dubita. Ecco alcuni chiarimenti

Commento SansoneLa lettura dei commenti (uno in particolare) a questo articolo del GdS online dal titoloGoverno-sindacati, muro contro muro. Niente intesa sui prepensionamentimi ha convinto a scrivere questo post per chiarire alcuni aspetti della questione di cui si parla da alcuni giorni: la possibilità di revoca della domanda di prepensionamento, per evitare che si possano creare nuovi esodati, e cioè che una eventuale impugnativa della finanziaria da parte di Roma o (ipotesi un po’ più remota ma sempre possibile) una eventuale modifica dei requisiti di accesso alla pensione (tipo la legge Fornero) possa lasciare senza pensione e senza lavoro quei dipendenti regionali che presentano domanda di prepensionamento.

Scrive il commentatore che “i sindacati fanno terrorismo mediatico solo per il proprio tornaconto (…..). Da quanto mi risulta (aspetto eventuale smentita) la domanda è revocabile fino alla cancellazione dai ruoli”.

Vediamo di fare un po’ di chiarezza.

Nel Pubblico Impiego il diritto a pensione è sempre stato strettamente collegato alla cessazione del rapporto di lavoro che, secondo l’art. 76 del CCRL 2002/2005 del comparto non dirigenziale, può avvenire:

  • al compimento del limite di età, ai sensi delle norme di legge in vigore nella Regione Siciliana;
  • per dimissioni del dipendente;
  • per decesso del dipendente;
  • per perdita della cittadinanza, nel rispetto della normativa Comunitaria in materia;
  • per recesso dell’Amministrazione;
  • per risoluzione consensuale.

Stesso ragionamento va fatto ai sensi dell’art. 51 del CCRL 2002/2005 della dirigenza.

Prima della privatizzazione del rapporto di lavoro, l’istituto delle dimissioni volontarie nel pubblico impiego era disciplinato in maniera molto diversa dal settore privato: nell’ambito di quest’ultimo l’unico onere che deve essere rispettato dal dipendente è quello del preavviso che, eventualmente può essere sostituito dalla relativa indennità ex art. 2118 c.c.. Per quanto attiene, invece, al settore pubblico, il dipendente, sebbene potesse abbandonare il servizio in qualsiasi momento, disponeva di un margine di azione molto più vincolato, dal momento che la sua volontà non era di per sé sufficiente a provocare l’estinzione del rapporto: affinché ciò si verificasse era, infatti, necessario che le dimissioni fossero accettate dall’amministrazione, la quale avrebbe potuto anche rifiutarsi di accettarle  o ritardarle: da ciò traspare la “struttura unilaterale ed autoritativa” dei provvedimenti che regolavano la costituzione e l’evoluzione del rapporto.

Oggi  tali norme sono state superate per effetto delle disposizioni del D.Lgs. 29/93 sulla privatizzazione del rapporto di lavoro  ed a seguito della stipula dei contratti collettivi  a partire dal 1995: anche al rapporto di pubblico impiego si applicano le norme del codice civile, ivi compreso l’art. 2118 c.c..

A seguito della “contrattualizzazione”, il lavoratore pubblico che intenda determinare l’estinzione del rapporto di lavoro non presenta più, come nel regime di diritto pubblico, una “domanda” per l’avvio del procedimento amministrativo culminante nel provvedimento di “accettazione” delle dimissioni, ma manifesta al datore di lavoro la volontà di recesso mediante negozio giuridico unilaterale recettizio (art. 2118 c.c.).

Documentazione a supporto:

Prepensionamenti regionali in Sicilia “Il Governo creerà nuovi esodati”

Sciopero“Il governo e l’Ars devono assumersi la responsabilità delle porcate che hanno fatto ponendo subito rimedio alle loro malefatte con l’approvazione di una legge ad hoc, con la quale sia consentita la revoca delle domande a tutti, mettendo al riparo i pensionandi dal rischio di divenire esodati”. Così i Cobas attaccano frontalmente il governo regionale all’indomani dell’incontro all’Aran, disertato dal sindacato che conta il maggior numero di iscritti tra i dipendenti regionali e chiedono “l’immediato avvio delle stagioni contrattuali”.

Il sindacato inoltre invita i dipendenti interessati al pensionamento anticipato ad aspettare ancora prima di presentare la domanda.

Prepensionamenti, è scontro Roma avverte: via la norma

Prepensionamenti. Scontro con Roma
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Conti a rischio perché senza la modifica Palazzo Chigi non verserebbe i fondi attesi per arrivare a fine anno.

L’assessore all’Economia Alessandro Baccei incontra oggi, per fornire i richiesti chiarimenti, i funzionari ministeriali che contestano la finanziaria regionale nella parte in cui, scavalcando la legge Fornero, incentiva il prepensionamento di alcune migliaia tra di dipendenti pubblici.

Norma di cui Roma chiede la modifica. Infatti, per i “tecnici” della presidenza del Consiglio, le condizioni per il prepensionamento del personale dovrebbero essere uguali per tutti e non solo per chi ne farà richiesta tra il 2017 e il 2020. Inoltre, nell’avviare la fase di riduzione del personale la Regione dovrebbe procedere alla dichiarazione di esubero, indicando in partenza il numero di quanti sono i dipendenti in eccesso.

Prepensionamenti. Il termine per il pagamento della buonuscita decorre dalla data teorica in cui sarebbe stato maturato il diritto a pensione secondo le regole Fornero

PensioneGli statali in esubero che utilizzeranno lo speciale scivolo per il pensionamento anticipato in deroga alla Legge Fornero (ai sensi del decreto legge sulla spending review; articolo 2, comma 11 del Dl 95/2012) dovranno mettere in conto uno slittamento nella percezione dell’indennità di buonuscita di alcuni anni. Per tali lavoratori la legge prevede, infatti, che il pagamento dell’indennità si calcoli non piu’ a partire dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, come accade di regola, ma dalla data teorica in cui sarebbe stato maturato il diritto a pensione secondo le regole Fornero. In pratica l’anticipo dell’età pensionabile riconosciuto a questi lavoratori non potrà determinare un anticipo dell’indennità di buonuscita. Che sarà corrisposta come se questi lavoratori fossero usciti con le norme Fornero.

Questo vale anche per i prepensionamenti introdotti dalla finanziaria regionale.

L’art. 52 della l.r. 7 maggio 2015, n. 9, infatti, al comma 8 stabilisce che: “Il trattamento di fine servizio dei dipendenti collocati anticipatamente in quiescenza ai sensi del presente articolo è corrisposto con le modalità e i tempi previsti dalla normativa statale in caso di pensionamenti anticipati”.

Prepensionamenti, difficoltà nei calcoli. Primo intoppo per i regionali

Prepensionamenti
Giornale di Sicilia del 6 maggio – Per scaricare l’articolo clicca sopra l’immagine

C’è un primo ostacolo nella corsa dei dipendenti regionali al prepensionamento. L’Inps tarda a trasferire al Fondo pensioni della Regione i contributi versati per periodi lavorativi in altri enti, e così agli uffici siciliani è impossibile riconoscere il cosiddetto ricongiungimento e calcolare l’assegno di quiescenza.

A segnalare l’intoppo è stato ieri il dirigente del Fondo pensioni regionale, Rosolino Greco: «Negli ultimi due giorni, dopo l’approvazione della Finanziaria, tanti colleghi sono venuti nei nostri uffici o hanno chiamato per essere aiutati a calcolare la pensione alla luce delle nuove norme. Bisogna capire se conviene o meno andare in prepensionamento. Ma per avere le idee chiare è necessario che l’Inps sblocchi i ricongiungimento trasferendoci le somme relative ad altri periodi lavorativi. Abbiamo chiesto ufficialmente all’Istituto di previdenza nazionale di superare l’impasse ma ancora non abbiamo avuto risposta». Il prepensionamento è stato introdotto dalla Finanziaria appena approvata come escamotage per evitare la tagliola delle riforma delle pensioni regionali: invece di subire un taglio di almeno il 20%, è possibile lasciare gli uffici anticipatamente con una decurtazione del 10%. Occorre però avere i contributi e l’età prevista dalle norme in vigore prima della riforma Fornero. E qui sta la difficoltà segnalata da Greco.

Circolare Madia 4/14. Prepensionamenti Pa: necessaria una situazione di soprannumero o di eccedenza

Vi ripropongo un paio di articoli esattamente di 1 anno fa, che, probabilmente, saranno sfuggiti ai più.

In questo caso il prepensionamento non prevede penalizzazioni.

Prepensionamenti Pa obbligati - necessaria una situazione di soprannumero o di eccedenza
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Il prepensionamento è consentito solo nei casi di dichiarazione di soprannumerarietà o di eccedenza e non può mai essere utilizzato come strumento per scansare i nuovi requisiti della pensione di vecchiaia o anticipata, dettati dalla riforma Monti-Fornero di fine 2011. È questa la considerazione principale contenuta nella circolare 4/2014 della Funzione pubblica, che estende a tutte le pubbliche amministrazioni, regioni ed enti locali compresi, la possibilità di collocare in pensione chi è in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi validi ante riforma Fornero o che li possono conseguire in tempo utile per perfezionare il requisito entro il 31 dicembre 2016.

Circolare Funzione pubblica. Prepensionamenti Pa obbligati: necessaria una situazione di soprannumero o di eccedenza


 

Statali, via a 20 mila prepensionamenti. Ma per ora no assunzioni
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La Funzione pubblica ha rilanciato ieri la diffusione della circolare 4/2014 sui “prepensionamenti” nelle Pubbliche amministrazioni interessate da eccedenze di personale. Nella circolare (si veda l’articolo del 30 aprile su questo sito) si estende a tutte le pubbliche amministrazioni, regioni ed enti locali compresi, la possibilità di collocare in pensione chi è in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi validi ante riforma Fornero o che li possono conseguire in tempo utile per perfezionare il requisito entro il 31 dicembre 2016. Il prepensionamento, spiegano però le istruzioni della Funzione pubblica, è consentito solo nei casi di dichiarazione di soprannumerarietà o di eccedenza e non può mai essere utilizzato come strumento per scansare i nuovi requisiti della pensione di vecchiaia o anticipata, dettati dalla riforma Monti Fornero di fine 2011.

Prepensionamenti al via nella pubblica amministrazione