Dice Fraschilla nel suo articolo: “La proposta del governatore è quella di calcolare l’assegno con il metodo retributivo anche per gli anni di servizio che vanno dal 1996 al 2004, recuperando il gap con gli statali.
Per i sindacati la norma è incostituzionale perché retroattiva.
Secondo i calcoli del fondo pensione, se un regionale va oggi in pensione con la norma Dini, perde dai 400 ai 500 euro al mese.
Diverso il discorso per i dirigenti, che prenderebbero pochi euro. Il motivo? Grazie alle buste paga sempre più pesanti hanno un montante contributivo elevato che mantengono. Si salverebbero dalla scure i volontari che andranno in pensione con la norma pre-Fornero, quindi anche con meno di 65 anni di età, grazie alla finestra che il governatore vorrebbe aprire con una norma della prossima Finanziaria: per loro è previsto un taglio del 10 per cento dell’assegno, comunque inferiore a quello che subirebbero con i parametri statali”.
Un paio di precisazioni:
- una norma che modifica il sistema di calcolo dell’assegno pensionistico con effetto retroattivo è incostituzionale non perché lo dicono i sindacati ma perché lo dice la Corte Costituzionale (Pensioni. Retroattività bocciata dai giudici. Va rispettato il pro rata);
- non è vero che chi andrà in pensione con i requisiti pre fornero avrà solo un taglio del 10% dell’assegno di pensione, dal momento che, per come è formulata la norma, è inclusa la decurtazione del 10% anche della liquidazione. Inoltre è prevista dal momento dell’entrata in vigore della legge (e quindi applicabile anche a coloro che andranno in pensione con i requisiti pre fornero) l’integrazione della contingenza nello stipendio i cui effetti sono illustrati in questo articolo.
- non è vero che tutti i dirigenti sarebbero favoriti dal sistema di calcolo contributivo, ma solo coloro che hanno una parte variabile consistente (dirigenti di aree, servizi, dirigenti generali) o incarichi extra.