Allarme della Cgia di Mostre. Quasi la metà dei meridionali è in difficoltà economica. Uno su due a rischio povertà

Il Giornale del 25 giugno 2017

In Sicilia, ma in tutto il Meridione, quasi una persona su due è rischio povertà ed esclusione sociale. Il filo di un burrone su cui nel Settentrione camminano meno di due persone su dieci. In Campania ha un lavoro il 41% dei cittadini, a Bolzano quasi il doppio. In Calabria la tempesta economica ha lasciato il 12 per cento di disoccupati in più di nove anni; il Veneto ha attutito il colpo con una variazione contenuta al 3%. La fotografia della Cgia di Mestre è quella di un Paese diviso in due, attraversato da una faglia che trancia il collegamento tra Nord e Sud su Pii prò capite, occupazione, ricchezza e povertà.

È morto Rodotà, il grande giurista innamorato della Costituzione

Il Fatto Quotidiano del 24 giugno 2017

II giurista è morto ieri a 84 anni. È stato uno dei grandi protagonisti della vita civile oltreché politico di primo piano. La camera ardente sarà aperta oggi a Montecitorio. Primo presidente Pds “La verità è che mi hanno sempre considerato un corpo estraneo al partito”.

Nel 2012 gli stessi, sempre i cosiddetti “compagni” – gli voltano le spalle. Piuttosto che un signore innamorato della Costituzione e dei suoi valori s’inventano un Napolitano bis.

Così il dirigente si premia da solo (di MARCO RUFFOLO)

Repubblica del 19 giugno 2017

Non è difficile indovinare i voti assegnati nel nostro Paese a ministeri, enti pubblici, comuni e regioni per i servizi resi ai cittadini, quando a dare quei voti sono i dirigenti di quegli stessi ministeri, enti pubblici, comuni e regioni. Tutti promossi, ovviamente, senza se e senza ma. Basta sfogliare gli ultimi documenti dei cosiddetti “valutatori” per rendersene conto.

Finiscono tutti nello stesso modo, persino con le stesse parole in stretto slang burocratese: “Tutto ciò premesso, l’Oiv valida…”. Oiv è l’acronimo per Organismo indipendente di valutazione. Ma si può esser certi che di indipendente non ha proprio nulla. Ce n’è uno in ogni amministrazione. Li ha introdotti nel 2009 l’ex ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, quando si cominciò a voler dare le pagelle a chi ci amministra, con tanto di premi e penalità a seconda dei risultati raggiunti. E subito ci si ingegnò a escogitare i sistemi per aggirare la legge. Nel nostro Paese, in genere, si fa così: i controllori vengono messi alle dipendenze dei controllati e il gioco è fatto. E’ un classico che abbiamo visto ripetersi infinite volte. Ma in questo caso si è andati oltre: i controllori sono stati scelti tra gli stessi controllati, cioè tra i dirigenti pubblici dell’amministrazione finita sotto esame, o tra esperti esterni compiacenti, spesso privi di qualsiasi requisito professionale. Insomma, una vera e propria autovalutazione.

Battuto ogni record. In questa legislatura oltre 500 i cambi di casacca

Libero del 22 giugno 2017

Dicono che solo i fessi non cambino mai idea. E allora possiamo stare sicuri: i nostri politici hanno un Qi superiore alla media. In queste ore il Parlamento festeggia un curioso primato. Dall’inizio della legislatura, primavera 2013, sono stati cinquecento i cambi di Gruppo parlamentare. Bisogna festeggiare o vergognarsi? Boh, giudicate voi. La Costituzione, all’articolo 67, stabilisce un principio fondamentale. Che deputati e senatori esercitano il loro ufficio senza vincolo di mandato. Ciò significa che, pur essendo eletti con un partito, la Carta fondamentale (e dunque anche la legge ordinaria) non vieta loro di cambiare partito in corso di legislatura.

Tra l’altro, questo era uno dei pochi punti a non essere toccato dalla psudo riforma della costituzione proposta da Renzi & co.

In cinque anni 800mila via dall’Italia

Il Manifesto del 22 giugno 2017

Un esercito di 509 mila italiani si è cancellato dall’anagrafe per trasferirsi all’estero per motivi di lavoro nel periodo 2008-2016. È quanto risulta dal rapporto «Il lavoro dove c’è» dell’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, presentato ieri a Roma. Ma non basta, perché a questo numero – già alto – si devono aggiungere quasi 300 mila stranieri che, non trovando più opportunità di inserimento nel mercato italiano, hanno scelto di riprendere la strada di casa.

La prima meta degli italiani expat è stata la Germania, dove nel solo 2015 in 20 mila hanno trasferito la residenza; al secondo posto, «in forte crescita», c’è la Gran Bretagna (19 mila) e, in terza posizione, la Francia (oltre 12 mila). La «fuga» occupazionale di chi è nato nella Penisola, si legge nel dossier dei Consulenti del lavoro, ha subito un significativo incremento a partire dal 2012, anno in cui il totale di chi aveva fatto le valigie era già al livello di 236.160 persone: cifra salita a 318.255 nel 2013 e a 407.114 nel 2014, per poi superare il mezzo milione nel 2015.

“Ius ma non soli”: di Marco Travaglio

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Vediamo se in Italia si può ancora discutere una legge senza finire condannati dal tribunale del pensiero unico e arrostiti sul rogo delle nuove streghe razziste, leghiste, lepeniste e trumpiste. Parliamo del cosiddetto ius soli-ius culturae, per usare il latinorum degli autori e fautori della legge approvata due anni fa alla Camera e ora in discussione al Senato – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 22 giugno 2017, dal titolo “Ius ma non soli”.

Legge 104. Legittimo lo spostamento se il posto è stato soppresso

ItaliaOggi del 19 giugno 2017

Legittimo il trasferimento del lavoratore se il suo posto di lavoro non c’è più. La soppressione di posti di lavoro, infatti, prova la sussistenza di «esigenze aziendali effettive e urgenti» capaci di superare anche il divieto di cambio di sede previsto per i lavoratori che prestano assistenza a familiari disabili. A stabilirlo è la sentenza n. 12729/2017 con cui la Corte di cassazione ha riletto la norma di tutela prevista all’art. 33, comma 5, della legge n. 104/1992.

ItaliaOggi – Trasferimento a maglie larghe

Nuovo contratto, il piatto piange. Per ora solo 25 euro netti al mese

ItaliaOggi del 13 giugno 2017

Sono 45 euro lordi: 25 euro netti da distribuire tra stipendio tabellare e straordinario. È questo, in media, l’aumento che è stato finanziato dal governo per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego (scuola compresa) fermi ormai dal 2009. Il conto è presto fatto. Gli stanziamenti, che vanno suddivisi tra tutti i lavoratori del pubblico impiego, recano la cifra al lordo, comprensiva dei contributi previdenziali (che gravano per un terzo sull’importo complessivo) e dell’imposizione fiscale (Irpef e altre imposte).

Dunque, per mantenere la promessa di aumentare le retribuzioni di 85 euro (sempre lordi), fatta dal governo ai sindacati con l’intesa del 30 novembre scorso, bisognerà che l’esecutivo trovi fondi per raddoppiare gli stanziamenti.

La situazione non è diversa a livello regionale. Il governo ha stanziato, attualmente, 10 milioni per comparto e dirigenza che garantiscono, pressappoco le stesse cifre degli statali, ovvero aumenti medi di circa 45 euro LORDI.