Finanziaria. Il Mef ha tanti dubbi. Ma Palazzo Chigi non la impugna. Passa anche il riacquisto degli immobili con i soldi del Fondo Pensioni

Il Ministero dell’Economia ha bocciato pesantemente molte di quelle norme. Chiedendo formalmente di fare ricorso di fronte alla Corte costituzionale. Ma il Consiglio dei ministri, riunito ieri, ha deciso di non impugnare l’ultima Finanziaria del governo Crocetta. Lasciando intatti, quindi, anche gli articoli e i commi che per il Mef erano a forte rischio di incostituzionalità a causa, spesso, della mancata copertura finanziaria. E non solo.

Dubbi erano stati esplicitati sull’operazione immobiliare del Fondo pensioni che tra l’altro si traduce in una iscrizione in bilancio di una entrata di 23 milioni di euro “carente del relativo titolo giuridico”.

Baccei smentisce la Corte dei conti «Bilancio della Regione solido e forte»

La Sicilia dell’11 luglio 2017

Dopo la dura requisitoria del procuratore generale d’appello della Corte dei conti, Pino Zingale, che lo scorso 30 giugno negò la parifica del rendiconto generale 2016; ieri, l’arringa difensiva pronunciata a Sala d’Ercole, dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che ha sottolineato, invece, la buona salute dei conti della Regione.

Quel premio ai furbetti del certificato fai da te. Editoriale di Gian Antonio Stella

Corriere della Sera del 7 luglio 2017

Scusate: ma le sanzioni per i furbetti del «certificatino»? Zero. Dimenticate. Ed è questo, oltre al resto, ad allarmare imprenditori, giuslavoristi, vertici della previdenza e qualche sindacato davanti al disegno di legge che vorrebbe assegnare direttamente ai dipendenti pubblici il diritto ad auto-dichiararsi inabili al lavoro per i primi tre giorni di malattia.

Il firmatario del ddl, il senatore Maurizio Romani che di mestiere (coincidenza) fa proprio il medico, è assai preoccupato infatti per quelle previste per i colleghi in camice i quali sui certificati falsi rischiano «sanzioni molto severe». E per otto volte sospira sui pericoli che corrono quanti sono accusati di sfornare diagnosi stilate in base, diciamo cosi, alle aspettative dei pazienti.

Con la malattia autocertificata si alza il rischio degli uffici vuoti

Il Sole 24 Ore del 7 luglio 2017

È attualmente al vaglio del Senato una (curiosa) proposta di modifica della normativa che disciplina gli obblighi di attestazione in caso di assenza dal lavoro per i primi tre giorni di malattia.

L’attuale normativa prevede l’obbligo di certificare ogni assenza per malattia, anche se di breve durata, a opera del medico e previo accertamento dello stato di malattia. Il disegno di legge, partendo dal presupposto che la malattia di breve durata è ricollegabile a sintomi riferiti dal paziente non suscettibili di essere effettivamente verificati dal medico – il quale, nei fatti (secondo i promotori della legge) si limiterebbe a prendere atto di quanto riferito dal paziente (e già questo stupisce…) – propone che, laddove l’assenza sia di durata non superiore ai tre giorni, il lavoratore possa limitarsi a comunicare, sotto la sua responsabilità, «il proprio stato di salute» (si badi non la malattia, che ovviamente da solo non può accertare…) al medico il quale, senza dover provvedere ad alcuna visita o accertamento, lo comunica all’Inps e al datore di lavoro. Sarebbe pertanto sufficiente scrivere: «Comunico che oggi, e per i prossimi due giorni il mio stato di salute non è perfetto», per starsene a casa.