S’appanna l’astro di Macron. La popolarità in picchiata del leader «napoleonico»

Corriere della Sera del 24 luglio 2017

Umiliato pubblicamente, il pluridecorato capo delle Forze annate ha preferito dimettersi dopo aver osato interloquire sui tagli di 850 milioni al budget destinato alla Difesa. Dall’autorità all’autoritarismo: il breve passo non è sfuggito alla stampa, che pure aveva simpatizzato, inizialmente, con il piglio napoleonico dell’ex ispettore delle Finanze, proiettato da una miracolosa congiuntura all’Eliseo.

A cosa serve l’Ars che costa e non lavora? Ai siciliani serve l’Ars?

Repubblica del 23 luglio 2017

Cinque anni di legislatura, non una sola riforma strutturale andata in porto. L’unica che stava per vedere la luce, quella dei Liberi Consorzi, rischia di tornare al punto di partenza con tanto di elezione di primo grado e gettoni ai consiglieri. Esattamente come avveniva con le ex Province che si volevano abolire. I numeri di questi ultimi cinque anni sono impietosi, sia sul fronte delle leggi prodotte sia sulla qualità di quest’ultime. In questa legislatura non c’è una riforma andata a buon fine nonostante le molte leggi annunciate, presentate e impantanate nei meandri di Palazzo dei Normanni perché il governo e la maggioranza non hanno più spinto per farle approvare.


Che poi non è proprio così perché tutte le leggi per eliminare “presunti” privilegi dei dipendenti regionali (taglio delle pensioni con effetto retroattivo, differimento della buonuscita oltre i termini previsti dalla normativa statale, trattenuta per malattia anche in caso di ricoveri ospedalieri, utilizzo dei soldi del Fondo Pensioni per rischiose operazioni immobiliari, etc.), sono sono state puntualmente approvate con maggioranza bulgara.

Crocetta si ricandida? Dai burocrati agli attivisti ecco chi poggia la scommessa di Crocetta

Repubblica del 22 luglio 2017

Ai suoi continua a dire di poter partire da sondaggi lusinghieri. Nella sua fuga in avanti verso la ricandidatura, però . Rosario Crocetta deve fare i conti con una folta schiera di avversari: non solo quelli interni, che dal suo Pd si oppongono persino alle primarie con lui in campo, ma anche fra le parti sociali, che dell’ultimo quinquennio non danno un giudizio lusinghiero. A questi “nemici” Crocetta contrappone il suo esercito, l’ossatura di quello che potrebbe essere il Megafono 2.0: amici, sostenitori, esponenti politici spesso passati dalle sue nomine di sottogoverno e a volte anche di governo.

Repubblica – Dai burocrati agli attivisti ecco chi poggia la scommessa di Crocetta

Dipendenti pubblici, al via quattro tavoli sui nuovi contratti. Primo confronto ieri all’Aran. Ma sugli aumenti ancora nulla di fatto

Il Sole 24 Ore del 20 luglio 2017

Quattro tavoli per fissare le regole su orari e permessi, contratti flessibili, codice disciplinare e ricostruzione delle carriere negli ex comparti che confluiscono nel calderone della Pubblica amministrazione centrale; ma i nodi più intricati si concentrano sulla parte economica, con le richieste sindacali di dedicare al tabellare tutti gli 85 euro medi di aumento promessi dall’accordo del 30 novembre e di sterilizzare l’effetto degli aumenti sul diritto al bonus da 80 euro (altro punto dell’intesa). Il primo confronto che ieri ha visto al tavolo Aran e sindacati era dedicato al comparto della Pubblica amministrazione centrale, ma ha cominciato ad affrontare temi che vanno ben oltre alle stanze dei ministeri o degli enti pubblici nazionali. E su quello cruciale, relativo agli aumenti, per ora siamo al nulla di fatto.

Età pensionabile, stop all’aumento solo per i lavori gravosi

Il Mattino del 19 luglio 2017

Il congelamento dell’età di pensionamento, che dal 2019 salirebbe a 67 anni, ci sarà, ma non per tutti. Anzi, probabilmente solo per categorie limitate di lavoratori, quelli che svolgono attività più gravose e che avrebbero dunque, aspettative di vita inferiori. Un cenno, in questa direzione, lo ha fatto due giorni fa il responsabile economico del Pd, Tommaso Nannicini,

Bilancio della Regione, sì dalla Corte dei conti

Giornale di Sicilia del 20 luglio 2017

Dopo tre settimane di dubbi e al termine di una giornata di grande tensione, la Regione ha ottenuto dalla Corte dei Conti il via libera al bilancio del 2016. Ma è un risultato arrivato dopo che si è davvero toccata con mano la possibilità che per la prima volta nella storia il rendiconto venisse bocciato, scenario che avrebbe portato a una manovra correttiva lacrime e sangue. Ed è un risultato che lascia anche una spaccatura all’intemo della magistratura contabile.

Rinnovo contratti. Parte normativa, dalle visite mediche al welfare aziendale: cantiere ricco all’Aran. Da rivedere le regole sui congedi

Il Sole 24 Ore del 17 luglio 2017

I prossimi contratti collettivi nazionali del pubblico impiego sono chiamati a operare una revisione degli istituti normativi che disciplinano i rapporti di lavoro; in questo ambito dovranno in particolare modificare le regole dei permessi e degli altri istituti che disciplinano le assenze, degli istituti di welfare aziendale e delle forme di conciliazione tra vita e lavoro. È questa l’indicazione dettata dalla direttiva del Governo per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali della Pa.

Forti dubbi della procura della Corte dei conti sul bilancio 2016: “E’ irregolare”. Ma le sezioni riunite della Corte dei conti lo approvano

La Procura della Corte dei conti insiste: “Il bilancio della Regione è irregolare”. Questo il giudizio del Procuratore generale d’Appello Pino Zingale che al termine dell’adunanza di oggi nella sede della Sezione di controllo della Corte, ha chiesto nuovamente di giudicare irregolare il rendiconto e di sollevare una questione di legittimità costituzionale sulle norme previste per la copertura del disavanzo.

Dopo 3 ore di Camera di consiglio, il sì delle Sezioni riunite che dichiarano regolare il conto del bilancio ad esclusione del fondo per le partecipate in relazione al bilancio di Ast. Dispongono che la Regione provveda alla ricognizione del patrimonio entro l’esercizio 2017.

In Italia l’età pensionabile più alta dell’Ue dopo Grecia ma cala l’aspettativa di vita

La Sicilia del 19 luglio 2017

Per gli italiani la soglia della pensione di vecchiaia è più lontana che nella maggior parte degli altri Paesi europei, con un’età legale media di accesso, nel settore privato, per gli uomini di 64 anni e 2 mesi, di 63 anni per le donne: 2 anni e 5 mesi più bassa di quella degli uomini italiani (66 anni e 7 mesi) e 2 anni e 7 mesi più bassa delle donne italiane (65 anni e 7 mesi).

Gli italiani, infatti, sottolinea l’indagine, sono al penultimo posto in Europa dopo la Grecia, dove il requisito anagrafico richiesto è pari 67 anni, «anche se – si rileva – questo è suscettibile di numerose deroghe attualmente in vigore che possono abbattere l’età di accesso alla pensione fino a 62 anni». 1 pensionati più giovani d’Europa sono invece in Francia (accesso a 60 anni per i nati prima del 1951, fino a 62 anni per i nati dal 1955 in poi).