Buoni pasto, via libera al cumulo di otto ticket. Si possono usare anche in agriturismi e mercati

Corriere della Sera del 12 agosto 2017

I buoni pasto potranno essere spesi anche otto alla volta, alla cassa di un supermercato, in un bar o persino in un agriturismo e in un mercato. E’ la sostanziale e attesa novità contenuta in un decreto del Ministero dello Sviluppo economico, datato 7 giugno e pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale: sarà in vigore dal 9 di settembre.

A sorpresa in Sicilia risorgono le Province

Il Messaggero del 12 agosto 2017

Dopo aver conquistato il record negativo di 13 sedute e 10 ore di lavoro in tre mesi, l’Assemblea regionale siciliana mette il turbo prima delle vacanze e in pochi giorni, tra finanziaria bis, sblocco fondi per i dipendenti e riforma dei consorzi di bonifica reintroduce sia l’elezione diretta per le (ex) province che il mega ufficio stampa dell’ente. Due bandiere del governatore Rosario Crocetta che in pratica vengono affossate a meno di tré mesi dalla fine del suo mandato.

Tutti in aula hanno ricordato l’annuncio che Crocetta fece nell’Arena di Massimo Giletti nel febbraio del 2013, quando eletto da appena quattro mesi annunciò che avrebbe abolito le province.

Licenziamenti accelerati per i dipendenti pubblici infedeli. Il decreto in Gazzetta: le procedure sono operative dal 5 agosto

Il Sole 24 Ore del 9 agosto 2017

Dal 5 agosto, con la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» avvenuta il giorno precedente, è entrata in vigore la nuova procedura di licenziamento accelerato per i dipendenti pubblici. Le norme del decreto legislativo 118/2017 cambiano in misura rilevante la procedura applicabile quando un dipendente pubblico viene colto in flagranza a commettere alcuni illeciti che, secondo le norme del testo unico sul pubblico impiego, meritano di essere puniti con la sanzione più grave, il licenziamento.

La lista degli illeciti è molto lunga (assenteismo, gravi o reiterate violazioni dei codici di comportamento, illeciti dolosi o gravemente colposi, insufficiente rendimento eccetera); il dipendente che viene scoperto a commetterli deve essere sospeso entro le 48 ore successive al fatto (commi 3 bis e 3 ter).

Il soggetto che deve avviare la procedura è il responsabile della struttura cui appartiene il dipendente, il quale è obbligato a disporre la sospensione cautelare (sospeso anche lo stipendio), senza necessità di sentire il dipendente in modo preventivo, entro 48 ore dalla conoscenza del fatto, con un provvedimento motivato.

Per evitare che eventuali ritardi producano un ingiustificato vantaggio a favore del dipendente, la legge precisa che il superamento del termine di 48 ore per comminare la sospensione non determina inefficacia della sospensione stessa e non comporta la decadenza dall’azione disciplinare.

Una volta disposta la sospensione, inizia la procedura disciplinare, che si svolge secondo tempi certi e rapidi; anche in questo caso l’impulso spetta al responsabile della struttura, che deve trasmettere, nello stesso momento in cui dispone la sospensione, gli atti all’ufficio disciplinare.

L’ufficio, una volta ricevuta la segnalazione, è tenuto ad avviare e concludere il relativo procedimento a carico del dipendente entro i trenta giorni successivi (i termini decorrono dall’avvenuta conoscenza del fatto, se antecedente). Sono previste pesanti sanzioni – con possibile obbligo di risarcimento del danno a carico dei responsabili che non avviano (nelle 48 ore) o concludono correttamente l’iter disciplinare.

Le regole sono identiche – fatte salve alcuni marginali precisazioni – a quelle approvate lo scorso anno e rimaste incagliate in una pronuncia di incostituzionalità per motivi di procedura.

La riforma deve essere letta in maniera coordinata con le nuove disposizioni introdotte dal Dlgs 75/2017 in tema di regime sanzionatorio. Tale decreto, entrato in vigore il 22 giugno, ha stabilito – con una disposizione applicabile a tutti i licenziamenti (non solo, quindi, quelli rientranti nella procedura accelerata sopra descritta) – che in caso di accertamento dell’illegittimità del licenziamento, il giudice dispone la reintegrazione del dipendente pubblico sul posto di lavoro, oltre a riconoscere un’indennità risarcitoria che non può superare le 24 mensilità, dedotto quanto il lavoratore abbia percepito per lo svolgimento di altre attività lavorativa.

Giampiero Falasca – Il Sole 24 Ore – 9 agosto 2017

Ecco l’accordo FAMP 2017 non sottoscritto dal COBAS CODIR

Palermo 10 agosto 2017 – Il COBAS CODIR ha chiesto l’immediato pagamento di una quota non inferiore a 8/12 dell’anticipo FAMP 2017 comprese le indennità ma non ha sottoscritto l’accordo (a differenza di tutti gli altri sindacati) in quanto contrari a tutte le richieste di accantonamento non previste espressamente dal C.C.R.L. e che, sostanzialmente, vanno a erodere una parte consistente del salario accessorio spettante a ogni dipendente.

Scarica l’accordo Famp 2017

Famp 2017. Sottoscritto l’accordo all’Aran con le (ormai) consuete estrapolazioni. Il Cobas/Codir non ci sta! (comunicato del 10 agosto)

http://lnx.codir.it/site/it/?p=11087

Palermo, 10 agosto 2017

Il COBAS CODIR denuncia, da sempre, l’inadeguatezza dell’attuale sistema di ripartizione del salario accessorio perché non adeguato alle reali esigenze della macchina amministrativa e alle, più che legittime, aspettative dei lavoratori; prova ne sia che alcuni servizi essenziali (dighe, ispettori del lavoro, etc.) devono attendere e sperare che il dirigente generale competente metta nero su bianco la richiesta di risorse aggiuntive, richiesta che arriva puntualmente in ritardo e, guarda caso, a trattative iniziate.
Il COBAS CODIR ha, inoltre, continuamente e ripetutamente evidenziato come indennità, straordinari e saldo del piano di lavoro – oltre a essere previste attraverso un sistema sicuramente superato e a volte iniquo – vengono pagati frequentemente con inaccettabile ritardo: bene che vada, nell’anno e mezzo successivo a quello di competenza (ci sono anche casi di ritardi di tre anni sul pagamento degli emolumenti per le prestazioni effettuate), una situazione non più sostenibile.
La distribuzione e la politica del salario accessorio sarebbe dovuta essere, perciò, rivisitata all’interno del nuovo contratto giuridico di lavoro rivendicato dal COBAS CODIR.
E’ per questo motivo che abbiamo ritenuto di non dovere sottoscrivere l’ennesimo accordo sul FAMP che rappresenta la chiara volontà del governo regionale di non rinnovare l’amministrazione e l’organizzazione del lavoro: un ulteriore affronto all’Amministrazione e ai lavoratori da parte di un governo regionale ormai decotto e privo di qualsiasi progetto politico di rinnovamento.
Rivendichiamo, invece, il rinnovo del contratto di lavoro all’interno del quale ridiscutere di nuove regole di produttività e di riclassificazione del personale oltreché una trasparente distribuzione del salario accessorio, delle indennità e degli straordinari.
Premesso ciò, il COBAS CODIR non è voluto entrare nel merito di alcuna richiesta di estrapolazione a monte formulata inopinatamente da molti Dipartimenti. Le autorizzazioni di estrapolazione a monte – al di là della loro concreta e reale legittimità – ci sembrano, infatti, non solo incoerenti con il contratto, ma vanno a favore delle volontà di un governo che, di contro, non ha voluto attivare per tempo i dovuti percorsi per il rinnovo contrattuale disattendendo impegni più volte sottoscritti.
Non si comprende, poi, come l’Aran e i sindacati possano entrare nel merito delle richieste di estrapolazione extra contrattuali effettuando tagli rispetto alle richieste originarie, così come non si comprende come si possa accettare che qualsiasi sigla sindacale possa entrare nel merito di 50mila euro in più o in meno da attribuire a un Dipartimento lasciando trasparire logiche da regolamento dei conti. O le estrapolazioni sono legittime e allora è legittimo integralmente quanto richiesto, oppure non lo sono e quindi sarebbero dovute essere tutte respinte in blocco! Così è un vero e proprio mercato delle vacche!
Ribadiamo, invece, che la questione centrale è quella della necessità di riaprire subito le trattative per il rinnovo del contratto e per la riclassificazione con serietà e impegno.
Il COBAS CODIR al tavolo ha chiesto l’immediato pagamento di una quota non inferiore a 8/12 dell’anticipo FAMP 2017 comprese le indennità, non sottoscrivendo l’accordo (a differenza di tutti gli altri sindacati) in quanto contrari a tutte le richieste di accantonamento non previste espressamente dal C.C.R.L. e che, sostanzialmente, oltre ad andare incontro, come detto, alle volontà di un governo perfido e sleale, vanno a e rodere una parte consistente del salario accessorio spettante a ogni dipendente.

Boeri. Pericoloso fermare aumento età pensionabile. “Fermare l’adeguamento ci costerà 141 miliardi”

Il Giornale del 10 agosto 2017

Il presidente dell’Inps torna a criticare l’idea bipartisan di congelare lo scatto a 67 anni dell’età del ritiro dal lavoro. Ipotesi stroncata dalle fresche stime della Ragioneria, secondo la quale il sistema sarebbe a rischio. Fermare l’adeguamento ci costerebbe 141 miliardi.

Il Giornale – Pensioni, Boeri attacca: “Fermare l’adeguamento ci costerà 141 miliardi”

Il Codacons alla Corte dei conti «Bloccare assunzioni nella Sanità»

fonte: La Sicilia

La Sicilia del 10 agosto 2017

Palermo. Gli ospedali siciliani stanno letteralmente scoppiando per la carenza di personale e il via libera dell’ assessore ai 18 tra commissari e direttori generali delle aziende a procedere all’ assunzione del personale – 5.138 per l’ anno 2017 – sembra non essere gradito dal Codacons che, ha deciso di presentare, al riguardo un esposto alla Corte dei conti «paventando lo spettro del voto di scambio. Infatti – si legge nella nota del Codacons – desta sospetto la circostanza che dopo cinque anni di governo regionale, l’ assessorato alla Sanità sia riuscito a sbloccare i fondi e a coordinare le operazioni di assunzioni di oltre 5.138 unità, procedendo ad una stabilizzazione straordinaria attesa dal 2003. Per tale ragione si ritiene opportuno segnalare quanto riportato sopra al fine di accertare se non vi siano state delle condotte illecite fonti di danno erariale». L’ esposto è stato presentato anche all’autorità anticorruzione tramite l’ avvocato Elisa Di Mattea, dirigente Ufficio Legale regionale Codacons e chiede alla Corte dei conti di bloccare le annunciate nuove assunzioni nel comparto sanitario siciliano. In particolare il Codacons ha chiesto alla Corte dei conti «di fare chiarezza e trasparenza e quindi, colpire eventuali abusi che dovessero risultare perpetrati e se nella fattispecie possa configurarsi uno spreco di denaro pubblico a danno della collettività e conseguentemente sanzionando le eventuali scelte dannose per la collettività stessa ivi comprese le ipotesi di illeciti fonte di danno erariale».All’autorità anticorruzione, invece, è stato chiesto invece di «aprire immediatamente un apposita istruttoria volta a valutare la vicenda denunciata e a predisporre tutti gli accertamenti del caso e profili sanzionatori ritenuti idonei in caso di accertata responsabilità a carico di tutti coloro che verranno individuati come responsabili».Sulla vicenda ha preferito non intervenire l’ assessore alla Salute, Baldo Gucciardi.A. F.

Visite fiscali, si cambia: dall’1 settembre se ne occuperà solo l’Inps, non più le Asl

Dal primo settembre, come prevede la riforma della Pubblica amministrazione, «entrerà in vigore il ‘Polo unico per le visite fiscali’, con l’attribuzione all’Inps «della competenza esclusiva ad effettuare visite mediche di controllo» sulle assenze per malattia, anche per i pubblici. A comunicarlo è proprio l’Istituto di previdenza, in un documento del dg, Gabriella Di Michele.

In attesa delle convenzioni con i medici e «dell’armonizzazione della disciplina dei settori pubblico e privato», «si forniscono le prime indicazioni» per un’attuazione «tempestiva». Soluzioni per una prima applicazione «sperimentale».

Ragioneria dello Stato: “Se salta il limite dei 67 anni, ​a rischio le pensioni di tutti”

La Ragioneria dello Stato mette in guardia su una modifica degli automatismi sull’età per andare in pensione previsti per legge. Sarebbero a rischio le pensioni di tutti. E a dare l’allarme è la Ragioneria dello Stato che sottolinea come una mossa del genere da parte del governo ” renderebbe il sistema pensionistico più debole e lo esporrebbe al rischio della discrezionalità politica”. Poi la Ragioneria spiega nel dettaglio cosa può accadere: “Anche interventi legislativi diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, in quanto verrebbe messa in discussione l’automaticità ed l’endogeneità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese”.

Sicilia. Monito della Corte dei Conti. I dirigenti diminuiscono ma la spesa aumenta

Il Mattino del 7 agosto 2017

Per i dirigenti delle Regioni la spending review non ha funzionato, o meglio le teste si sono ridotte ma per chi è rimasto lo stipendio è salito, «in contrasto» con i tetti introdotti con la manovra correttiva del 2010. A sollevare il problema è la Corte dei Conti. I magistrati osservano come la spesa media sarebbe dovuta «rimanere stabile» vista la «presenza dei noti vincoli/blocchi stipendiali». Ma «anche nel 2015» si rileva «la sua tendenza a crescere.

Giornale di Sicilia del 7 agosto 2017

Meno dirigenti ma più pagati, d’altra parte se il numero dei contendenti al «bottino» diminuisce la diretta conseguenza è un aumento della fetta spettante a ciascuno. Ma per la Corte dei Conti non doveva andare così, visti i paletti fissati con le politiche di spending review. Nel rapporto «La spesa per il personale degli enti territoriali», pubblicato in settimana, i magistrati contabili lamentano infatti «la reiterata prassi di ripartire le risorse del trattamento accessorio – una parte cospicua del trattamento economico dirigenziale – tra i dirigenti rimasti in servizio, in contrasto» con i limiti introdotti a partire dal 2010. Ecco che «la riduzione di personale non produce l’effetto di realizzare economie di spesa».