FAMP 2017. Concluso il primo incontro all’Aran. Il COBAS-CODIR verso la linea dura: ecco perché

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Si è svolto, oggi, il primo incontro con l’Aran Sicilia relativo alla ripartizione del Fondo FAMP 2017. Il COBAS CODIR da diversi anni denuncia l’attuale sistema di ripartizione del salario accessorio come non adeguato alle reali esigenze della macchina amministrativa. Il COBAS CODIR ha continuamente evidenziato come indennità, straordinari e saldo del piano di lavoro vengono pagati con inaccettabile ritardo: bene che vada, nell’anno e mezzo successivo a quello di competenza…continua a leggere su http://lnx.codir.it/site/it/?p=11081

In Sicilia spuntano 5 mila assunzioni a 90 giorni dalle elezioni

Repubblica del 5 agosto 2017

In politica il tempismo è decisivo. A ricordarcelo, puntualmente, ecco la Regione siciliana. Di giovedì è la notizia che il locale assessorato alla Salute ha finalmente sbloccato le procedure per 5.138 assunzioni nelle aziende sanitarie e negli ospedali dell’isola. Poco importa che non siano proprio tutti posti di lavoro nuovi di zecca: in 2.044 casi si tratta di stabilizzazioni di precari, ci sono poi 1.481 persone in graduatoria che aspettavano l’assunzione (qualcuno dal 2003), e infine 1.613 nuovi ingressi per concorso.

Il solito copione. Non succede soltanto in Sicilia, a voler essere onesti. Si tratta infatti di un’abitudine tutta italiana equamente distribuita dal Sud al Nord. Funziona da decenni, con un meccanismo perfettamente oliato, e senza che la cosa abbia mai suscitato particolare scandalo.

Enti locali. Assunzioni, percorso a ostacoli

ItaliaOggi del 4 agosto 2017

Per gli enti locali assumere personale resta un percorso a ostacoli. Nonostante l’ampliamento del turnover, riconosciuto dalla manovra correttiva (di n. 50/2017) per venire incontro alle esigenze di svecchiamento dei dipendenti e rafforzamento degli organici, i comuni che vogliono assumere rischiano di rimanere paralizzati dagli adempimenti e dalla burocrazia. Un problema che riguarda soprattutto i piccoli comuni, spesso sprovvisti di uffici tecnici e personale specializzato capaci di districarsi in un ginepraio di norme, stratificatosi nel corso di un decennio. Prima di poter assumere, infatti, un comune dovrà effettuare ben 15 verifiche preliminari.

Prefetti, piloti e manager: i pensionati che resistono ai tagli previdenziali

Repubblica del 30 luglio 2017

Nella giungla delle pensioni italiane, non sono solo gli ex parlamentari ad essersi sottratti finora ai calcoli più rigorosi del sistema contributivo, quello che lega gli assegni ricevuti ai contributi versati. Anche se con privilegi di gran lunga inferiori a quelli di deputati, senatori e consiglieri regionali, intere generazioni di pensionati dai 60 anni, chi più chi meno, sono state doppiamente avvantaggiate rispetto ai loro figli e nipoti: perché hanno potuto lasciare prima il lavoro e perché la loro pensione è stata ed è ancora oggi calcolata sulla base dei redditi via via guadagnati e non dei contributi pagati. Per loro infatti, a differenza di quanto potrà accadere tra poco agli ex parlamentari, le regole più rigide introdotte nel 1996 non vengono applicate retroattivamente. Almeno finora.

Precari dei Comuni da stabilizzare, primo sì. Ma l’Ars è paralizzata

Giornale di Sicilia del 3 agosto 2017

Via libera alla stabilizzazione dei precari nei Comuni che hanno i posti disponibili in pianta organica e le risorse: i sindaci non dovranno più attendere il taglio del personale nelle Province prima di procedere. La norma proposta dal governo e approvata in commissione Bilancio all’Ars consentirà dunque di sbloccare una consistente fetta di assunzioni a prescindere da quello che succederà negli altri enti. La Finanziaria prevedeva infatti che le stabilizzazioni avrebbero avuto il via solo dopo una riduzione del personale delle Province tramite processi di mobilità, cioè col trasferimento volontario dei dipendenti in altre amministrazioni, da quelle statali agli stessi enti locali.

Dipendenti pubblici. Sei anni di blocco dei contratti ha provocato una forte riduzione degli stipendi. Magistrati i più pagati, ultimi i professori

Il Giornale del 2 agosto 2017

Il congelamento dei salari degli statali, unito al blocco delle assunzioni, ha fruttato alla casse pubbliche 12,6 miliardi di euro in sei anni. A quantificare il risparmio è la Ragioneria generale dello Stato. La massima autorità sui conti ha così rilevato una progressiva discesa della retribuzione media nella P.A, che solo nell’ultimo anno ha subito un taglio di 209 euro. Insomma la spending review, almeno sul pubblico impiego, sembra avere centrato i suoi obiettivi. La stretta sul costo del lavoro tra i travet, dati aggiornati al 2015 alla mano, c’è stata e ha anche comportato una riduzione del personale.

I magistrati sono i più pagati, i professori quelli che percepiscono gli stipendi più bassi. Ma a passarsela poco bene sono in molti, tra cui spiccano anche i vigili del fuoco.

Riscatto gratuito della laurea. Una misura buona o la solita presa in giro che avvantaggerà i redditi più alti? Opinioni a confronto

Corriere della Sera del 1 agosto 2017

Il governo sta studiando come far diventare legge il riscatto gratuito della laurea ai fini pensionistici. La proposta, che sembra un’idea grillina, è in realtà nata tra i Giovani democratici (l’organizzazione giovanile del Pd), si è diffusa sui social network con l’hashtag #Riscattalaurea ed è poi stata raccolta dal sottosegretario all’Economia dem Pier Paolo Baretta. Il riscatto della laurea permette di valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi, attraverso il versamento volontario dei contributi da parte del lavoratore per un numero di anni pari agli anni del corso di laurea frequentato (eccetto i periodi fuori corso). Questo istituto consente quindi a chi è laureato di conteggiare ai fini previdenziali gli anni dell’università come se avesse lavorato e versati i rispettivi contributi, e di conseguenza permette da un lato di andare in pensione in anticipo e dall’altro di ricevere un assegno più generoso.

Repubblica del 2 agosto 2017

Come si può facilmente comprendere, e come ben sa chiunque abbia provato a riscattare gli anni universitari, si tratta di una misura costosa: in base al reddito (e di conseguenza ai contributi corrispettivi) dai 30 mila ai 60 mila euro. Secondo la proposta allo studio del governo questa somma dovrebbe essere a carico dello stato per agevolare i giovani che hanno, rispetto ai propri genitori, una vita lavorativa più lunga e discontinua e pensioni più basse: “Siccome studiare e laurearsi è prezioso anche per la nostra economia – ha dichiarato Baretta – è giusto che lo stato investa sul futuro dei giovani e si assuma l’onere dei contributi figurativi degli anni di studio”. Ma questa misura aiuta i giovani? Serve a investire sul futuro? Ed è una misura equa?