Sindacando - il Blog di Benedetto Mineo
Blog dei dipendenti della Regione Siciliana
Oggi il contenzioso ammonta a 72 milioni e rischia di lievitare a causa del numero esorbitante di cause e di spese legali che si stanno abbattendo aggredendo, a volte direttamente, la cassa regionale. «Quando l’iter giudiziario avanza – spiegano dagli uffici della Formazione – l’importo dovuto può aumentare anche del 50 per cento». L’obiettivo quindi è smaltire prima possibile il contenzioso. Per fare questo il dirigente generale della Formazione, Gianni Silvia, ha chiesto al capo del personale, Luciana Giammanco, di trasferire 68 dipendenti, di cui 28 tra funzionar! e istruttori e 40 collaboratori e operatori. I rinforzi dovranno occuparsi di una selva di carte, denunce, richieste di pagamento.
I DIPENDENTI DI TRASPORTI, LAVORO, ATTIVITÀ PRODUTTIVE E FONDO PENSIONI ESCLUSI DALL’ACCORDO SUL FAMP.
Sul Famp, il Fondo di amministrazione per il miglioramento delle prestazioni al quale si attinge per pagare gli straordinari, si arriva allo scontro interno: il nuovo oggetto del contendere è l’esclusione di quattro dipartimenti – Attività produttive, Lavoro, Trasporti e Fondo pensioni – dalla torta del fondo, che spinge la vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello e il suo dirigente generale Alessandro Ferrara a protestare ufficialmente contro l’intesa siglata lunedì fra Aran e sindacati.
Non ho mai fatto alleanze con Cuffaro e Lombardo, sono un uomo assolutamente libero. Provate a chiedere agli altri se possono dire la stessa cosa”. Le parole di Nello Musumeci non potevano passare inosservate nel centrodestra. E la risposta di Totò Cuffaro è arrivata tempestiva.
“Ebbene, non capisco come possa, Musumeci, dichiarare le cose che ha detto senza rendersi conto che nelle sue liste e intorno a lui ci sono tutti quelli che stavano con me e con Lombardo – prosegue l’ex presidente della Regione – e non in posti secondari e, tra l’altro, non capisco come tutti questi – e sono tantissimi- non sentano il bisogno di non farsi insultare da lui”.
Secondo recenti notizie, assunte anche a mezzo stampa, il Presidente e l’Assessore alla Funzione Pubblica hanno manifestato la volontà di procedere, entro la fine di questa legislatura, al rinnovo dei contratti di lavoro giuridici ed economici del comparto e della dirigenza scaduti da oltre 12 anni.
Appare utile evidenziare l’assoluta insufficienza delle somme postate per i rinnovi economici che complessivamente sommano a soli € 10.000.000 da distribuire in ambedue i comparti che si tramuterebbero, come nel caso del comparto non dirigenziale, in aumenti lordi di appena 10 euro mensili. Va da sé che tale prospettiva vanificherebbe qualsivoglia avvio delle contrattazioni per i rinnovi contrattuali perché, di fatto, rappresenterebbero un vero affronto alle aspettative dei dipendenti mortificate inopinatamente da oltre due lustri…continua a leggere http://lnx.codir.it/site/it/?p=11140
La buona notizia l’ha data il sottosegretario all’istruzione Vito De Filippo. Intervenendo ieri ad un convegno del sindacato Snals-Confsal sul rinnovo del contratto degli statali, ha spiegato che dagli ultimi contatti con il ministero del Tesoro sarebbero arrivati segnali positivi sulle risorse necessarie a garantire non solo l’aumento da 85 euro lordi mensili promesso dal governo, ma anche la sterilizzazione completa del cosiddetto “bonus Renzi” da 80 euro. Un’inversione di rotta rispetto alle prime riunioni dell’Aran, l’agenzia che siede al tavolo delle trattative per il governo.
A Palazzo Chigi, comunque, starebbero ragionando sul rischio di creare un precedente garantendo agli statali la sterilizzazione degli 80 euro dall’effetto degli aumenti. Il timore è che i sindacati che stanno rinnovando i contratti nei settori privati, possano chiedere una parità di trattamento con gli statali, chiedendo anche loro la sterilizzazione. Si aprirebbe, alla vigilia della manovra, un vaso di Pandora che rischierebbe di far emergere tensioni difficili da gestire.
Grazie ai fondi Fesr 2007- 2013, secondo uno studio indipendente della Commissione europea, nell’Ue sono stati creati un milione di posti di lavoro, di cui quasi 60 mila in Italia. Ma sulla reale ricaduta occupazionale di tali risorse in Sicilia è polemica. L’Isola continua ad essere fanalino di coda in fatto di programmazione dei fondi europei. E da sempre incapace di spendere l’intera dotazione finanziaria assegnata da Bruxelles, tanto che, per non perdere del tutto le risorse, la Regione a fine periodo ricorre spesso alla rendicontazione dei “progetti sponda”, cioè progetti già realizzati ma con altre fonti di finanziamento. Una sorta di “gioco delle tre carte” o dei “carri armati di Mussolini”.
Era e rimane una di quelle controversie che fanno dubitare del fatto che il diritto sia, in Italia, una cosa certa. Un caposaldo di cui ci possa fidare per la vita propria e della propria famiglia. Ma adesso per una ventina di quei 90 lavoratori cui l’Inps aveva clamorosamente ridotto la pensione già calcolata, decretata e per molti già percepita da anni, sono arrivate alcune pronunce sospensive favorevoli delle Sezioni Unite della Corte dei Conti.
Per chi approfitta dell’esodo anticipato cade infatti il divieto di chiedere l’anticipo del 70 per cento della liquidazione per acquistare una casa.
La lettera porta la data di venerdì scorso. Ed è di fatto una resa: il Fondo Pensioni della Regione annulla la regola che impedisce a chi ha smesso di lavorare in anticipo di ricevere subito il 70 per cento della liquidazione per comprare una casa, una norma inserita all’inizio di quest’anno per evitare quello che di fatto è un aggiramento delle regole. La legge sui prepensionamenti, infatti, permette ai dipendenti della Regione di smettere di lavorare con circa cinque anni di anticipo, a patto però di lasciare il trattamento di fine rapporto nelle casse di Palazzo d’Orleans fino alla maturazione dei requisiti.
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