Finanziaria. Aumenti per 400 funzionari Beni culturali. Ok a norma per accelerare stabilizzazione dei 18 mila precari enti locali e di 380 in Regione

La norma contenuta nella manovra riguarda 400 funzionari in servizio ai Beni culturali.

Via libera a una norma che accelera la stabilizzazione dei 13.440 mila precari dei Comuni e di 380 regionali. Salvati anche 80 precari  delle ex Asi, che transitano all’Irsap. I Comuni sono autorizzati ad assumere anche Lsu.

La dirigente Giuliano nominato nuovo responsabile dell’anticorruzione. Sostituisce l’ex dirigente generale Luciana Giammanco

La carica di “Responsabile per la lotta alla corruzione e per la trasparenza” è stata assegnata ad Emanuela Giuliano. L’avvocato, già dirigente regionale di terza fascia, è subentrata all’ex dirigente generale della Funzione pubblica Luciana Giammanco.

L’ordine illegittimo va eseguito

Il Sole 24 Ore del 20 aprile 2018

II dipendente pubblico non può rifiutarsi, di regola, di eseguire un ordine di servizio illegittimo invocando una eccezione di inadempimento del datore di lavoro. Con la sentenza 9736/2018 depositata ieri, la Corte di cassazione si esprime in modo netto sull’estensione alla pubblica amministrazione del principio che la giurisprudenza ha elaborato con riferimento ai rapporti di lavoro privato. Quindi, anche, per i dipendenti pubblici vige il limite per cui, a fronte di ordini di servizio o direttive che possono determinare pregiudizio ai diritti del lavoratore, quali l’assegnazione di mansioni dequalificanti, la facoltà di rifiutare l’adempimento della prestazione richiesta si produce unicamente nel caso in cui l’inadempimento del datore di lavoro sia totale. In ogni altro caso,così come per i rapporti di lavoro privato, i pubblici dipendenti che ricevano disposizioni di servizio foriere di arrecare pregiudizio alla loro professionalità o ad altro diritto riconnesso al contratto di lavoro sono comunque tenuti ad adempiere all’ordine ricevuto. Aggiunge la Cassazione che resta salvo il diritto per i lavoratori del pubblico impiego, non diversamente da quanto avviene per quelli del settore privato, di richiedere l’intervento del giudice del lavoro, anche invia d’urgenza, affinché venga rilevato il carattere illecito delle direttive datoriali e disposta la rimozione dei loro effetti.

Contratto scuola: gli arretrati a maggio, gli aumenti da giugno

Il Sole 24 Ore del 20 aprile 2018

La lunga attesa del mondo della scuola è terminata: dopo oltre otto anni di blocco, a maggio arriveranno gli arretrati, “una tantum” che potrà oscillare, a seconda dei profili, fino a 6/700 euro. Con il cedolino di giugno invece scatteranno gli aumenti veri e propri, fra gli 80 e i 110 euro lordi mensili. A prevederlo è il nuovo contratto, 2016-2018, del maxi comparto «Istruzione e Ricerca» sottoscritto definitivamente all’Aran.

Il Sole 24 Ore – Contratto scuola: gli arretrati a maggio, gli aumenti da giugno

Disuguaglianze, il record dell’Italia nella Ue. La crisi ha tolto a chi aveva meno

Il Mattino del 23 aprile 2018

La crisi è stata mondiale ma in Italia gli effetti sulle fasce più deboli sono stati più pesanti che in altri paesi europei, con un aumento delle diseguaglianze sociali. L’ultimo report viene elaborato dall’Ansa sulla base delle tabelle Eurostat sulle percentuali di reddito tra le varie quote di popolazione. I dati Eurostat per l’Italia sono fermi al 2016 e quindi le indicazioni non si discostano da quelle dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane diffusa dalla Banca d’Italia lo scorso 12 marzo. Tuttavia Eurostat consente un immediato confronto fra tutti membri dell’Unione europea, per cinque paesi (ma non l’Italia) aggiornati al 2017 lo scorso 19 aprile. I metodi per misurare le disuguaglianze sono sostanzialmente due: uno meno immediato da comprendere si basa sull’indice ideato dall’italiano Corrado Gini, primo presidente dell’Istat. L’indica va da un minimo di 0 che indica la perfetta uguaglianza a un massimo di 1 che indica la massima disuguaglianza e cioè una sola persona che possiede tutto. I valori estremi sono entrambi assurdi ed è difficile affermare quale sia il numero ideale. Tuttavia l’indice di Gini è perfetto per misurare le variazioni e dire quindi se un paese sta diventando più egualitario e invece aumentano i divari. Ebbene in Europa (28 membri) dal 2010 al 2016 il coefficiente di Gini è aumentato da 30,5 a 30,8 segnando quindi un +0,3. Le disuguaglianze sono aumentate, quindi, ma in misura non drammatica. In Italia invece si è passati da 31,7 a 33,1 cioè con un incremento di 1,4 punti. Un trend identico alla Grecia, passata da 32,9 a 34,3. Tuttavia l’Italia dovrebbe confrontarsi con nazioni del suo status, come 1 Germania o la Francia. Solo che l’indice di disuguaglianza tedesco dal 2010 al 2016 è aumentato solo di 0,2 punti da 29,3 a 29,5 mentre in Francia è addirittura diminuito da 29,8 a 29,3. In Italia, insomma, i costi della crisi gravano di più sulle categorie già svantaggiate. L’altro metodo per misurare le disuguaglianze, di più immediata comprensione, è quello di prendere una quota di popolazione, per esempio il 40% più povere, e verificare quale quota di reddito si assicura In una situazione di perfetta uguaglianza la quota sarebbe ovviamente il 40% ma in Europa la percentale del 2016 è del 20,9% in calo di 0,3 punti rispetto al 21,2% del 2010. Eurostat segnala però che in Italia il 40%della popolazione con i redditi più bassi aveva nel 2016 appena il 19,1% dei redditi complessivi contro il 19,7% del 2015 e il 20,2% del 2010. La flessione è stata di 1,1 punti e ormai la distanza dalla media europea è di 1,8 punti. La contrazione quindi è stata avvertita anche nel resto del vecchio continente, tuttavia in modo meno accentuato. In Germania la disuguaglianza è meno accentuata con il 21,7% di reddito per il primo 40% più povero (era il 22% nel 2010). In Francia la percentuale è del 22,6% (era 22,2%). In Italia quindi la forbice tra ricchi e poveri si è andata progressivamente allargando, approfondendo il solco che divide due parti della società ormai sempre più distanti anche per l’assottigliamento di quello che per anni ha fatto da collante, cioè la r•1 • sse media Sempre secondo le tabelle Eurostat, nel 2016 il decile più povero della popolazione italiana (cioè il decimo della società risultato al livello più basso di un’ipotetica rlassifica dei redditi divisa in 10 fasce) poteva contare infatti appena sull’1,8% dei redditi. Complessivamente quasi un quarto (il 24,4%) del reddito complessivo era percepito invece da110°%della popolazione che si trovava nella fascia più alta. 11 confronto con il periodo pre-crisi è impietoso e mostra come negli anni sia mancata una appositapolitica di ridistribuzione della ricchezza. Rispetto al 2008, anno nel quale la crisi finanziaria ha cominciato a ripercuotesi sull’economiareale e quindi su cittadinie lavoratori, il decile più benestante ha accresciuto la sua quota di reddito disponibile (era al 23,8%) mentre quello più povero ha registrato un crollo (dal 2,6% ad appunto 1’1,8%).

Marche, denunciati 53 dirigenti della Regione. “776 assunzioni a tempo indeterminato senza concorso”

Il Fatto Quotidiano del 24 aprile 2018

La guardia di finanza di Macerata, coordinata dalla procura di Ancona, ha denunciato 53 dirigenti della Regione Marche con l’accusa di abuso d’ufficio per aver permesso l’assunzione a tempo indeterminato di 776 persone, violando la norma costituzionale che prevede l’ingresso nella pubblica amministrazione per concorso. Ravvisato anche un danno all’ente regionale di oltre 121 milioni di euro.

Assunzioni, stabilizzazioni, contributi a enti e associazioni. Finanziaria senza coperture. Soldi a pioggia ma i conti non tornano

Repubblica del 24 aprile 2018

Stop in aula alla Finanziaria monstre lievitata da 36 a 120 articoli nel giro di una notte in commissione Bilancio. Ieri gli uffici hanno recuperato tra le pieghe del bilancio un centinaio di migliaia di euro per coprire la pioggia di stabilizzazioni e contributi a enti e associazioni, ma ne mancherebbero all’appello almeno altri 100.

Corte Costituzionale. Niente più spese legali per chi perde le cause di lavoro. Ma attenti ai facili entusiasmi

Il Fatto Quotidiano del 20 aprile 2018

Un’altra sentenza che dimostra dunque che le riforme che i governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi hanno portato avanti per cancellare le tutele dei lavoratori violano e si scontrano con i principi fondamentali del nostro ordinamento giudiziario.

La Corte Costituzionale ha, infatti, dichiarato incostituzionale l’art. 92 del codice di procedura civile il quale, nella sua ultima formulazione – a seguito del decreto del 2014 del governo Renzi – impediva in via generale al magistrato di compensare tra le parti le spese di giudizio. Tale previsione era particolarmente punitiva per i lavoratori costretti ad andare in giudizio per rivendicare i propri diritti perché al rischio, sempre presente, di perdere la causa, si aggiungeva quello di dover pagare in caso di sconfitta le spese della controparte, ossia il datore di lavoro, così come stabilito dal giudice.

Si tratta di una delle tante misure adottate dagli ultimi governi per disincentivare i cittadini a ricorrere alle aule di tribunale ed il crollo delle cause registrato negli ultimi anni dimostra che tale deterrenza ha funzionato: moltissimi lavoratori hanno rinunciato a chiedere giustizia per il timore di dover pagare migliaia di euro di spese anche all’avvocato della controparte oltre che al proprio.

Nella versione modificata nel 2014, la possibilità di compensare le spese era circoscritta a pochi e rari casi (“di assoluta novità della questione trattata o di mutamento della giurisprudenza rispetto a questioni dirimenti ma anche quando sussistono altre analoghe gravi ed eccezionali ragioni”), la Corte estende ora questa possibilità anche all’ipotesi di “gravi ed eccezionali ragioni”.

La Consulta, in ogni caso, salva il resto della disposizione, ritenendo non fondato l’altro profilo della censura riguardante la posizione del lavoratore “come parte ‘debole’ del rapporto controverso”.

Attenti, comunque, ai facili entusiasmi. Per capire meglio la portata della sentenza è bene leggere il COMUNICATO DELL’UFFICIO STAMPA DELLA CORTE COSTITUZIONALE.

Liquidazione saldo piano di lavoro anno 2017….. La risposta della Funzione Pubblica

Le Organizzazioni sindacali Cobas/Codir, Sadirs e Siad hanno scritto al Governo per esigere il pagamento immediato del saldo piano di lavoro 2017 che si vorrebbe, incredibilmente, subordinare alla validazione, da parte dell’OIV, alla “Relazione annuale della Performance” che costituirebbe presupposto necessario per l’erogazione di ogni tipo di premialità.

E’ arrivata la risposta della Funzione Pubblica…..