Aran, scelto il nuovo presidente. Lavorerà ai contratti dei regionali

Dopo anni di commissariamento, oggi la giunta regionale nominerà i nuovi vertici dell’Aran. Presidente dell’Agenzia sarà Francesco Verbaro, già consulente dell’assessore della Funzione pubblica, Bernadette Grasso. A lui toccherà occuparsi, a breve e tra le altre cose, della scottante questione del rinnovo del contratto dei regionali.

L’ultima circolare sui permessi ex legge 104/92 dopo la l.r. 8/18 che ha “aggiustato” le modalità di fruizione

La circolare precisa che il comma 6 dell’art. 22 della l.r. 8 maggio 2018, n. 8, ha modificato il comma 20 dell’art. 49 della l.r. 9/15 disponendo che dopo le parole “esclusivamente in ore” sono aggiunte le parole “ad eccezione dei permessi di cui all’articolo 33 della legge 5 febbraio 1992 n. 104 e successive modifiche ed integrazioni”. La circolare, insomma, chiarisce che il legislatore regionale (bontà sua) ha inteso escludere la quantificazione in ore dalle modalità di fruizione dei permessi retribuiti di cui alla legge 104/92.

Il problema è che la modifica delle modalità di fruizione dei permessi 104, operata dalla l.r. 9/15, non rientrava, a mio modesto parere, tra le competenze del legislatore regionale trattandosi di legge in materia di legislazione sociale rientrante tra le competenze statali.

Nuovo contratto dei regionali in Sicilia, scontro con i sindacati

“Le direttive dell’assessorato per il rinnovo del contratto dei regionali sono pronte – ha annunciato l’assessore Grasso – Ho accolto molte delle proposte che mi avete fatto nei tre incontri che ci sono stati dal giorno del mio insediamento e ho messo parte della mia visione della macchina amministrativa. L’opinione pubblica ci chiede un’erogazione di servizi più qualificati, punteremo al merito e alla produttività e impiegheremo le risorse necessarie. Qualcosa potrà andare a regime subito, qualcosa potrà essere chiuso successivamente, ma con passaggi certi”.

I sindacati però parlano di risorse incerte, decorrenze contrattuali incerte, ad oggi niente saldo Famp del 2017. “Restano nubi sulle intenzioni del governo regionale in merito al rinnovo dei contratti”. Così i sindacati autonomi Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl-Fna confermano le assemblee sit-in in programma il 5 giugno prossimo a Palermo e Catania e rispediscono al mittente “ogni eventuale elemosina”.

Il commissario Ue Oettinger: «I mercati insegneranno all’Italia a votare giusto»

«I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta»: era stata un’entrata a piedi uniti, nella crisi politica, finanziaria ed istituzionale dell’Italia quella del commissario europeo al bilancio Gunther Oettinger.

Era stata la sintesi delle parole dell’esponente della Cdu fatta su Twitter dal giornalista. Parole che hanno immediatamente innescato una furiosa polemica in Italia e causato la reazioni dei palazzi di Bruxelles.

Convocazione dell’assessore alla funzione pubblica sul contratto: tante rassicurazioni per scongiurare i sit-in ma ancora non basta!

A sentire i Confederali, sembrerebbe tutto a posto. Riclassificazione e riqualificazione del personale, progressioni economiche ……merito e produttività.

In realtà le risorse (o quanto meno gli anni di decorrenza) sono incerte e la riclassificazione e riqualificazione (almeno per ora) “solo a parole” e nei limiti delle percentuali e delle risorse assunzionali. Quali sono le invece le certezze? Che a breve non vedremo il saldo famp 2017 e che è stata sfornata l’ennesima circolare sulla mobilità del personale senza informare i sindacati.

Scarica il cominicato

I premi ai dirigenti senza risultati condannano giunta e nucleo di valutazione. La sentenza della Corte dei conti

La sezione giurisdizionale siciliana, con la sentenza 355/2018, ha condannato il nucleo di valutazione per aver distribuito la retribuzione di risultato su una semplice relazione dei dirigenti, in mancanza di indicatori di risultato, di processo e di produttività. Oltre al nucleo di valutazione, la posta di danno maggiore è riservata all’organo di indirizzo politico-amministrativo e al direttore generale, non solo sulla retribuzione di risultato distribuita, ma anche sull’errata determinazione della retribuzione di posizione in assenza dell’obbligatoria costituzione del fondo e della pesatura delle diverse posizioni dirigenziali.

Riscatto pensionistico della laurea. Novità

Il riscatto della laurea è un istituto che permette di includere fra la contribuzione utile ai fini pensionistici il periodo del corso di studi (post diploma) a pagamento e a determinate condizioni.

Considerando che, tra laurea triennale e specialistica, il periodo di permanenza presso un ateneo è di cinque anni, poter inserire i periodi di studio nel proprio fascicolo previdenziale rappresenta un vantaggio non trascurabile.

Al momento di andare in pensione si avranno così più contributi versati.

Il riscatto della laurea a fini pensionistici può essere richiesto da tutti i lavoratori  che abbiano già conseguito il titolo di studio, e non siano già coperti da contribuzione nel periodo di frequentazione dell’università. E’ consentito riscattare solo gli anni previsti dalla durata ordinaria del corso di laurea, se lo studente è andato fuori corso non avrà la possibilità di riscattare gli anni in più che ci ha impiegato per laurearsi.

Il riscatto può riguardare l’intero o i singoli periodi.

Con l’entrata in vigore dell’art. 2 del decreto legislativo n. 184/1997, la possibilità di riscattare gli anni del corso di laurea viene estesa anche alle ipotesi in cui la laurea non sia titolo necessario all’ammissione in servizio.

Per quanto riguarda l’onere del riscatto laurea per i dipendenti della regione siciliana, sembrerebbe che, per i dipendenti del comparto non dirigenziale, gli Uffici del Dipartimento della Funzione Pubblica, senza una disposizione che estenda il giudicato, siano obbligati a definire le istanze di riscatto laurea secondo la legislazione statale, applicando, invece, la legislazione regionale più favorevole per i dirigenti, malgrado diverse pronunce della Corte dei Conti abbiano più volte condannato la Regione alla restituzione di somme indebitamente versate, maggiorate di interessi e rivalutazione monetaria.

La Sezione giurisdizionale di Appello della Corte dei Conti per la Regione Siciliana, infatti, con sentenze n.176 del 22/4/2014 e n.166 del 5/6/2012 e, da ultimo, la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Siciliana in composizione monocratica con sentenza n.620/2016, hanno definitivamente affermato il principio che il riscatto anche parziale del periodo del corso legale di laurea debba essere calcolato ai sensi dell’art. 77 della legge regionale 29 ottobre 1985, n. 41 e del richiamato articolo 9 della legge regionale 3 maggio 1979 , n. 73, che, a sua volta, sostituisce l’articolo 30 della legge regionale 23 febbraio 1962, n. 2.

La Consulta boccia i mega-tagli alle Regioni. Basta con le manovre finanziate con tagli reiterati alle Regioni

Di Jastrow (Opera propria) [Public domain], attraverso Wikimedia CommonsIllegittimo il raddoppio della scure decisa da Renzi nel 2014 anche per finanziare gli 80 euro.

Basta con le manovre di bilancio finanziate in continuazione con il taglio dei trasferimenti alle Regioni. Lo ha detto la Corte costituzionale, dichiarando incostituzionale il raddoppio surrettizio della durata di una manovra di finanza pubblica a carico delle Regioni ordinarie. Perciò è illegittima l’estensione al 2020 del contributo di 750 milioni di euro imposto a tali Regioni.

“Le misure di contenimento della spesa pubblica devono presentare il carattere della temporaneità”. I giudici costituzionali hanno anche segnalato che l’imposizione alle regioni di contributi alla finanza pubblica incide sul livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale, “sicché lo Stato, in una prospettiva di lungo periodo, dovrà scongiurare il rischio dell’impossibilità di assicurare il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza in materia sanitaria e di garanzia del diritto alla salute”. “Tale rischio dovrà essere evitato, eventualmente, mediante il reperimento di risorse in ambiti diversi da quelli riguardanti la spesa regionale”.

Articoli correlati

Pensioni, Boeri lancia l`allarme “Toccare l`età costa 20 miliardi”

Repubblica del 24 maggio 2018

Un peso sui conti dello Stato di venti miliardi: a tanto ammonta il costo del nuovo sistema di pensioni delineato nel contratto di governo da Lega e Movimento 5 Stelle, una volta a regime.

A lanciare l’allarme è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante un convegno a Roma. Per smettere di lavorare con “quota 100” tra età e contributi o 41 anni di contributi a qualsiasi età, come prevede il programma di Lega e M5S, si avrebbe «un costo immediato di 15 miliardi all’anno», che salirebbe in seguito a 20 miliardi.

Dipendenti pubblici, calano i giorni di malattia. Ma nella Pa i lavoratori rimangono anziani e con poca formazione

Corriere della Sera del 23 maggio 2018

I dati dell’Inps e un’analisi condotta da FPA, società del gruppo Digital360, nell’ambito del Forum PA 2018 segnalano “i primi effetti della linea dura sull’assenteismo” nella Pubblica amministrazione adottata con la riforma Madia.

Il Forum mette in evidenza come siano scesi del 10,6% in un anno dei giorni di malattia e siano parimenti diminuiti i certificati medici.

Numeri e percentuali rivelano intanto che la PA italiana con i suoi 3.247.764 dipendenti, ha il 70% in meno di impiegati rispetto alla Germania, il 65% rispetto all’Inghilterra, il 60% rispetto alla Francia, mentre il 10% in più rispetto alla Spagna. Ma sono in calo: meno 7,2% in 8 anni, cioè 246.187 persone sono uscite dagli uffici pubblici e non sono mai state rimpiazzate.