La Sicilia dei miracoli: assunti 16 mila precari

Il Fatto Quotidiano del 5 maggio 2018

Sono quasi 2900 destinati alla Resais, il carrozzone-parcheggio del lavoro in Sicilia che da 15 anni raccoglie le maestranze delle avventure fallimentari della Regione imprenditrice, e 13 mila da assumere nei Comuni dell’isola: la cambiale principe del voto di scambio (lavoro precario in cambio di consenso nell’urna) firmata in bianco da 30 anni dalla politica siciliana sui bilanci regionali oggi arriva al capolinea della stabilizzazione grazie a un emendamento alla Finanziaria approvato dall’aula che ha dato il via alla maxi-infornata di precari da stabilizzare a partire dal gennaio del 2019.

Stavolta il colpo di mano rischia però di risolversi in una maxi-illusione per decine di migliaia di aspiranti regionali, come ha fatto notare in aula il capogruppo dei grillini, Giancarlo Cancelleri, che ha definito la Resais un “bancomat per voti”: “Una società pubblica non potrà assumere persone senza un concorso e 11 governo non troverà un dirigente disposto a firmare le assunzioni: pochi giorni fa nelle Marche quelli che hanno dato il via a 776 assunzioni sono stati denunciati”.

Assunzioni nel pubblico. La qualità può arrivare solo da nuovi concorsi

Mi ha colpito questo articolo di Francesco Verbaro pubblicato sul Sole 24 Ore del 30 aprile scorso di cui riporto solo alcuni passaggi salienti ma che vi consiglio di leggere interamente.

Il Sole 24 Ore del 30 aprile 2018

–di Francesco Verbaro

Dopo un lungo confronto con Regioni ed enti locali, la Funzione pubblica ha elaborato il testo definitivo delle Linee guida sui nuovi concorsi pubblici e sulla pianificazione dei fabbisogni di personale.

Si tratta di linee di indirizzo che nel superare la dotazione organica pongono finalmente l’attenzione su aspetti qualitativi importanti come i profili professionali, storicamente sacrificati dalle amministrazioni sull’altare delle istanze sindacali o, peggio, del consociativismo politico clientelare.

Un’occasione, speriamo, per cambiare sostanzialmente la Pa già dal reclutamento, nell’ambito di una politica di investimento in capitale umano.

Più volte è stato denunciato che la Pa è un pessimo datore di lavoro. La cattiva performance si registra già dal reclutamento con rari concorsi, volti a verificare conoscenze formali, tardivi e lunghi. Negli ultimi anni ormai gran parte delle nuove assunzioni a tempo indeterminato è stata costituita da stabilizzazioni di personale precario. Ciò porta a selezionare non sempre i migliori, con il giusto spirito e l’adeguata motivazione. Assumere personale che per anni è stato “maltrattato” non porta a reclutare dipendenti motivati ed entusiasti, ma persone che con il datore di lavoro hanno avuto non di rado contenzioso. Il contrario di ogni sana regola di buon recruitment e di engagement.

Non solo, quindi, non attraiamo i migliori, ma li reclutiamo male e li demotiviamo subito con politiche retributive e di carriera disincentivanti.