Sentenza della Corte di giustizia Ue. La reperibilità è “orario di lavoro” e va pagata

Secondo i magistrati europei in determinate circostanze la reperibilità va compresa nell’orario di lavoro. Questo perché il dipendente è limitato nelle sue azioni e non può riposarsi come dovrebbe.

Ci sono dei settori ad esempio in cui viene chiesto al dipendente di presentarsi al lavoro con la massima urgenza; ed è proprio a questi che fa riferimento una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea secondo la quale in determinati casi la reperibilità va considerata a tutti gli effetti come orario di servizio.

Ciò naturalmente non vale quando la reperibilità non presenta quel parametro di urgenza rilevato dalla Corte di Giustizia; qualora al dipendente venga chiesto di essere solamente a disposizione del datore di lavoro – affinché questo possa contattarlo in qualsiasi momento – la reperibilità non sarebbe compresa nell’orario di lavoro.

Lavoro fasullo per 1.800 precari: la Corte dei conti chiede che ex presidente e assessori risarciscano cifre record

Repubblica del 14 luglio 2018

La procura regionale della Corte dei conti ha citato in giudizio per danno all’erario l’ex giunta regionale guidata da Rosario Crocetta e gli assessori Ester Bonafede, Nino Bartolotta, Luca Bianchi, Lucia Borsellino, Dario Cartabellotta, Mariella Lo Bello, Nicolò Marino, Nelli Scilabra, Michela Stancheris, Patrizia Valenti e Linda Vancheri, l’ex dirigente del Lavoro Anna Rosa Corsello e gli ex dirigenti del Ciapi.

Sono accusati di aver dissipato 35 milioni di euro di fondi europei e statali che avrebbero dovuto essere utilizzati per retribuire l’attività di formazione e di politiche attive del lavoro espletata, per otto mesi, da circa 1.800 ex sportellisti a favore di novemila cassintegrati.

Lo scandalo Ciapi per il progetto Spartacus scoppiò nel 2014. In base alle indagini della Guardia di finanza scattate dopo un esposto di alcuni ex sportellisti, si appurò che pressoché nessuna attività lavorativa era stata fatta e che, invece di operare in uffici del dipartimento Lavoro, gli ex sportellisti erano stati assegnati ad alcune scuole e ad altri rami dell’amministrazione ma sempre per restare sostanzialmente inattivi, almeno secondo quanto dichiarato da alcuni capi di istituto.