Quota 100. Per i dipendenti pubblici la liquidazione bloccata per otto anni

Il Messaggero del 4 gennaio 2019

La Regione Siciliana aveva anticipato i tempi introducendo il blocco della buonuscita (norma, a mio avviso, punitiva e di dubbia costituzionalità per la disparità di trattamento che crea) per i dipendenti regionali che hanno aderito al prepensionamento ai sensi della L.r. 9/15.

Ora lo Stato vuole copiarci.

Tra le norme, infatti, inserite nel decreto legge per la riforma delle pensioni, un provvedimento blocca, fino a otto anni, l’erogazione della buonuscita dei dipendenti pubblici.

Tra le norme inserite nel decreto legge per la riforma delle pensioni che l’esecutivo potrebbe approvare nel prossimo consiglio dei ministri, previsto per il 14 gennaio, è stata inserita anche una disposizione che riguarda i dipendenti dello Stato.

Per i lavoratori statali che lasceranno in anticipo il lavoro, utilizzando lo scivolo di Quota 100, infatti, la buonouscita potrebbe essere pagata soltanto nel momento in cui matureranno i requisiti previsti dalla legge Fornero. Quindi una volta raggiunti i 67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva Insomma, il ritardo dell’erogazione slitta e potrebbe arrivare fino a otto anni dopo il pensionamento.

Il decreto prevede, però, che rimangano in vigore anche le regole attuali della buonuscita. Oggi, infatti, Tfr e Tfs vengono erogati solo fino a 50mila euro, mentre, se l’importo dovesse superare quella cifra, ma inferiore ai 100mila, verrebbe liquidato in due rate annuali (con un ritardo, quindi, di 12 mesi).

Se, invece, l’importo superasse i 100mila euro, le rate annuali diventerebbero tre. E quindi, per esempio, se uno statale lasciasse il lavoro a 62 anni di età avendo versato 38 anni di contributi (come previsto da Quota 100) e se avesse maturato una liquidazione superiore a 100mila euro, per avere l’intera cifra dovrebbe aspettare comunque i 70 anni. Il governo, consapevole di questo problema, potrebbe contrattare con l’Abi la possibilità di un anticipo bancario per permettere ai dipendenti pubblici di ottenere in tempi più brevi la liquidazione.