In pensione dal 2021 a 67 anni e 1 mese: gli italiani vivono sempre più a lungo

Un mese in più per l’età della pensione di vecchiaia, che nel 2021 passerebbe a 67 anni e 1 mese invece di restare ferma all’attuale livello di 67 anni. I dati demografici sulla speranza di vita producono effetti anche sulle regole previdenziali e quelli appena rilasciati dall’Istat, relativi al 2018, risultano più positivi rispetto alle previsioni. La sopravvivenza degli italiani insomma continua ad aumentare: la speranza di vita alla nascita ha toccato lo scorso anno gli 83 anni, in crescita dagli 82,7 del 2017. Questo è il dato complessivo, mentre gli uomini sono arrivati a 80,9 e le donne a 85,2.


Commento

Di questo passo, e in base a statistiche effettuate secondo la “media del pollo”, ci faranno morire in servizio.
Ma tanto i nostri politici lo sanno che siamo “accollatvi”, mica siamo in Cile, a Hong Kong o in Francia (solo per citare popoli con le palle). Siamo leoni solo sui social.

L’Italia, come molti altri Paesi, adotta il sistema pensionistico “a ripartizione” fondato su un patto intergenerazionale: l’equilibrio tra entrate e uscite è cioè garantito dal fatto che, attraverso i loro contributi, gli attuali lavoratori sostengono le prestazioni pensionistiche di quanti sono già andati in pensione; a propria volta, questi cittadini vedranno quindi pagate le proprie pensioni grazie ai giovani lavoratori del futuro, e così via.

Questo è un sistema assurdo e perverso. È come se uno versasse mensilmente in banca un importo che non può più toccare, un importo che potrà prelevare in quote mensili solo a condizione che un altro abbia iniziato a versare perché, nel frattempo, ciò che tu hai versato è sparito.

Se poi avviene ciò che accade in Italia e cioè che l’Inps oltre a erogare pensioni, elargisce denaro ai bisognosi: invalidi, superstiti, disoccupati, senzacasa, famiglie bisognose, etc. (spese che lo Stato dovrebbe – sottolineo il dovrebbe – coprire con trasferimenti all’Inps) ecco spiegato il fatto che l’Inps è perennemente in rosso e per far tornare i conti il governo è costretto a continui innalzamenti dell’età pensionabile e riduzioni dell’assegno (vi consiglio la lettura dell’articolo in fondo alla pagine).

Una soluzione ci sarebbe, ed è sempre la stessa: copiare da chi fa meglio di noi. In Germania, per esempio, assistenza e previdenza dipendono da istituti diversi. Se vogliamo salvare i pensionati, l’unica cosa da fare è chiudere l’Inps e creare un Ente Pensioni, finanziato dai contributi dei lavoratori, e un Ente Solidarietà, a carico dello Stato, a cui demandare l’aiuto a chi non ce la fa.

L’Inps spende cento miliardi l’anno in pura assistenza. Separiamo pensioni e solidarietà o chiudiamo l’Inps