Stabilizzazioni in Sicilia: torna l’apprensione per la decisione della Corte Costituzionale

Il Consiglio dei Ministri riapre la questione della fine del precariato storico in Sicilia, impugnando la normativa regionale sulle procedure di reclutamento e sull’applicabilità del primo comma, lett. b), della legge Madia.

Il Consiglio dei Ministri, fino all’emanazione della legge regionale 6 agosto 2019 n. 15, non aveva rilevato profili di incostituzionalità della disciplina regionale siciliana, malgrado prevedesse procedure riservate al personale contrattista, senza obbligo di un equo accesso dall’esterno.

Solo grazie alla volontà politica di rinunciare al ricorso, i Comuni hanno potuto stabilizzare il proprio personale precario, anche ricorrendo al comma 1, del D. Lgs. n. 75/2017, oggetto di critiche da parte dell’Avvocatura dello Stato e, prima della legge regionale 15/2019, ritenuto inapplicabile anche dal Consiglio di Giustizia Amministrativa.

L’Assemblea Regionale Sicilia, anziché rimanere soddisfatta della non impugnazione di una norma con forti dubbi di costituzionalità, ha deciso di forzare la mano, prevedendo che non solo i precari potevano essere assunti senza garantire un pari accesso dall’esterno, ma potevano farlo senza prove concorsuali.