Coronavirus, Inail chiarisce: “Datore di lavoro responsabile del contagio solo se ha violato obblighi”

La responsabilità del datore di lavoro nell’infortunio di un dipendente da contagio Covid è ipotizzabile solo in caso di violazione della legge o di obblighi. L’Inail  ha chiarito in una circolare come imprenditori e titolari di attività commerciali non rischino né in sede penale né civile in caso di dipendenti che si ammalano sul luogo di lavoro nel caso in cui abbiano rispettato protocolli e linee guida.

“Il rispetto delle misure di contenimento, se sufficiente a escludere la responsabilità civile del datore di lavoro – si legge nella circolare dell’Inail – non è certo bastevole per invocare la mancata tutela infortunistica nei casi di contagio da Covid, non essendo possibile pretendere negli ambienti di lavoro il rischio zero”.

Il riconoscimento “dell’origine professionale del contagio – scrive ancora l’Istituto di previdenza – si fonda su un giudizio di ragionevole probabilità ed è totalmente avulso da ogni valutazione in ordine alla imputabilità di eventuali comportamenti omissivi in capo al datore di lavoro che possano essere stati causa del contagio”. Non possono, perciò, confondersi “i presupposti per l’erogazione di un indennizzo Inail (basti pensare a un infortunio in “occasione di lavoro” che è indennizzato anche se avvenuto per caso fortuito o per colpa esclusiva del lavoratore), con i presupposti per la responsabilità penale e civile che devono essere rigorosamente accertati con criteri diversi da quelli previsti per il riconoscimento del diritto alle prestazioni assicurative”.

Fase 2 uffici, cosa cambia: termoscanner, stazioni di igienizzazione e smart working a scelta

Termoscanner all’ingresso, aree di igienizzazione, barriere tra postazioni, applicazioni sui cellulari che consentano di chiamare l’ascensore a distanza. E ancora: aziende simili ad ospedali, open space modulabili, huddle rooms, numeri ridotti e smart working a scelta. Ecco come potrebbero essere riorganizzati gli uffici post Coronavirus. Gli spazi dovranno essere studiati in modo da consentire il distanziamento sociale ed evitare occasioni di assembramento. E fino a quando l’emergenza non sarà terminata, dovrebbe essere obbligatorio indossare la mascherina. Di certo, la pandemia cambierà per sempre il nostro modo di vivere in ufficio e, soprattutto, i luoghi di lavoro.

Il telelavoro non verrà abbandonato. Il Guardian, per esempio, spiega che Twitter ha già comunicato ai dipendenti che gli accordi di smart working stipulati durante la pandemia diventeranno definitivi: nessuno sarà obbligato ad andare in ufficio, ma si tratterà di una libera scelta. E la stessa cosa ha deciso il colosso inglese di telecomunicazione, BT: anche in questo caso il personale potrà scegliere se tornare nei call center o continuare a lavorare da casa.