Il crollo del pil taglia le pensioni contributive riduzione fino al 3%

Crolla il prodotto interno lordo e la sua caduta ha l’effetto di limare le pensioni degli italiani che lasceranno il lavoro nei prossimi anni. L’impatto per ora è contenuto, anche se non trascurabile, con una riduzione lorda dell’assegno futuro che può arrivare a sfiorare il 3 per cento nel 2023 ma è poi destinata ad accentuarsi e comunque a permanere nel tempo. Il calcolo dei trattamenti previdenziali è ormai da tempo legato, nel sistema contributivo, all’andamento dell’economia del Paese; un legame che diventa più forte e visibile a mano a mano che questo meccanismo va a regime e che non dipende dalle scelte di questo o quel governo.

A questo punto per farsi un’idea di quello che sta per succedere occorre entrare un po’ più nel dettaglio del meccanismo di calcolo della pensione. Siccome l’impatto della minore crescita si vede solo sulla parte contributiva dell’assegno (mentre la quota retributiva dipende interamente dal livello della retribuzione e dagli anni di attività lavorativa) il primo aspetto da verificare è l’incidenza del contributivo sulle singole pensioni. Le situazioni possibili sono tre e dipendono da due grandi riforme previdenziali fatte nei decenni scorsi. Coloro che alla fine del 1995 (spartiacque della riforma Dini) avevano almeno 18 anni di contribuzione sono stati collocati nel sistema retributivo e quindi hanno il calcolo contributivo solo dal 2012 in poi (anno di avvio della riforma Fomero). Chi al passaggio tra ’95 e ’96 aveva invece meno di 18 anni ricade nel sistema misto e si vede applicare il calcolo contributivo da quell’anno in poi, quindi con un peso molto maggiore. Infine ci sono i lavoratori che avendo iniziato a versare contributi dal 1996 in avanti avranno un assegno integralmente contributivo: molti di loro sono probabilmente ancora lontani dalla pensione, ma ricadono nel contributivo puro anche lavoratori più anziani che lo hanno scelto per vari motivi. Proprio la legge Dini prevede che i contributi versati per gli anni compresi nel nuovo metodo di calcolo, prima di essere trasformati in rendita, siano via via rivalutati con un tasso di capitalizzazione dato dalla crescita media del Pii nei cinque anni precedenti.