Regione, riapertura incerta. Lo smart working? “Un risparmio”

Gli uffici sono ancora chiusi per i pericoli da Covid-19. Per il sindacato Cobas-Codir “non è colpa dei dipendenti. La Regione ha risparmiato nel lockdown almeno 600 mila euro”.

Mentre la Sicilia riparte senza limitazioni su disposizioni della presidenza della Regione siciliana, proprio gli uffici centrali e periferici di Palazzo D’Orleans rimangono semivuoti. Una situazione che, a partire dal caos generato dalla gestione della cassa integrazione in deroga, ha messo al centro del dibattito pubblico in pieno lockdown i dipendenti pubblici, rei di aver fatto ricorso a permessi, ferie arretrate, congedi, e persino per lo smart working. Polemiche non esclusive dell’Isola, ma vive e attive anche a livello nazionale: per il giuslavorista ed ex parlamentare Pietro Ichino “lo smart working spesso significa vacanza”. La frase, riportata dal quotidiano Libero e prontamente smentita da Ichino, prende però nel cuore un problema di percezione sul funzionamento della macchina amministrativa. Perché nonostante l’ultimo censimento certifichi la presenza di 13 mila e 690 dipendenti, le attività amministrative siciliane, in attesa dell’applicazione delle nuove norme sulla semplificazione approvate ieri dall’Assemblea regionale siciliana, vedono un rallentamento.

Sicilia, Musumeci: “Troppe pratiche ferme, i regionali tornino in ufficio” ma i sindacati protestano

Il presidente della Regione Nello Musumeci invita l’assessora regionale agli Enti locali Bernardette Grasso “ad assumere con estrema urgenza le iniziative necessarie” per far tornare in ufficio “già dalla prossima settimana” almeno il 50 per cento del personale e i sindacati salgono sulle barricate.

Il ministro della Funzione pubblica. Smartworking nella Pa, il 30% dei dipendenti pubblici continuerà a lavorare da casa

È ora di rientrare. Dopo il 90% di dipendenti pubblici in smartworking nella fase acuta, gli uffici della Pubblica amministrazione si stanno via via ripopolando. Dopo il 4 maggio, come previsto anche dal decreto Rilancio, «al fine di assicurare la continuità dell’azione amministrativa», si prevede la «progressiva riapertura di tutti gli uffici pubblici» con il ritorno in sede di molti dipendenti. Rientro che prevede ancora presenze contingentate e limitate alle attività non svolgibili da remoto.
Ecco perché, dice la ministra Fabiana Dadone, «l’obiettivo è quello di mantenere l’esperienza del lavoro agile in una percentuale del 30% dei lavoratori». Tutti gli altri torneranno in ufficio, anche se con ingressi scaglionati e secondo una turnazione decisa in autonomia dalle singole amministrazioni. Ma almeno fino alla fine dell’anno una parte dei dipendenti pubblici potrà continuare l’esperienza del lavoro agile, in attesa, promette la ministra di «farlo diventare strutturale».

Il ministro della Funzione pubblica replica a Ichino: «Smart working? Parole irrispettose. In ufficio uno su tre»

La titolare della Funzione pubblica replica a Ichino che aveva parlato di vacanze pagate: «Gli uffici non hanno mai chiuso». Le persone esentate dal servizio? «Una percentuale residuale».


Ichino: «Lo smart working? Per molti dipendenti è stata vacanza»

Il caso Cassa integrazione. La verità di Vindigni

Il caso ha fatto rumore ed è stato per giorni al centro delle cronache: ora Giovanni Vindigni, ex dirigente regionale finito nell’occhio del ciclone per la vicenda Cassa integrazione in deroga, ha deciso di parlare e raccontare la sua versione dei fatti. Lo fa tramite il suo legale, Antonia Brancaforte, che spiega come le dimissioni dell’ormai ex dirigente generale del dipartimento Lavoro, rassegnate il 6 maggio, siano state il risultato di una “serenità lavorativa” compromessa a causa di una “attribuzione di responsabilità al dottor Vindigni, da parte della stampa, delle tv, dei network e, conseguentemente, della ordinaria opinione pubblica e politica”.