Così lo smart working divide in due la Pa: i dipendenti qualificati e gli esuberi di fatto

Vi segnalo la lettura di questo articolo di Francesco Verbaro pubblicato su www.ilsole24ore.com.

Vi propongo un piccolo stralcio ma vi consiglio la lettura di tutto l’articolo che trovate al link in fondo alla pagina.


È emerso che vi sono dipendenti bravi che abbiamo sovrautilizzato e personale poco qualificato che non è stato coinvolto e lasciato ai margini. Il lavoro da remoto ha accentuato una polarizzazione, già esistente, nella distribuzione dei carichi di lavoro che rispecchia la polarizzazione di competenze. Emerge un mondo sommerso di sottoccupati, figli di una strutturale cattiva gestione del personale nella Pa e di una dirigenza immersa nell’attività funzionariale, poco capace di organizzare e programmare il lavoro. Data l’età media elevata dei dipendenti e la scarsa o pessima attività di riqualificazione è naturale che emerga del personale poco utilizzabile o in eccedenza. Pochi inoltre possono lavorare utilizzando piattaforme che consentono di accedere ad archivi, alla documentazione utile, di aggiornarsi, di protocollare o di lavorare in team. Con lo Smart Working è emerso anche quello che tutti sanno e che non si dice: nella Pa una parte di personale non è facilmente utilizzabile…..continua a leggere

Smart working per gli statali verso la proroga a fine anno

Il Sole 24 Ore del 23 giugno 2020

La «regola» del lavoro agile per i dipendenti della Pubblica amministrazione, avviata nelle fasi più buie dell’emergenza Corona virus si allungherà ancora. La proroga dovrebbe arrivare in questi giorni all’interno dei correttivi al decretone anticrisi all’esame della Camera: la data è ancora da individuare, ma l’ipotesi più probabile guarda direttamente al 31 dicembre. Con il risultato che al netto del rischio di una seconda ondata epidemica la generalità della pubblica amministrazione sarebbe l’ultimo settore a ripartire a regime, dal 1° gennaio dell’anno prossimo.

In discussione c’è il prolungamento dei cambio di prospettiva avviato nel pieno dell’emergenza sanitaria prima tramite decreto di Palazzo Chigi e poi con norma primaria.

Oggi è l’articolo 90 del decreto 34 a indicare che negli uffici pubblici il «lavoro agile» è la regola e la presenza è l’eccezione.

Naturalmente si tratta di un’eccezione da modulare nel tempo, secondo gli indirizzi dati dai dirigenti degli uffici a cui la Funzione pubblica ha chiesto con la direttiva 3 del 4 maggio di garantire i servizi indispensabili alla ripresa progressiva delle attività economiche. Mossa che secondo quel che risulta a Palazzo Vidoni avrebbe riportato in ufficio in queste settimane un altro 20% di dipendenti pubblici, accanto al 10% (prima di tutto medici e infermieri) che non ha abbandonato il posto nemmeno a marzo e aprile.