COMUNICATO STAMPA. Il Cobas-Codir ha formalizzato il mandato ai propri legali per querelare Musumeci

COMUNICATO STAMPA
Il Cobas-Codir ha formalizzato il mandato ai propri legali per querelare Musumeci

Palermo, 22 luglio 2020
Il Cobas-Codir, il sindacato maggiormente rappresentativo della Regione Siciliana, ha, stamane, formalizzato il mandato ai propri legali al fine di predisporre e presentare, con la massima urgenza, una querela penale nei confronti del Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
Tale determinazione nasce a seguito delle irricevibili e lesive dichiarazioni del Presidente della regione contro i dipendenti regionali, definiti nell’80% dei casi, persone inadeguate e che “si grattano la pancia tutto il giorno”.
Tali gravi definizioni, amplificate su tutta la stampa regionale e nazionale, sono state confermate anche successivamente dal Presidente dopo essere stato informato dai giornalisti che un sindacato (il Cobas-Codir) aveva deciso di querelarlo.
Il Cobas-Codir, ritenendo questa condotta fortemente oltraggiosa della dignità personale e professionale di tutti i lavoratori, ha concordato con i propri legali di potere coinvolgere negli atti della querela anche tutti i dipendenti regionali che volessero, con la propria firma, rispedire al mittente queste accuse infamanti che gettano discredito fra l’opinione pubblica e pesano, come un macigno (se non come una pietra tombale) sulle trattive in corso all’Aran Sicilia sulla riqualificazione e riclassificaizone di tutto il personale regionale, da oltre venti anni, sfruttato in nero e in mansioni superiori senza alcun riconoscmento giuridico e tanto meno economico.
La Segreteria Generale Cobas-Codir

Musumeci in una intervista rilasciata al “Foglio” conferma le accuse e rincara la dose. 80% dei dipendenti incapaci e inetti

“Non so cosa sia il pentimento. No, io non mi sono pentito. Ho ragione. Anche i siciliani la pensano come me”. Ha dichiarato, e dunque pensa, che l’80 per cento dei dipendenti regionali, in Sicilia, non lavora ma “si gratta la pancia” e che in pratica si imbuca e si infratta nei sottoscala e negli uffici, superbe oasi di ozio e di sbadiglio dove si vive coccolati e remunerati a carico dello stato.

E sullo smart workink dice:
come ha detto Beppe Sala è il pretesto, a volte, per rimanere nella grotta. “Io credo che Sala abbia ragione. Dello smart working penso tutto il male possibile.

I tempi per la liquidazione del trattamento di fine servizio

I tempi di pagamento subiscono delle modifiche in base alla causa di cessazione del rapporto di lavoro.

La normativa di riferimento è rintracciabile nell’articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 1997, n. 79, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 1997, n. 140 e s.m.i.

Secondo questi dettami normativi indicati la liquidazione del TFS avviene con le seguenti tempistiche:

  • entro 105 giorni, in caso di cessazione dal servizio per inabilità o per decesso. Passata questa finestra temporale spettano gli interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo;
  • oppure dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro, nell’ipotesi in cui questa sia avvenuta per raggiungimento del limite di età. Passati i successivi tre mesi, sono dovuti gli interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo;
  • inoltre, in caso di pensione quota 100, i termini di pagamento decorrono dal momento in cui il diritto alla pensione sarebbe maturato;
  • infine dopo 24 mesi dalla cessazione in tutti gli altri casi. Anche qui passati i successivi tre mesi, sono dovuti gli interessi al tasso legale per ogni giorno di ritardo.

Questi tempi valgono anche per i dipendenti regionali.


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