Sindacando - il Blog di Benedetto Mineo
Blog dei dipendenti della Regione Siciliana
Pensioni: Quota 98 dal 2022? È una possibilità cui il governo sta pensando come confermato dalle recenti dichiarazioni del premier Conte. Ma cosa cambia e soprattutto per chi? Già perché quota 98, se dovesse diventare realtà dal 2022, interesserebbe solo alcune categorie di lavoratori e le loro pensioni. Si tratta di coloro che svolgono mansioni gravose.
“L’aumento dei contagi e il conseguente aumento dei casi di dipendenti pubblici risultati positivi al virus del Covid-19 ci preoccupano. Sappiamo che l’amministrazione regionale sta attuando tutte le misure previste dai protocolli per la gestione delle emergenze, dalla mappatura dei contatti delle persone positive, con l’aiuto delle Asp, fino alla sanificazione e igienizzazione dei locali di volta in volta interessati, ma continueremo a monitorare la situazione per essere certi che la salute dei dipendenti pubblici e degli utenti sia sempre tutelata”. A dirlo sono le segreterie regionali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Cobas/Codir e Sadirs, dopo la notizia di un dipendente risultato positivo al coronavirus all’assessorato regionale alla Salute di Palermo.
Riteniamo, intanto, che sia necessario attivare tutte le procedure per il lavoro agile consentite dalla legge, per esempio garantendo il contatto con l’utenza attraverso il trasferimento di chiamata dagli uffici ai portatili dei dipendenti. Anche per questo, è fondamentale portare avanti il dialogo col governo su una appropriata gestione del lavoro agile, al fine di riportare il tema al livello della contrattazione, così come sta avvenendo anche a livello statale”.
Uso obbligatorio delle mascherine quando si è tra estranei, registrazione e tamponi rapidi per chi proviene dall’estero, controlli periodici sul personale sanitario e sui soggetti cosiddetti fragili, oltre ai divieti di assembramento. Sono queste le ulteriori misure di prevenzione contenute nella nuova ordinanza del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, per limitare il contagio del Coronavirus nell’Isola. Il provvedimento, appena firmato, entrerà in vigore mercoledì e avrà efficacia fino al 30 ottobre.
Prima dell’improvvisa esplosione della pandemia, nel nostro Paese si contavano circa 570mila lavoratori agili, che nei mesi più critici, per contenere la diffusione del virus, sono diventati addirittura tra 6 ed 8 milioni. Numeri record che hanno cambiato il modo di approcciarci a questa modalità di lavoro, che, invece, in altre parti d’ Europa aveva già preso piede.
In questi mesi, la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, ha più volte ribadito la necessità di aprire ufficialmente il confronto sullo smart working, con l’obiettivo di incentivare ma anche regolare questa modalità di lavoro, a partire dal diritto alla disconnessione. E proprio in quest’ottica si è svolto un primo incontro con le parti sociali.
Stiamo parlando di ‘amministrazione trasparente’ quella sezione dei siti di tutte le istituzioni italiane obbligatoria nella quale devo essere pubblicati e reperibili tutti gli atti pena la loro nullità. Per anni la Regione siciliana e in particolare negli anni fra il 2008 e il 2012 almeno, ha avuto in bella mostra sul proprio sito gli elenchi di tutti gli incarichi. In un periodo ampio di circa un anno e mezzo c’era perfino una sezione ben visibile in home page dalla quale si accedeva direttamente agli elenchi. E su quegli elenchi i giornali hanno fatto articoli, disamine, denunce. Chiunque abbia prestato la propria opera per l’amministrazione pubblica in quegli anni è stato vivisezionato.
E adesso? Gli elenchi non si trovano più ma le disposizioni di legge sull’amministrazione trasparente sono tutte rispettate, assicurano dall’amministrazione.
Palermo, 23 settembre 2020
A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!
Il sospetto che il feroce attacco contro i dipendenti regionali lanciato dal presidente su tutti i media locali e nazionali (“L’80% dei dipendenti regionali si gratta la pancia dalla mattina alla sera”) avesse come fine quello di non pagar loro il salario accessorio, ora è una certezza:
ERA TUTTO PREMEDITATO!
Come denunciato in una nota congiunta a firma di tutte le organizzazioni sindacali regionali, a seguito della deliberazione della Giunta Regionale n. 249 dell’11.06.2020 recante “Utilizzo dell’avanzo di amministrazione dell’esercizio 2019 nell’anno 2020” e dei successivi atti formali posti in essere dalla Ragioneria Generale, sono state individuate, in apposite tabelle, le priorità di spesa dell’amministrazione regionale per le quali le variazioni di bilancio che avrebbero avuto immediato seguito istruttorio. Tra tali priorità individuate, non risultano esserci spese connessa al personale relativa all’anno 2019, tra cui quelle concernenti i premi relativi alla “performance” 2019.
Risorse a parte, è veramente un fatto gravissimo l’intromissione del presidente nel processo di valutazione che deve essere invece effettuato ad opera dell’Organismo “Indipendente” di Valutazione (OIV). Solo a quest’ultimo spetta, infatti, la valutazione della performance organizzativa dell’amministrazione regionale ma, purtroppo, a distanza di oltre 3 mesi dalla scadenza dei termini previsti dalla vigente normativa non c’è ancora traccia della “Relazione annuale sulla performance 2019” che, dopo l’apprezzamento ad opera dell’organo di indirizzo politico-amministrativo deve essere inviato all’OIV che dovrà procedere alla validazione.
E’ ormai chiaro che il governo vorrebbe far pagare al personale la propria inconcludenza e inettitudine. A oltre 1/3 del suo mandato basta leggere il programma elettorale di Musumeci per verificare che nessuno dei punti indicati (servizi efficienti e di qualità, sanità, sicurezza, trasporti, etc.) è stato fin qui realizzato.
Il COBAS-CODIR non ci sta e chiamerà a raccolta i regionali con una serie di iniziative che verranno comunicate successivamente qualora tale situazione non dovesse sbloccarsi in tempi brevi.
La scrivente organizzazione sindacale, maggiormente rappresentativa nel comparto e nella dirigenza dell’Amministrazione regionale siciliana, desidera porre all’attenzione di codesto spettabile Dipartimento la questione relativa al taglio, in caso di malattia, degli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione disciplinato dalla cd. riforma Brunetta varata in data antecedente all’emergenza epidemiologica da COVID 19.
L’art.71, primo comma, del decreto n. 112/08 convertito in legge n. 133/08 prevede, infatti, che, per gli eventi morbosi di durata inferiore o uguale a dieci giorni di assenza, ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni è corrisposto esclusivamente il trattamento economico fondamentale con decurtazione di ogni indennità o emolumento, comunque denominata, avente carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio. Ai fini della decurtazione si fa riferimento ad ogni episodio di malattia che colpisce il dipendente, anche della durata di un solo giorno, e per tutti i primi dieci giorni di ogni evento morboso.
L’introduzione di suddetta normativa ha comportato tagli consistenti degli stipendi inducendo i lavoratori pubblici a recarsi a lavoro anche in presenza di raffreddore, tosse o sintomi influenzali lievi a fronte di un aumento della produttività tutta da dimostrare.
Dal momento che in questo periodo di emergenza epidemiologica da Covid 19 i sintomi sopra indicata sono comuni a quelli da coronavirus, si chiede a codesto Dipartimento, oltre alle raccomandazioni e agli appelli a lavoratori o studenti di rimanere a casa in presenza di sintomi influenzali, di volere valutare una sospensione, mediante opportuni provvedimenti anche di natura legislativa, l’applicazione del sopra citato art. 71 del decreto n. 112/08 fino a quando l’epidemia non sarà debellata.
Certi della sensibilità e di cortese disponibilità si resta in attesa di gradito riscontro.
Cordiali Saluti.
Il mito della meritocrazia assurto come principio ordinatore di una società giusta, è, in realtà, nient’altro che la legittimazione morale della diseguaglianza.
Cosa intendiamo esattamente per merito? Aver superato il concorso? Aver preso la laurea? Essere diventato notaio, chirurgo, deputato? Essere ricco, di successo e bello? Ecco, giudicare il merito sulla base dei risultati è chiaramente una scorciatoia. Un bel principio applicato decisamente male. E, si sa, in questi casi i costi sono sempre maggiori dei benefici. Perché, se applichiamo acriticamente la retorica della meritocrazia che ci porta a pensare che dobbiamo premiare, socialmente, economicamente, politicamente, chi ce l’ha fatta, il passo successivo è l’equivalenza per la quale premiare chi ce la fa implica punire chi, invece, non ce la fa. Se manchi la promessa di Obama secondo cui «chi ci prova ce la fa» e tu non ce la fai, allora vuol dire che, in fondo, non ci ha provato abbastanza e la colpa del fallimento è solo tua. Eppure, è come se questo schema iniziasse a mostrare i primi segni di malfunzionamento.
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