Lo smart working non è telelavoro

Durante il lockdown, in tanti utilizzavano l’espressione “Niente sarà più come prima!”, convinti non si sarebbe tornati indietro da alcuni cambiamenti imposti dal Covid-19 (dalle mascherine allo smart working).

E invece, perdurando ancora l’emergenza, assistiamo sempre più spesso a  tentativi di ritorno al passato. È quello che sta succedendo in molte pubbliche amministrazioni che si stanno affrettando a riportare in ufficio tutti i dipendenti, nonostante l’emergenza non sia cessata.

Ci sono stati già vari casi di Ministeri, Università, Comuni ed Enti che hanno revocato la modalità di lavoro agile per tutto il personale.

Tutti casi segnalati immediatamente dalla Federazione Lavoratori Pubblici (FLP) e dalla Confederazione indipendente Sindacati Europei (CSE) al Dipartimento della Funzione Pubblica di Palazzo Chigi, che ha richiesto chiarimenti alle amministrazioni interessate in considerazione delle norme vigenti.

Nelle prossime settimane vedremo sempre più iniziative di questo tipo.

L’incapacità di comprendere la cultura e le potenzialità dello smart working è purtroppo comune a troppi manager del pubblico e del privato. Le polemiche sullo smart working, infatti, rivelano una visione ottocentesca del lavoro e della sua organizzazione basata sul controllo.

Tra le priorità nelle istanze di variazione di bilancio non figurano le spese relative alla liquidazione della “performance” per comparto e dirigenza

Oggetto: Limiti all’utilizzo delle quote vincolate dell’avanzo di amministrazione dell’esercizio 2019 nel corso dell’anno 2020.

Le scriventi Segreterie regionali, hanno appreso, che in riferimento alla deliberazione della Giunta Regionale n. 249 del 11.06.2020 recante “Utilizzo dell’avanzo di amministrazione dell’esercizio 2019 nell’anno 2020” ed a quanto rappresentato dall’Assessorato all’Economia con successivi atti formali, sono state individuate, in apposite tabelle, le priorità di spesa sulla base delle indicazioni fornite dai competenti rami di Amministrazione regionale, entro i limiti delle risorse utilizzabili di cui alla predetta deliberazione, per complessivi 110 milioni di euro.
A seguito di ciò, la Ragioneria Generale, ha diramato l’elenco delle priorità per comunicare a tutti gli Uffici interessati, quali istanze di variazioni di bilancio devono avere immediato seguito istruttorio, con la precisazione che le Ragionerie centrali si asterranno dal provvedere per le istanze giacenti presso di esse non incluse tra le priorità individuate nell’elenco in argomento.

Tra tali priorità individuate, non risultano esserci spese connessa al personale relativa all’anno 2019, tra cui quelle concernenti la “performance” del comparto non dirigenziale e l’indennità di risultato dell’Area della dirigenza, con la spiacevole conseguenza, che nessuna spettanza accessoria, potrà essere liquidata al personale entro il corrente anno.
Solo adesso, iniziamo, forse, a comprendere le motivazioni che probabilmente erano alla base delle roventi dichiarazioni di questa estate, che hanno, ingiustamente, consentito di gettare discredito in capo ai dipendenti della Pubblica Amministrazione regionale Siciliana.
Quanto sopra, auspicando che le notizie fin qui acquisite, siano frutto di una non corretta e completa informazione, con la presente, siamo a chiedere alle SS.LL, quale siano le motivazioni che hanno consentito il determinarsi di tale eventuale situazione.
Si resta in attesa di cortese urgente riscontro.