Coronavirus. Tamponi e test sierologici imposti dal datore di lavoro. Il parere legale e i chiarimenti del garante della privacy

«Tamponi obbligatori per tutti in azienda? La risposta è, ad oggi, negativa, perlomeno in Italia. Infatti nessuna delle due attività è giustificata da disposizioni di legge o appositi protocolli con le parti sociali». Lo afferma Nadia Martini di Rödl & Partner, colosso internazionale della consulenza legale presente in 50 paesi nel mondo tra cui l’Italia. «In mancanza di una norma di legge, il trattamento dei dati sanitari raccolti mediante il tampone o il test sugli anticorpi sarebbe legittimo solo in forza di un consenso libero del singolo dipendente, cioè senza alcuna possibile imposizione da parte del datore di lavoro; consenso che, nel contesto del rapporto di lavoro, non potrebbe essere libero».

Peraltro, i trattamenti di dati particolari come quelli in esame contrasterebbero pure con il principio di necessità e liceità. «Ad oggi, infatti la normativa – spiega l’esperto di Rödl & Partner – ammette unicamente i trattamenti di dati Covid-19 indicati dal Protocollo del 14 marzo, quali la misurazione della temperatura corporea all’accesso mediante strumenti che però non consentano la registrazione del dato e la richiesta di autocertificazioni in merito alla non provenienza dalle zone a rischio epidemiologico e all’assenza di contatti, negli ultimi 14 giorni, con soggetti risultati positivi al Covid-19».


Sul punto è intervenuto anche il garante della privacy con due Faq appena pubblicate sul sito del Garante www.garanteprivacy.it.

Le Faq forniscono indicazioni per un corretto trattamento dei dati personali da parte di pubbliche amministrazioni e imprese private e chiariscono i presupposti per l’effettuazione dei test sierologici per il Covid-19 sul posto di lavoro.

Il Garante ha specificato, in particolare, che, nell’ambito del sistema di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro o di protocolli di sicurezza anti-contagio, il datore di lavoro può richiedere ai propri dipendenti di effettuare test sierologici solo se disposto dal medico competente o da altro professionista sanitario in base alle norme relative all’emergenza epidemiologica. Solo il medico del lavoro infatti, nell’ambito della sorveglianza sanitaria, può stabilire la necessità di particolari esami clinici e biologici. E sempre il medico competente può suggerire l’adozione di mezzi diagnostici, quando li ritenga utili al fine del contenimento della diffusione del virus, nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie, anche riguardo alla loro affidabilità e appropriatezza.