Disegno di legge 862 – Richiesta intervento urgente

Le scriventi OO.SS. chiedono al Governo regionale e all’Ars, soluzioni immediate per risolvere la discriminazione di fatto che si è venuta a creare per i dipendenti della Regione siciliana con la dichiarazione di incostituzionalità della norma regionale su Quota 100 e sull’aumento dell’aspettativa di vita.
E’ impensabile che Quota 100 sia inaccessibile per i dipendenti regionali e che, tra l’altro, anche coloro i quali avevano presentato domanda di prepensionamento in base alla L.R. 9/2015, che riconosceva loro i requisiti richiesti, si trovino adesso, a un solo mese dal termine, a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita di 5 mesi, a non poter più andare in pensione.
Per tali ragioni, chiediamo si porti avanti, quindi, la legge che, indicando nel dettaglio la copertura finanziaria necessaria, permetta di superare le ragioni dell’impugnativa, rimettendo in regola i requisiti e concedendo anche ai dipendenti della Regione di usufruire di una norma, quella su Quota 100, che altrimenti avrebbe valore per tutti i dipendenti pubblici dello Stato eccetto che per i regionali. E’ necessario, inoltre, portare a termine i pensionamenti previsti per coloro i quali maturano i requisiti previsti dalla norma entro il 31.12.2020.
Quanto sopra, anche alla luce di quanto avvenuto in data 25 novembre c.a., in occasione dell’audizione tenutasi presso la prima commissione dell’ARS sul disegno di Legge in oggetto, nel corso della quale il Presidente della Commissione ha rappresentato la possibile soppressione dell’art. 2 del predetto disegno di legge, su richiesta del Dirigente Generale del Dipartimento della Funzione Pubblica e del Personale, in considerazione anche del fatto che il disegno di Legge 862, di iniziativa governativa, e conseguente alla delibera di giunta 432/2020, è corredato proprio da apposita relazione tecnica inviata dall’Assessore Bernadette Grasso e firmata dal Dirigente generale Carmela Madonia, consentendo di superare i rilievi del governo nazionale, esclusivamente tecnico contabili all’art. 7 della l.r. 14/2019.
Nello specifico, si precisa che i pensionamenti previsti sono gli stessi indicati dall’art. 52 della l.r. 9/2015 e, quindi, non producono ulteriori aggravi di spesa. E’ intollerabile, infatti, che una platea di dipendenti stimata dall’Amministrazione in poche centinaia di unità, risulti profondamente danneggiata.
Vale la pena precisare, che a riguardo, di recente, il Fondo Pensioni Sicilia nel parere rilasciato su richiesta del Comando Corpo Forestale (prot.n. 11158, del 21 aprile 2020) ha precisato che il contingentamento aveva lo scopo di consentire all’Amministrazione di distribuire in modo ordinato le quiescenze nell’arco temporale di durata del regime transitorio, ma non oltre la scadenza di esso del 31.12.2020.
Inoltre, per ciò che riguarda la c.d. “Quota 100”, ad avviso delle scriventi, secondo quanto previsto dalla l.r. 21/2003, art. 20, comma 3, che prevede ”a decorrere dal 1 gennaio 2004 i requisiti per l’accesso alle prestazioni di cui al comma 1 sono regolati dalle norme relative agli impiegati civili dello Stato”, non sarebbe necessaria nessuna norma alcuna di recepimento e, pertanto, se ne chiede l’immediata applicazione. Ove ciò non fosse condiviso, in subordine, si chiede esplicitamente l’inserimento di una ulteriore norma di recepimento, nel disegno di legge in discussione, inserendo l’apposta copertura finanziaria.
Infine, per quanto riguarda la buonuscita (art. 5) si chiede, attraverso una ulteriore esplicita disposizione normativa, di prevederne la relativa corresponsione entro 24 mesi dalla data di collocamento in quiescenza.

LE SEGRETERIE GENERALI E REGIONALI
Fp-Cgil, Cisl-fp, UIL-fpl, Cobas/Codir, Sadirs e UGL-Fna

Più che una burocrazia “difensiva” è una politica “difensiva” a non voler rimediare ai problemi della PA. Risposta all’articolo di Gian Antonio Stella su Il Corriere della Sera

Ecco un passaggio dell’articolo tratto dal sito blOgLIVERI di Luigi Oliveri che vi consiglio di leggere integralmente.

Non si comprende che l’attacco alla “burocrazia” presunta “difensiva” proviene da una sicura “politica difensiva”, che produce analisi ed “accuse”, senza minimamente curarsi delle proprie responsabilità.

Il fatto è che la “burocrazia”, se intesa come apparato dei dipendenti pubblici ed apparato delle regole, è vittima, non quanto i cittadini, ma vittima, di decisioni regolatorie adottate da Parlamento e Governo e, comunque, da chi svolge funzioni normative e di indirizzo.

Non c’è propensione all’innovazione. Vero. Lo ha dimostrato la pandemia: per partire davvero con lo smart working è stato necessario chiudere le attività in presenza. Si è scoperto solo allora, anche se era chiaro, che gli organi di governo, non la “burocrazia”, non avevano investito un centesimo in reti, connessioni sicure, applicativi per la gestione delle attività da remoto.


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