SMART WORKING IN CAMBIO DELLA RIDUZIONE DELLO STIPENDIO? L’IDEA LANCIATA TRA LE PAGINE DEL CORRIERE DELLA SERA

I cambiamenti, anche negativi, spesso partono così. Si lanciano sondaggi, apparentemente neutrali, si strumentalizzano i risultati a proprio vantaggio e si diffondono sui principali giornali.

In questo modo si sperimenta la reazione del pubblico rispetto al cambiamento e in base a questa si può programmare la sua attuazione nel futuro più o meno immediato.

Ridurre lo stipendio in cambio di smart working?

Questo potrebbe essere il caso della domanda lanciata, quasi ingenuamente, tra le pagine del Corriere della Sera. “Smart working, accetteresti un taglio dello stipendio per non tornare più in ufficio?” è questo il titolo di un recente articolo del giornale di via Solferino.

E la risposta che traspare dalle righe è sostanzialmente positiva, facendo così pensare che in fondo i dipendenti sarebbero disposti ad una riduzione dello stipendio potendo così contare sui presunti benefici dello smart working.

Con il lavoro da remoto si lavora generalmente di più. Non solo: bisogna anche aggiungere che con lo smart working tutta una serie di costi, che vanno dall’elettricità, all’acqua, passando per internet, non sono più a carico dell’azienda, ma del lavoratore. Se si lavora di più e se si hanno nuovi costi a carico, perché mai un dipendente dovrebbe accettare di ridursi lo stipendio?