Brunetta. Processo allo smart working

II ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta prende di petto la questione dello smart working. Parla di lavoro pubblico, ma anche (se non soprattutto) di lavoro privato, impiego del green passa compreso.

Brunetta non solo vuole riportare la gente a lavorare negli uffici pubblici, ribaltando l’attuale criterio per cui il lavoro da casa torna ad essere l’eccezione e non la regola.

Secondo il ministro della Pa far tornare la gente negli uffici, ovviamente – come ha spiegato l’altro giorno con «un rigoroso rispetto delle regole sanitarie, unito al green pass”, poi «consentirebbe al nostro sistema economico, che oggi si trova ancora al di sotto del suo livello di crescita potenziale, un altro scatto in avanti, che gioverebbe ancor più ai settori del terziario urbano, come quelli della horeca (hotel, ristoranti, bar), dell’abbigliamento e dei trasporti».

Già a fine aprile il governo, attraverso il Decreto proroghe, era intervenuto per modificare le norme introdotte in piena emergenza Covid dal governo Conte bis azzerando le percentuali minime (del 50% poi salite al 60%) di smart working previsto per le attività in cui la presenza dei dipendenti non è imprescindibile, ma la misura non ha sortito grandi risultati ed anzi indiverse amministrazioni si sono registrate forti resistenze al rientro in ufficio. All’interno del govemoci sarebbe già un’intesa di massima sul cambio di regole.