Concorsi alla Regione. Sulla riserva dei posti si applica la Madia…..e si avviino subito le progressioni verticali ai sensi del D.L. 80/2021

Palermo, 20 gennaio 2022
La normativa è chiara. Il COBAS/CODIR lo ripete da mesi. Non esiste più la possibilità di riservare, in sede di concorso, una percentuale di posti ai dipendenti interni all’ente.
Le uniche due possibilità per consentire ai dipendenti di progredire in carriera sono:

  • per il triennio 2020/2022 un concorso riservato agli interni nel limite del 30% dei posti disponibili ai sensi dell’art. 22 comma 15 del d.lgs. 75/2017;
  • la procedura comparativa ai sensi del riscritto art. 52 comma 1-bis del d.lgs. 165/2001.

Relativamente a quest’ultima ipotesi, il ministro competente Renato Brunetta, in sostanza, si è ricreduto rispetto alla riforma di 12 anni fa. (Era ora!)
La platea dei dipendenti regionali è invecchiata senza avere in questi anni il giusto riconoscimento in termini di carriera e in termini economici.
A distanza di dodici anni dalla “Brunetta 1” (la riforma che ebbe il demerito di perpetrare un vero e proprio abuso ai danni del personale, bloccando gli avanzamenti di carriera, introducendo fittizie riserve in concorsi mai espletati ma assumendo, di contro, personale senza concorso in base al titolo di studio posseduto) si riapre la possibilità per i dipendenti regionali di far valere le proprie competenze e le skills acquisite nel tempo: con scatti di carriera e incrementi della retribuzione.
Dopo anni di mortificazione delle professionalità interne chiediamo con forza, quindi, al Governo di sfruttare al massimo le opportunità offerte dalla vigente normativa applicando, in sede di revisione dei bandi di concorso, la seguente “road map”: applicare la riserva prevista dall’art. 22 comma 15 del d.lgs. 75/2017 (cd. legge Madia); avviare, contemporaneamente, le procedure previste dall’art. 3 del Decreto Legge n. 80/2021 mediante l’immediata apertura delle trattative sul rinnovo contrattuale (CCRL 2019/2021) e inserire il nuovo ordinamento professionale.

Due miliardi per la formazione dei dipendenti Pa

Tratto da ItaliaOggi

Due miliardi di euro in 5 anni per «ricaricare» di formazione «le batterie» dei dipendenti pubblici. Il piano per «Ri-formare» i 3,2 milioni di lavoratori statali mettendoli nelle condizioni di essere all’altezza delle sfide del Pnrr si articolerà in due filoni. Il primo, inaugurato dal protocollo d’intesa siglato a ottobre dai ministri per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, punta ad accrescere le conoscenze e le competenze dei lavoratori pubblici agevolando, grazie alla collaborazione della Conferenza dei rettori (Crui), l’iscrizione a corsi di laurea e master presso tutte le Università italiane; il secondo prevede l’avvio di programmi formativi specifici per sostenere le riforme previste dal Pnrr.

Il piano strategico per valorizzare il capitale umano della p.a., illustrato ieri da Brunetta e Messa, parte da un dato: nel 2019 gli enti pubblici hanno speso 163,7 milioni per la formazione (dieci anni fa si spendevano 270 milioni). In media1,2 giorni di formazione l’anno. Troppo poco se si considera anche che solo il 5% dei dipendenti ha svolto corsi orientati al digitale e solo il 2,3% per acquisire competenze fondamentali. Di qui la necessità di voltare pagina, resa ancora più urgente dal Pnrr il cui successo, ha osservato Brunetta, «si gioca anche sulle persone». Non solo quelle nuove, ossia i nuovi assunti grazie allo sblocco del turnover e alle capacità assunzionali extra finanziate dal Recovery Plan, ma anche quelle che già lavorano nella pubblica amministrazione. «All’immissione di competenze dovuta ai flussi in ingresso si accompagnerà un investimento massiccio nella formazione dei dipendenti pubblici già in servizio, valorizzata nei nuovi contratti di lavoro, attraverso miglioramenti di carriera e di retribuzione, e rafforzata dal rilancio della Scuola Nazionale dell’Amministrazione (Sna) e di Formez Pa», ha spiegato il numero uno di palazzo Vidoni.

Punto di partenza saranno i contratti collettivi del pubblico impiego che dovranno garantire a tutto il personale pubblico l’accesso a percorsi di formazione mirati ad accrescere le competenze professionali a cominciare da quelle informatiche. In questo senso si muove il Ccnl delle funzioni centrali (che istituisce i cosiddetti differenziali stipendi per remunerare il maggior grado di competenza ed esperienza professionale acquisito dai dipendenti) e la stessa cosa dovranno fare gli altri contratti in corso di definizione nel 2022 (sanità ed enti locali) potendo contare sulle risorse del Fondo per la formazione dei dipendenti pubblici istituito ad hoc dalla Manovra 2022 (comma 613 della legge 234/2021) con una dotazione iniziale di 50 milioni l’anno.Nella formazione dei dipendenti pubblici palazzo Vidoni potrà contare sul supporto delle università ma anche di partner privati come Tim e Microsoft. Con gli atenei, la Funzione pubblica ha sottoscritto due protocolli d’intesa per facilitare gli statali che vogliano laurearsi o conseguire una seconda laurea o un master. Con il dicastero guidato dal ministro Messa, palazzo Vidoni ha siglato un accordo lo scorso 7 ottobre a cui hanno finora aderito 40 università italiane. Un secondo accordo, con l’università Sapienza di Roma, prevede per gli statali l’iscrizione a prezzi molto vantaggiosi (un terzo del costo totale) a corsi di laurea triennale di interesse per le p.a.Tim e Microsoft metteranno a disposizione delle p.a. gratuitamente il loro catalogo sulla formazione delle competenze per l’amministrazione digitale. Si tratterà di pacchetti formativi di cultura digitale sia orizzontali (quindi basici e validi per tutti) che verticali, ossia tarati sulle esigenze delle singole amministrazioni.

Il progetto Syllabus

Il modello di riferimento per la formazione sulle competenze digitali sarà il progetto Syllabus del Dipartimento della Funzione pubblica che, organizzato in cinque aree e tre livelli di padronanza, descriverà l’insieme minimo delle conoscenze e abilità che ogni dipendente pubblico dovrà possedere. La formazione si svolgerà sulla piattaforma online del Dipartimento che consentirà di verificare le competenze di partenza e quelle in uscita. «Al dipendente verrà rilasciato un open badge che riporterà i corsi frequentati e i test superati e i dati complessivi saranno registrati in un fascicolo delle competenze, parte integrante del fascicolo del dipendente realizzato anche grazie al coinvolgimento di Sogei», , ha spiegato Marcello Fiori, Capo del Dipartimento della Funzione pubblica. Fiori ha annunciato l’avvio di un avviso pubblico, aperto fino al 31 gennaio, rivolto a tutti gli operatori di mercato che vogliano presentare proposte di formazione digitale.