I sindacati autonomi scrivono al Governo regionale. Contratto dei regionali, Cobas-Codir, Sadirs e Siad-Csa-Cisal: “Governo vuole riprendere le trattative? Ecco le nostre condizioni

Palermo, 29 giugno 2022 –

“Nonostante le proteste dei lavoratori, il Governo Musumeci ha deciso di tirare dritto sul rinnovo del contratto dei regionali proponendo un aumento più basso rispetto al resto d’Italia e senza riqualificazione, pur essendoci le risorse finanziarie necessarie. Un insulto a migliaia di donne e uomini che ogni giorno garantiscono i servizi ai siciliani, nonostante un blocco ventennale delle progressioni. I sindacati autonomi, che rappresentano oltre il 60% dei dipendenti regionali, torneranno al tavolo solo a precise condizioni: aumenti del 5% in linea con la media nazionale per cui le somme sono già state stanziate (i soldi ci sono già e non servono ulteriori passaggi in giunta di governo), indennità di vacanza contrattuale, riqualificazione e uso delle economie derivate dai pensionamenti”. Lo dicono le segreterie regionali di Cobas-Codir, Sadirs e Siad-Csa-Cisal in una lettera inviata al Presidente Nello Musumeci, all’assessore alla Funzione pubblica Marco Zambuto, alla giunta e ai gruppi parlamentari dell’Ars.

“La proposta di rinnovo presentata all’Aran – spiegano Dario Matranga e Marcello Minio (Cobas-Codir), Fulvio Pantano (Sadirs), Angelo Lo Curto e Giuseppe Badagliacca (Siad-Csa-Cisal) – prevede un aumento medio degli stipendi del 3,78%, contro una media nazionale di oltre il 5%: quasi due punti percentuali che, con l’inflazione alle stelle, pesano come un macigno. La riclassificazione sarebbe immediatamente applicabile, visto che i soldi ci sono, ma manca la volontà politica e solo l’opposizione dei sindacati autonomi ha impedito la firma di un contratto peggiorativo appoggiato invece dai confederali. Il Governo prenda atto che senza il nuovo ordinamento professionale, con la conseguente riqualificazione e riclassificazione del personale, non sarà sottoscritto dai sindacati maggioritari alcun contratto.”

Lavoratori fragili, stop alle tutele nel pubblico: a luglio tutti in ufficio

Tratto da PAmagazine

Lavoratori fragili, è allarme in vista del termine delle tutele. Nonostante il caldo agostano anticipato, la pandemia da Coronavirus sta infatti vivendo una nuova recrudescenza, e cosa ne sarà dei lavoratori fragili statali che dal 1 luglio dovranno tornare in massa a lavoro in presenza?

Il virus galoppa

Ce ne saremo forse accorti anche empiricamente: le persone che stanno contraendo il Covid stanno aumentando nuovamente, anche grazie all’addio delle mascherine nei luoghi pubblici. I dati ufficiali lo confermano: basti pensare che negli ultimi giorni si sono toccati i 56.386 contagi al giorno, con un tasso di positività sopra il 20% e un totale di contagi da inizio pandemia che ha ampiamente sfondato la soglia dei 18 milioni. Per fortuna, ma soprattutto grazie alla scienza, gli effetti gravi del Covid sono sicuramente più rari rispetto all’origine, grazie al fatto che la maggior parte della popolazione è vaccinata con tre dosi. Ma mentre già si parla di una quarta dose in autunno, c’è allarme per le persone considerate fragili, ovvero gli immunodepressi, i malati oncologici e tutti coloro che sono affetti da patologie gravi, che minano la capacità del corpo di rispondere in maniera efficace a un virus. Coloro, insomma, per cui il Covid rappresenta ancora una minaccia alla salute e alla vita, nonostante il vaccino.

Dal 1 luglio stop tutele

Ecco, queste persone, se lavoratori statali, dal 1 luglio dovranno tornare a lavorare in presenza. Scade infatti il 30 giugno, salvo proroghe dell’ultimo minuto, la norma che tutela gli statali riconosciuti come lavoratori fragili, permettendo loro di svolgere le proprie mansioni con lavoro agile o, se impossibilitati a svolgere la propria mansione in smart working, ad assentarsi dal lavoro mettendosi in malattia, con equiparazione al ricovero ospedaliero. In assenza di ulteriori proroghe, dunque, dal 1 luglio tutti i lavoratori fragili del settore pubblico dovranno tornare in ufficio. Lo stesso da cui mancano da più di due anni.

Patologie interessate

Per lavoratori fragili si intendono i disabili e tutti coloro che sono affetti da patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità. Più nel dettaglio, rientrano nella categoria dei fragili i pazienti con marcata compromissione della risposta immunitaria o che presentano 3 o più delle seguenti condizioni patologiche: cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, diabete mellito, bronco-pneumopatia ostruttiva cronica, epatite cronica, obesità.

Chi rimane in smart working

Dal 1 luglio quindi, ogni lavoratore fragile della Pubblica amministrazione, così com’è attualmente per gli altri, dovrà accordare con l’amministrazione di appartenenza, secondo quanto stabilito dalle linee guida in materia di lavoro agile della Funzione pubblica, se e quanto lavorare in presenza.

Le linee guida puntualizzano comunque che il lavoro in presenza deve essere prevalente. Chi da inizio anno ha fatto ampio ricorso allo smart working dovrà perciò recuperare le ore non lavorate in presenza nella seconda parte dell’anno. Da vedere se questa postilla verrà rigidamente applicata anche ai lavoratori fragili.

Sorveglianza sanitaria

Rimane invece in vigore ancora per tutto luglio la cosiddetta sorveglianza sanitaria eccezionale. I datori di lavoro pubblici e privati interessati possono cioè fare richiesta di visita medica per sorveglianza sanitaria dei lavoratori e delle lavoratrici fragili ai servizi territoriali dell’Inail. L’attività di sorveglianza sanitaria eccezionale si sostanzia in una visita medica sui lavoratori inquadrabili come fragili, ovvero quelli che per condizioni derivanti da immunodeficienze da malattie croniche, da patologie oncologiche con immunodepressione anche correlata a terapie salvavita in corso o da più co-morbilità, valutate pure in relazione dell’età, ritengono di rientrare in tale condizione di fragilità.

Ferie solidali nel Pubblico impiego: ecco cosa sono

Tratto da lentepubblica.it

Si sente spesso parlare di dipendenti che “donano” giorni di ferie ad altri colleghi, per motivi famigliari. Vediamo allora un focus sulle ferie solidali nel Pubblico impiego.


Ferie solidali Pubblico impiego: la cronaca ci ha più volte raccontato di colleghi che hanno “donato” le loro ferie ad altri dipendenti che ne avevano bisogno, a causa di situazioni famigliari difficili. Il fenomeno si è moltiplicato durante la pandemia, con molti lavoratori che hanno donato le proprie ferie a colleghi con figli con Covid-19.

In questo caso, si parla di ferie solidali o cessione delle ferie. Ma di cosa si tratta? Vediamolo insieme.

Ferie solidali Pubblico impiego: cosa sono

Le ferie solidali sono la possibilità di cedere i propri giorni di ferie ad un collega che ne ha bisogno, per poter assistere i figli minori che necessitano di cure specifiche. Il tutto avviene a titolo gratuito.

La norma può essere adottata solo ad alcune condizioni:

  • Le ferie possono essere cedute solamente ad un dipendente che ha lo stesso rapporto di lavoro col datore di chi le cede;
  • La cessione è a titolo gratuito;
  • Le ferie possono essere cedute solamente nel caso di figli minori gravemente malati e che necessitano assistenza.

Ferie solidali Pubblico impiego: come funzionano

Le ferie solidali sono state introdotte dal Jobs Act, più specificatamente dall’art.24 del Decreto legislativo del 14 settembre 2015, n.151, che dice:

“Fermi restando i diritti di cui al D. Lgs. 8 aprile 2003, n. 66, i lavoratori possono cedere a titolo gratuito i riposi e le ferie da loro maturati ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, al fine di consentire a questi ultimi di assistere i figli minori che per le particolari condizioni di salute necessitano di cure costanti, nella misura, alle condizioni e secondo le modalità stabilite dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale applicabili al rapporto di lavoro”.

La misura è disciplinata dai CCNL di categoria, che stabiliscono le regole, come le condizioni di cessione e l’ammontare delle ferie che possono essere cedute.
Nel caso non siano previste dalla contrattazione collettiva, le ferie non possono essere cedute.

È importante, inoltre, che i giorni di ferie ceduti rientrino nei giorni di ferie eccedenti al minimo garantito per legge. Per legge, quindi, possono essere cedute solamente le ferie che eccedono dalle quattro settimane annuali che spettano ad ogni lavoratore, così come disciplinato dall’art.10 del decreto legislativo n.66/2003.

La stessa regola vale anche per i riposi giornalieri ceduti.

Salari, lo studio: stipendi in Italia fermi, 11esimo posto in Eurozona

Gli stipendi italiani perdono 2 posizioni nelle classifiche internazionali posizionandosi al 25esimo posto su 36 del gruppo Ocse e all’11esimo su 17 dell’Eurozona. Lo rivelano i dati dell’Osservatorio JobPricing.

Anche in termini di crescita, i salari italiani si dimostrano il fanalino di coda: negli ultimi trent’anni hanno perso il 2,9%, unici del gruppo a non essere aumentati.

Concorso Ricambio Generazionale nell’Amministrazione Regionale

Pubblicati gli elenchi degli idonei alla prova scritta per cento funzionari da assumere per il “Ricambio generazionale” della Regione Siciliana.

Comunicato ed elenco idonei prova scritta a 88 unità (Cat. D) – Ricambio generazionale – diversi profili

comunicato.pdf

Elenco idonei prova scritta RAF-AMM.pdf

Elenco idonei prova scritta RAF-AVV.pdf

Elenco idonei prova scritta RAF-COG.pdf

Elenco idonei prova scritta RAF-EFI.pdf

Elenco idonei prova scritta RAF-SIT.pdf

Elenco idonei prova scritta RAF-TEC.pdf

Comunicato ed elenco idonei prova scritta a 12 unità (Cat. D) – Profilo RAF-AGR – Funz. tecnico

Comunicato Calendario prova scritta

Avviso di convocazione e Diario di Esame

Corsi di etica obbligatori per i dipendenti pubblici

Tratto da PAmagazine

L’etica pubblica diventa una specie di materia “obbligatoria” per i dipendenti pubblici. Chi lavora nelle amministrazioni dello Stato e nelle altre articolazioni delle macchina pubblica, dovrà necessariamente frequentare dei corsi di formazione che serviranno a indirizzare i dipendenti verso comportamenti corretti nello svolgimento delle loro mansioni. A seguire questi corsi, dovranno essere tutti i neo assunti nella Pubblica amministrazione e tutti i dipendenti già in servizio in caso di progressione di carriera o di passaggio a mansioni superiori. La novità emerge da un emendamento approvato in Commissione Affari Costituzionali, al cosiddetto decreto Pnrr 2, ossia il decreto 36 del 30 aprile scorso. L’articolo 4 del provvedimento, già nella sua versione iniziale, conteneva l’introduzione dei corsi di etica organizzati dalle amministrazioni. Ma non veniva prevista l’obbligatorietà della frequenza. Nello stesso articolo il governo ha anche inserito l’indicazione di una modifica da introdurre all’interno dei codici di comportamento dei dipendenti pubblici, per indicare in quale modo i lavoratori del pubblico impiego possono utilizzare i propri profili sui social network.

Renato Brunetta dichiara guerra agli intoccabili: via ai sistemi di valutazione nella pubblica amministrazione

Incentivi per chi dimostra abnegazione e capacità. Voglia di essere davvero al servizio del cittadino. Per aiutare gli Italiani negli arzigogolati percorsi della burocrazia. Note di demerito per chi, al contrario, crede di essere intoccabile. Renato Brunetta torna sulla sua storica battaglia sui dipendenti pubblici. “Quello che mi manca ancora, se avessi la bacchetta magica, sono fortissimi incentivi per i risultati. Questa è la battaglia che sto facendo: la performance e la customer satisfaction”. Concetti netti, chiarissimi, quelli espressi dal Ministro della Pubblica amministrazione, intervenuto questo pomeriggio all’evento di Sda Bocconi “Valore Pubblico – La Pubblica Amministrazione che funziona”.

“A settembre – ha continuato Brunetta – partirà anche questo, per ogni comunicazione pubblica elettronica alla fine, prima in via sperimentale, poi in via allargata, ci saranno sistemi di valutazione della customer satisfaction. Avrò così la mappa dei giudizi sulle singole comunicazioni e transazioni con la pubblica amministrazione, che non dirà nulla di precisissimo, ma mostrerà le aree dove i giudizi negativi si condenseranno o quelli positivi. Questa mappa attualmente non c’è, tu non sai chi è bravo e chi non è bravo. Se guardiamo alle valutazioni, sono tutti bravissimi – sottolinea l’esponente di Forza Italia – Noi lavoriamo per arrivare alla tracciabilità di Amazon o dei sistemi simili”. Alla base delle esternazioni di Brunetta due concetti, perentori: chi lavora nel settore della Pubblica Amministrazione non deve e non può sentirsi un intoccabile. Deve dimostrare, ogni giorno, come nel privato, il proprio valore. Al tempo stesso, chi è bravo va premiato. Sia con promozioni che con incentivi economici. Una piccola rivoluzione nel settore impiegatizio statale. Che, ad oggi, resta solo una meravigliosa teoria.

Figuccia (Prima l’Italia), Governo regionale dia seguito a riclassificazione del personale e ad aumenti contrattuali

“La riclassificazione del personale regionale non può essere abiurata con un atto irresponsabile che farebbe perdere la faccia sia al governo regionale che ai sindacati confederali. Occorre essere consenquenziali rispetto alle decisoni assunte con la delibera 135 della Giunta regionale del marzo scorso. Sostengo pertanto la battaglia che stanno conducendo i sindacati autonomi maggiormente rappresentativi Cobas-Codir, Sadirs e Siad che chiedono oltre alla riclassificazione anche gli aumenti contrattuali previsti. Va ricordato che proprio la questione legata agli aumenti vede soccombere ancora una volta i dipendenti regionali rispetto agli statali: gli aumenti sono infatti dimezzati. Chiedo pertanto che il governo della Regione dia mandato espresso all’Aran di procedere al rinnovo contrattuale ottemperando alle disposizioni sulla riclassificazione dei dipendenti. Se questo non dovesse avvenire sono pronto alla mobilitazione per far rispettare gli accordi ed evitare che i sindacati confederali, minoritari nella rappresentanza dei regionali, sottoscrivano accordi al ribasso che in un momento di crescita esponenziale dell’inflazione farebbe solo perdere potere d’acquisto a questi lavoratori già tartassati abbondantemente”. Lo afferma Vincenzo Figuccia, deputato di Prima l’Italia all’Assemblea regionale siciliana.

Formazione Peo 2020-2021. Visualizzazione del dettaglio della prova d’esame finale su piattaforma entro il 30 giugno 2022

Fino al 30 giugno 2022 è possibile visualizzare il dettaglio della prova d’esame finale individuale accedendo con le proprie credenziali già utilizzate nella registrazione alla piattaforma ExRS – Exam Remote System – raggiungibile seguendo il link: https://kb.exrs.it/

La giunta emana la delibera all’ARAN per la ripresa dei rinnovi contrattuali. NESSUN ACCENNO ALLA RICLASSIFICAZIONE, IL GOVERNO GETTA, FORSE, LA SUA ULTIMA MASCHERA

Palermo, 22 giugno 2022
Con la deliberazione n. 330 del 16 giugno scorso, la giunta di governo, inopinatamente, emette, forse, la sua ultima provocazione nei confronti del personale regionale.
Senza tenere, infatti, in alcun conto la volontà della stragrande maggioranza dei lavoratori di volere sottoscrivere contestualmente al contratto, un accordo sul nuovo ordinamento professionale (secondo quanto anche deliberato dalla stessa giunta con la delibera 135 del 23 marzo 2022 laddove “dava mandato all’Aran Sicilia di definire con le Organizzazioni Sindacali il modello di nuovo ordinamento professionale ritenuto più idoneo per la valorizzazione professionale del capitale umano”), la giunta di governo, oggi, rimangiandosi tutto e prendendo in giro anche se stessa, sostanzialmente, dice all’ARAN di andare avanti con il rinnovo contrattuale senza fare alcun cenno agli impegni assunti sulla necessità di una nuova riclassificazione del personale.
Incredibilmente plaudono i sindacati confederali minoritari pronti a sottoscrivere il contratto così com’è, cercando di far credere ai lavoratori che sarebbero a rischio le somme stanziate per gli aumenti contrattuali “imposti da Roma” e che sono, fra l’altro, dimezzati rispetto ai contratti nazionali dove hanno ricevuto più del doppio grazie all’aumento dell’indennità di amministrazione che alla regione siciliana non ci sarà.
I sindacati autonomi maggioritari respingendo quest’ultima provocazione si preparano alla mobilitazione generale del personale in tutto il territorio siciliano.
Sono già allo studio, infatti, iniziative opportune in risposta a questo ulteriore e, si spera, ultimo affronto di un governatore che sulla pelle dei regionali, NESSUNO DIMENTICHI (definiti incapaci, grattapancisti, etc), ha cercato di scaricare l’incapacità di guidare una macchina amministrativa gestita, a loro volta, da una dirigenza generale inadeguata (che però mistriosamente raggiunge sempre i propri obiettivi) e scelta non da curricula o titoli ma con nomine dirette di una altrettanto inadeguata e incapace classe politica in spregio alla Legge regionale 10/2000.
I sindacati autonomi maggioritari COBAS-CODIR, SADIRS e SIAD, invitano tutti i lavoratori regionali a non abboccare alle false notizie messe in giro dai confederali costretti probabilmente dai loro superiori romani a sottoscrivere tutto il pacchetto preconfezionato del nuovo contratto nel quale non c’è alcuna miglioria per nessuno e che, invece, contiene soltanto ulteriori irrigidimenti e restrizioni.
RIBADIAMO, INOLTRE, CHE LE SOMME DESTINATE AGLI AUMENTI CONTRATTUALI (CHE RIPETIAMO SONO LA META’ DI QUELLI RICEVUTI DAL PUBBLICO IMPIEGO NAZIONALE) NON SONO ASSOLUTAMENTE A RISCHIO e, pertanto, su mandato ricevuto dai propri iscritti saremo intransigenti nel ribadire, nei tavoli contrattuali, il nostro NO ad accordi preconfezioni e dove non vi sia spazio per alcuna trattativa sulla riclassificazione.
Ormai anche un bambino capisce che cedendo sulla sottoscrizione della parte economica, la riclassificazione salterebbe sine die chissà per quanti anni.