Smart working e fragili, giungla per gli statali. Le norme cambiano in base al ministero

Fragili e smart working. A dettare le regole nel pubblico ora sono i Piao, i Piani integrati di attività e organizzazione, nuovo adempimento per le pubbliche amministrazioni. E in quello del ministero del Lavoro è spuntato un tetto ai giorni in cui i fragili possono lavorare da remoto. Non più di tre a settimana, sarebbe a dire una dozzina al mese.


Giungla di regole su lavoratori fragili e smart working nel pubblico. Le norme cambiano da un ministero all’altro. Mentre nel privato con il nuovo decreto Aiuti si va verso una maxi proroga fino a dicembre delle regole semplificate per lo smart working, con benefici per chi soffre di patologie gravi e genitori di figli under 14, nelle pa centrali adesso sono i Piao, i Piani integrati di attività e organizzazione, a dettare le regole su questo versante. E non mancano le sorprese.

I PALETTI

Nel Piano del ministero del Lavoro, per esempio, è spuntato un tetto alle giornate che i lavoratori con malattie importanti possono dedicare allo smart working, non più di 3 giorni a settimana, 12 in un mese. Stesso trattamento per genitori con figli fino a 14 anni e per chi abita a più di due ore di distanza dall’ufficio. Più flessibili i piani degli altri dicasteri che non indicano però limiti. O meglio demandano ai dirigenti delle varie strutture risolvere le questioni caso per caso. Saranno solo loro a decidere, creando, dicono i sindacati, situazioni difficili. In quello dell’Istruzione si legge solo che con il lavoro agile si punta a «promuovere l’inclusione lavorativa di persone in situazione di fragilità permanente o temporanea». Dicastero che vai, trattamento che trovi. Nei Piao, che i ministeri erano chiamati ad approvare prima di luglio, sono confluiti anche i vecchi Pola, i piani per l’organizzazione del lavoro agile. A fare da guida sono le norme contenute nel nuovo contratto per le funzioni centrali, il primo ad aver disciplinato lo smart working nel settore pubblico. Richiesto un accordo individuale tra datore di lavoro e dipendente per rivedere la modalità di svolgimento della prestazione lavorativa.

LE LINEE

Le amministrazioni però non sono strutturate tutte allo stesso modo, presentano esigenze diverse e ci sono quelle più compatibili con il lavoro agile, come il Mise che al 31 dicembre contava più di 1.400 dipendenti in smart working su 1.800, e quelle che invece lo sono molto meno. Risultato? Leggendo i Piao delle varie Pa centrali emergono altre differenze sostanziali in tema di lavoro agile. Il Piao del Viminale stabilisce che «nelle giornate di attività in lavoro agile il dipendente non matura il diritto all’erogazione del buono pasto». Va nella stessa direzione anche il piano integrato di attività e organizzazione del ministero dell’Istruzione. Altri dicasteri invece non hanno preso una posizione precisa in merito, ma la linea pare tracciata. E non è una questione di poco conto. Dal momento che l’adesione al lavoro agile nel pubblico avviene su base volontaria, molti statali in queste settimane starebbero valutando se rinunciare o meno a fornire la prestazione lavorativa da casa così da non perdere il diritto a uno dei benefit più apprezzati dai lavoratori.

Su un aspetto in compenso tutte le amministrazioni sembrano procedere unite e compatte. Ci saranno controlli costanti per valutare le performance degli smart worker pubblici al fine di garantire il miglioramento del servizio reso all’utenza. Il ministero della Transizione ecologica s’impegna a effettuare controlli periodici ai fini della valutazione della performance organizzativa e individuale dei dipendenti che operano da remoto. Il ministero dello Sviluppo economico eseguirà verifiche sul lavoro agile ravvicinati nel tempo: «Al fine del monitoraggio del grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati è stato previsto un risultato atteso e uno di eccellenza, così da operare eventuali azioni di aggiustamento». Il ministero del Lavoro prevede di «realizzare un processo di controllo di questo nuovo modo di lavorare al fine di valutare i risultati e rivedere l’organizzazione in ottica di miglioramento costante». I ministeri stanno anche ultimando dei piani per lo smaltimento degli arretrati, nel caso in cui lo smart working dovesse rallentare il lavoro. In caso di disservizi i dipendenti potranno essere richiamati in ufficio con un preavviso di 24 ore.