Applicazione dell’art. 51 comma 1 della l.r. 9/2015 – trattamento pensionistico del personale di cui ai commi 2 e 3 dell’art. 10 della l.r. 21/1986, collocato in quiescenza dopo il 31 dicembre 2020

Facendo seguito alla nota prot. n 22/1213 del 12.12.2022 con la quale – in un clima di leale e fattiva collaborazione – la scrivente O.S. ha fornito al Dipartimento della Funzione Pubblica e all’Ufficio Legislativo e Legale il proprio contributo ritenuto utile al procedimento istruttorio per una corretta applicazione della normativa in oggetto, si chiede di conoscere l’orientamento che sembrerebbe sia stato reso in materia, proprio in questi giorni, dall’Ufficio Legislativo e Legale a seguito della richiesta di parere formulata da codesto Ente.
In ragione della delicatezza della materia, infatti, e della significativa differenza, in peius, del trattamento pensionistico derivante dal calcolo della c.d. quota A con il metodo retributivo esteso al 31.12.1995 e non al 31.12.2003, il Cobas/Codir ha ricevuto numerose sollecitazioni da parte dei propri iscritti appartenenti al c.d. contratto 1, già collocati in quiescenza o prossimi alla pensione, ai quali, tuttavia, non è possibile fornire responso in assenza dell’informazione richiesta.
Per quanto sopra, alla luce del clima di preoccupazione e incertezza che si è determinato, nel chiedere copia del sopra citato parere, si chiede anche di conoscere le iniziative consequenziali che codesto Ente vorrà adottare alla luce di suddetto parere.
Cordiali saluti

Regione siciliana senza qualità né competenze, ora basta piangersi addosso. L’assessore alla Funzione Pubblica: “La riqualificazione del personale fa parte del nostro programma”

Impossibili nuove assunzioni, si punti su formazione interna per consentire ai dipendenti una crescita professionale. L’assessore Messina: “La riqualificazione del personale nel nostro programma.


Qualche settimana fa i Cobas hanno lanciato un appello al governo Schifani: procedere subito alla valorizzazione del personale della Regione siciliana.
“La Regione siciliana si appresta, nell’ambito della prossima programmazione comunitaria con i fondi PoFesr 2021-2027 a utilizzare una porzione di risorse per finanziare nuove assunzioni. Rivendichiamo, come Cobas/Codir, che si parta innanzitutto dalla valorizzazione, riqualificazione e riclassificazione, in un nuovo sistema classificatorio, di tutto il personale già in servizio per potenziare la capacità amministrativa della Regione. Necessita, infatti, un’immediata riclassificazione del personale e l’immediata successiva apertura dei concorsi pubblici per tutte le postazioni disponibili”, avevano scritto in una nota i sindacati.

“Rivendichiamo con forza il diritto a percorsi di crescita professionale dei dipendenti regionali – avevano ribadito i Cobas – cui vengono negati, da più di trenta anni, legittimi percorsi di carriera e la conseguente necessità della riorganizzazione della macchina amministrativa facendo nuove assunzioni, anche per dare risposta a tanti giovani potenziando con nuove leve la macchina amministrativa”.

Taglio del cuneo, ecco quanto pesa lo “sconto” sulle buste paga degli statali

Tratto da PAmagazine

Quanto vale per i dipendenti pubblici il taglio del cuneo del 3% inserito in manovra dal governo? Quasi 500 euro per chi ha una soglia di reddito di 25mila euro. Una magra consolazione per gli statali, che nel 2023 dovranno farsi bastare lo sconto sul costo del lavoro e l’emolumento una tantum, anche questo figlio della nuova legge di Bilancio, visto che di rinnovi dei contratti ancora non si parla. Il ministro Zangrillo lo ha ribadito anche nell’intervista che ha rilasciato a PaMagazine: le coperture per i rinnovi 2022-2024 arriveranno quando l’economia tornerà a crescere. Questione di pochi mesi, si spera.

Buste paga

Hanno diritto allo sconto pieno del tre per cento i dipendenti pubblici e privati con redditi entro i 25mila euro. Per i redditi tra 25mila e 35mila euro rimane la riduzione del 2 per cento sui contributi dovuti sulle retribuzioni, un’eredità del governo Draghi. Per chi guadagna 25mila euro, dunque, l’incremento stimato sarà di poco superiore ai 490 euro: in questo caso, infatti, la busta paga aumenterà di 41 euro lordi circa a partire da gennaio. Ai lavoratori con redditi a quota 15mila euro spetta un incremento superiore a 19 euro al mese, che diventano 33 per la soglia di reddito a 20mila euro. Un dipendente con un reddito di 10mila euro riceverà quasi 20 euro in più al mese. Il taglio per i redditi sopra i 25mila euro e fino a 35mila euro frutterà meno. I lavoratori con 35mila euro di reddito otterranno un incremento di 32 euro al mese in busta paga nel 2023.

Il bonus una tantum

Attenzione però perché il taglio del cuneo del 3% andrà a beneficio solo di pochi lavoratori pubblici. Oggi nella Pa, stando agli ultimi dati dell’osservatorio Inps sui dipendenti pubblici, la retribuzione media è pari a 32.128 euro. Questo significa che una larga parte degli statali dovrà accontentarsi dello sconto light (2%). Ai lavoratori dello Stato, come detto, è stato riconosciuto poi un aumento una tantum. Ma quanto pesa? Per la maggior parte dei dipendenti pubblici parliamo di circa 30 euro in più al mese.

 

Noi di PaMagazine, in un precedente articolo, abbiamo stimato il valore della misura per i ministeriali. Nei dicasteri l’emolumento si tradurrà in un aumento massimo di circa 65 euro al mese, ovvero poco più di 710 euro in tredici mesi, per capi dipartimento, segretari generali, dirigenti di prima fascia. Ai dirigenti di seconda fascia il bonus porterà nel 2023 circa 665 euro, ovvero poco più di 50 euro al mese. L’una tantum vale per gli ispettori generali circa 43 euro al mese. La terza area: gli aumenti annuali legati al bonus oscillano tra 546 euro e 126 euro. I dipendenti della seconda area, fascia 1, dovranno accontentarsi di 24 euro al mese di aumento. Quelli della prima area, fascia 1, di 22 euro circa.

Gli orari delle visite fiscali dei dipendenti pubblici nel 2023

Tratto da lentepubblica.it

Ecco quali sono gli orari di reperibilità per le visite fiscali dei dipendenti pubblici per l’anno 2023: scopriamo tutti i dettagli.


Come risaputo, quando un lavoratore dipendente, sia privato che pubblico, non può recarsi a lavoro causa malattia, deve contattare il proprio medico che ha il compito di redigere e trasmettere il certificato o l’attestato in via telematica all’INPS.

Ma quali sono le fasce di reperibilità per il pubblico impiego?

Si ricorda infatti che queste si differenziano rispetto a quelle per i lavoratori dipendenti del settore privato.

Orari visite fiscali dei dipendenti pubblici nel 2023

Gli orari di reperibilità dei dipendenti statali (comprese le Forze Armate, la Polizia ed i Vigili del Fuoco) da parte dell’Inps sono i seguenti:

  • 7 giorni su 7 (festivi e non festivi) compresi i giorni non lavorativi, i festivi, i prefestivi ed i weekend:
    • dalle ore 9.00 alle ore 13.00
    • e dalle ore 15:00 alle ore 18:00.

Si tratta, come anticipato, di orari che differiscono rispetto a quelli dei dipendenti privati, che invece sono tenuti alla reperibilità sempre 7 giorni su 7 (festivi e lavorativi) ma nelle seguenti fasce orarie:

  • dalle ore 10:00 alle ore 12:00;
  • e dalle ore 17:00 alle ore 19:00.

Le procedure

Una volta che per causa malattia non ci si può recare sul posto di lavoro va immediatamente contattato il proprio medico, che ha il compito di redigere e trasmettere il certificato o l’attestato in via telematica all’INPS.

L’attestato indica solo la prognosi, ossia il giorno di inizio e di fine presunta della malattia, mentre il certificato indica la prognosi e la diagnosi, ossia la causa della malattia. È possibile presentare questi documenti in formato cartaceo solo quando non è tecnicamente possibile la trasmissione telematica.

Il lavoratore deve prendere nota del numero di protocollo del certificato e controllare che i dati anagrafici e l’indirizzo di reperibilità inseriti per la visita medica siano corretti. Può inoltre verificare la corretta trasmissione del certificato tramite l’apposito servizio sul Portale dell’Istituto.

Nel certificato il medico deve inserire (solo se ricorrono) l’indicazione dell’evento traumatico e la segnalazione delle eventuali agevolazioni che prevedono l’esenzione dalla reperibilità.

Si ricorda che dal 1° settembre 2017 è entrato in vigore il Polo unico per le visite fiscali, che attribuisce all’INPS la competenza esclusiva a gestire le visite mediche di controllo anche per l’82% dei lavoratori pubblici in malattia. Da questa data, come già avviene per i lavoratori privati, l’Istituto effettua visite mediche sia su richiesta delle pubbliche amministrazioni, in qualità di datori di lavoro, sia d’ufficio.

Cosa comporta l’assenza alla visita fiscale?

Attenzione, perché essere assenti alla visita fiscale ha conseguenze anche molto serie.

In caso di assenza alla visita domiciliare, il lavoratore viene invitato a recarsi presso gli ambulatori della struttura territoriale INPS , in una data specifica. Per non incorrere in azioni disciplinari da parte del datore di lavoro, è tenuto a presentare una giustificazione valida per l’assenza.

Se, al momento della visita fiscale, il lavoratore non si trovasse all’interno della residenza segnalata nella certificazione e fosse sprovvisto di motivazione, non avrà più diritto al 100% di retribuzione per i primi 10 giorni di malattia. Per i giorni seguenti invece la retribuzione scenderà al 50%.

Oltre alle sanzioni economiche, vi sono anche quelle disciplinari. Il rischio è quello di incorrere nel licenziamento, che può essere con preavviso o senza preavviso.

  • La prima eventualità avviene in caso di assenza alla visita fiscale senza giustificazione
    • per un numero di giorni superiore a 3 nell’arco di 2 anni
    • o per oltre 7 giorni nell’arco degli ultimi 10 anni.
  • Il licenziamento senza preavviso avviene generalmente
    • in caso di condotta errata del lavoratore (magari a seguito di investigazioni che ne hanno accertato il comportamento scorretto)
    • oppure in caso di falso certificato che giustifica l’assenza alla visita di controllo.

lentepubblica – Gli orari delle visite fiscali dei dipendenti pubblici nel 2023

Innovare la PA, i concorsi non bastano: come colmare il gap di competenze

La formazione continua può essere uno strumento utile per colmare il gap di competenze nella PA, ma occorre cambiare anche le regole di reclutamento. Il classico concorso non basta più: servono forme di ricerca attiva da parte della PA, mutuate dall’ambito privato o non si vince la sfida dell’innovazione.

Salva Sicilia, il rovescio della medaglia: stop alle assunzioni

Tra gli effetti collaterali dell’emendamento Salva Sicilia, che permetterà alla Regione di spalmare il disavanzo in dieci anni (comprese le quote arretrate non accantonate alla data del 30 dicembre ’22), c’è la mannaia dello Stato sulle assunzioni. Che, così come previsto dal precedente accordo fra Conte e Musumeci, rimarranno bloccate (con il conseguente blocco dei concorsi). Questa volta, però, la saracinesca rimarrà giù fino al 2029, per altri sette anni. Non si tratta di una buona notizia per un personale regionale che, a causa dei pensionamenti, appare sempre più depauperato. Oltre che anziano.

Regalo di Natale a Regionali e forestali? Lettera aperta dei segretari generali del Cobas Codir Marcello Minio e Dario Matranga

Al Presidente della Regione Siciliana
Ai componenti della Giunta di Governo della Regione Siciliana
Ai Gruppi Parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana
All’Editore del Giornale di Sicilia
Ai Dipendenti della Regione Siciliana e degli Enti regionali
LORO SEDI

Alla vigilia di incontri con il nuovo Governo regionale propedeutici alla risoluzione di gravi problematiche legate ai gravi vuoti di organico dell’Amministrazione regionale e ai rinnovi dei contratti di lavoro, arrivano, puntuali, i titoli scandalistici e diffamatori del Giornale di Sicilia e del GdS online che, nell’edizione odierna, riferendosi a un accordo sindacale sottoscritto con l’Aran Sicilia, parlano apertamente di “regalo di Natale per forestali e regionali” tanto che viene spontaneo chiedersi come mai lo stesso Editore possa raccontare la stessa notizia sul “Giornale di Sicilia” in modo scandalistico e, invece, sulla “Gazzetta del Sud” in modo corretto e senza richiami scandalistici in prima pagina.
Ci chiediamo se ciò rappresenti un modo civile di rappresentare una realtà inesistente o se, invece, non si rischi solamente di alimentare ingiustificati luoghi comuni e invidia sociale. Questo pregiudizio è ormai intollerabile, sia per la categoria dei regionali, sia per chi – come la nostra organizzazione sindacale – si batte per la giustizia sociale e affronta, quotidianamente, molteplici difficoltà per potere contribuire ad assicurare il buon andamento dell’amministrazione al fine di erogare servizi ai cittadini sempre più efficienti e un trattamento dignitoso ai dipendenti regionali (si vuole ricordare che oltre
4.800 lavoratori hanno uno stipendio di poco superiore al reddito di cittadinanza e un funzionario apicale con oltre 40 anni di servizio supera di poco 2000 euro al mese).
L’accordo sindacale cui si fa riferimento nel “Giornale di Sicilia” e nel GdS online, necessario per erogare le risorse (già stanziate l’anno scorso come previsioni contrattuali) necessarie alle spese di funzionamento degli uffici e a retribuire le prestazioni extra lavorative, è stato sottoscritto, fra l’altro, per spirito di responsabilità da tutte le sigle sindacali (come chiaramente spiegato in una dichiarazione a verbale allegata all’accordo), nonostante la proposta portata al tavolo negoziale dall’Aran Sicilia -frutto delle residuali politiche fallimentari in materia di personale del governo Musumeci – non garantisse e non soddisfacesse le legittime aspettative dei dipendenti che avevano espletato prestazioni lavorative extra orario di lavoro durante tutto l’anno 2022.
Vogliamo ricordare che in tutto il mondo del lavoro pubblico e privato le attività espletate in orari e in giorni extralavorativi vengono retribuite secondo le previsioni contrattuali, nessun regalo quindi e per questo, come organizzazione sindacale, ci preoccupa che testate giornalistiche come il Giornale di Sicilia possano, ancor oggi, cadere nella tentazione di fare certi titoli che rischiano solo di alimentare l’inqualificabile “sub-cultura” che considera anormale retribuire il lavoro espletato dai lavoratori dipendenti.
Palermo 23 dicembre 2022