Assenteismo in aumento alla regione? I dati smentiscono i forcaioli

Premesso che sarebbe più corretto parlare di assenze per malattia dal momento che l’assenteismo (darsi ammalati di proposito) è tutto da dimostrare e rientrerebbe nella fattispecie più ampia di coloro che timbrano il cartellino ed escono dall’ufficio, ieri, commentando a caldo l’articolo sul boom di assenze dei dipendenti regionali apparso sul Giornale di Sicilia e ripreso da altri quotidiani on line, ho scritto che bisognava verificare, prima di emettere giudizi affrettati, che i dati fossero omogenei.

I fatti mi hanno dato ragione.

Oggi il presidente della Regione, Rosario Crocetta e l’assessore regionale alle autonomie locali, Patrizia Valenti smentiscono le notizie di stampa sull’aumento delle assenze di personale regionale per malattia.

In una nota si precisa che: “Il confronto effettuato tra le presenze del primo trimestre del 2013 e l’ultimo del 2012 appare inopportuno in quanto questo va fatto sempre in termini percentuale, considerando il numero dei dipendenti che risulta variabile poiché  da un lato non tutti i dipartimenti erano registrati sul sito nel quale vengono immessi i dati sulla rilevazione, e dall’altro  il numero dei dipendenti oscilla per i naturali pensionamenti. Pertanto, in termini di confronto percentuale, il rendiconto tra il 2012 e il 2013 resta sostanzialmente immutato, anche se con un piccolo decremento registrato tra i mesi di gennaio e febbraio dei due anni”.

Quando i giornali non hanno cosa scrivere, ecco l’argomento di riserva che fa sempre presa: i dipendenti regionali

La domenica è, solitamente, uno dei giorni della settimana in cui i giornali non hanno cosa scrivere.

Questo, poi, è un periodo particolare.

A livello nazionale il matrimonio tra PD e PDL, dopo 20 anni di clandestinità, ha spiazzato la stampa che non può più commentare la (finta) aggressività tra i due schieramenti al governo (di Berlusconi contro i comunisti e della sinistra contro il caimano).

Anche a livello regionale dopo aver scritto tutto e il contrario di tutto su precari, Pip, tabella H, clausola di salvaguardia, etc. etc., ora la stampa è in attesa del responso del Commissario dello Stato.

Ma, intanto, le rotative non possono attendere.

Ecco, allora uscire dal cilindro un argomento che fa sempre presa sull’opinione pubblica: i dipendenti regionali fannulloni, assenteisti, in soprannumero, corrotti, e chi più ne ha più ne metta.

Ora, ammesso e non concesso che i dati trattati siano omogenei e reali e non come quelli (smentiti) secondo cui i dipendenti regionali guadagnerebbero, mediamente, il 40% in più degli altri dipendenti pubblici, siamo tutti qui ad accusare e a puntare il dito contro i “finti ammalati”, senza che nessuno si ponga, minimamente, il problema di verificare il perché di questa disaffezione al posto di lavoro, e l’unica cosa a cui si pensa è la repressione.

Ma la repressione non ha mai risolto i problemi, non per nulla negli stati americani in cui è ancora in vigore la pena di morte, non si è avuta una riduzione significati di alcuni gravi reati rispetto ad altri stati. Anzi, tutt’altro.

A parte l’età media che fa aumentare certamente gli acciacchi, nessuno parla dell’aspetto motivazionale la cui mancanza è, a mio avviso, la spiegazione principale del fenomeno.

Se c’era un interesse quasi morboso alla norma sui prepensionamenti, se tutti vogliono scappare, è segno che qualcosa non funziona.

Con gli stipendi bloccati (anzi diminuiscono a causa dall’inflazione e dall’aumento delle addizionali) e con il rischio concreto di essere assunti e pensionati con la stessa qualifica, per di più scavalcati da precari che aspirano ad essere stabilizzati nelle categorie apicali, chi al mattino si sveglia con il raffreddore o con il mal di testa potrebbe essere preso dalla tentazione di restare a letto piuttosto che prendere un’aspirina e uscire.

Da condannare, per carità!

Bisogna sempre e comunque fare il proprio dovere.

Ma per chi è motivato è tutta un’altra storia.

La prova di ciò sono tanti arzilli vecchietti pensionati ma pieni di incarichi (di soldi e soddisfazioni). Bisognerebbe legarli per costringerli a restare a casa.

Si pensi, inoltre, a tutti quei dirigenti generali o alti dirigenti pieni di incarichi che, se la legge lo avesse consentito, avrebbero chiesto la proroga alla permanenza in servizio fino alla morte. Vi risparmio i numerosi esempi.

Attenzione!

Non sto cercando di giustificare chi, al primo starnuto, resta a casa. Sto cercando di dare una spiegazione al fenomeno e sto indicando le strada per combatterlo, non con la repressione, ma agendo sul fattore motivazionale  e attraverso una maggiore responsabilizzazione dei medici di famiglia.

In tal senso politica e sindacato dovrebbero fare la propria parte per modificare l’assurda normativa introdotta da Brunetta che ha bloccato le carriere nella pubblica amministrazione. Chi ha titoli e meriti deve andare avanti.

Andando a ritroso, ecco alcuni articoli, tutti rigorosamente di domenica, che hanno lo stesso minimo comune denominatore: l’alto numero di assenze dei dipendenti regionali.

  1. DOMENICA 5 maggio 2013 – Regione, boom di assenze negli uffici
  2. DOMENICA 27 gennaio 2013 – Alla Regione un esercito di malati
  3. DOMENICA 16 settembre 2012 – Regione, record di assenteismo durante l’estate

E in giornate come queste poteva mai mancare l’editoriale di Sunseri?

Secondo Sunseri la latitanza dal lavoro è esplosa proprio mentre Crocetta interveniva sui meccanismi di funzionamento degli uffici disponendo una serie di cambi e di trasferimenti.

Il personale, disertando in massa gli uffici, ha dato la sua «risposta». Una barricata per dimostrare la propria forza.

Miccichè. Ecco uno che ha le idee chiare sulla pubblica amministrazione

Il neo-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Pubblica Amministrazione e Semplificazione dichiara: “L’incarico ricevuto è l’occasione per portare a termine il rivoluzionario progetto di cambiamento”.

Dobbiamo preoccuparci?

Il leader di Grande Sud alla Funzione pubblica, Vicari allo Sviluppo economico, Castiglione all’Agricoltura, Beretta alla Giustizia.

La nomina a sottosegretario di Miccichè scatena una raffica di commenti su Twitter e sui blog. E il leader del partito di Nello Musumeci ricorda polemico come Grande Sud fu determinante per la sconfitta del centrodestra e la vittoria di Crocetta.

Miccichè trova un suo vecchio fan.

E Miccichè ringrazia.

In attesa del responso del Commissario dello Stato Crocetta si chiama fuori dalla tabella H

Intervista al presidente della Regione, Rosario Crocetta: “Dall’anno prossimo si cambia. I contributi agli enti solo dopo un’attenta istruttoria. Con i Pip abbiamo rispettato la legge e favorito la legalità. Passo indietro sulla Formazione? No, l’Avviso 20 è morto. Non ho compreso le assunzioni di 30 vigili a Messina. Ardizzone? Un malinteso. Ma si ricordi che ricopre un ruolo istituzionale: il partito viene dopo”.

Intanto arrivano i primi suggerimenti al Commissario dello Stato.

 

Bilancio e finanziaria da oggi sul tavolo del Commissario dello Stato

Il commissario dello Stato ha ricevuto solo stamattina, intorno alle 12,00 il testo completo di bilancio e Finanziaria, messo insieme dalla commissione Bilancio dell’Ars in poco più di tre giorni dalla conclusione della votazione del 1° maggio.

Adesso, quindi, scatta il conto alla rovescia. Il commissario dovrà pronunciarsi entro cinque giorni.

Aspetti giuridici ed economici della mobilità

La riforma Brunetta ha confermato quanto previsto dall’articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001 sull’obbligo di procedere con la mobilità prima di ricoprire posti vacanti in dotazione organica.
Tutto ciò è contenuto nel comma 2-bis della norma citata che non sembra lasciare spazio ad una scelta discrezionale, sottolineando l’obbligatorietà di cui al comma 1.