Il comparto valuta la dirigenza? Storia di un articolo commentato prima di essere scritto.

Il 28 settembre scorso il Ragioniere Generale Biagio Bossone ha inviato alle Segreterie Provinciali delle OO.SS. una nota, prot. 55529 del 28 settembre 2012, pubblicata lo stesso giorno sul sito ufficiale del Cobas/Codir, avente per oggetto “valutazione a 360° dei dirigenti con la quale, facendo riferimento ad una riunione sindacale (SEMBREREBBE SI SIA TRATTATO DI INFORMATIVA E NON DI CONTRATTAZIONE) avvenuta il 13 luglio u.s., si comunica che l’Amministrazione intende avviare in via sperimentale la valutazione a 360° dei dirigenti del Dipartimento.

Suddetta nota precisa che la valutazione di che trattasi servirà esclusivamente a stimolare il miglioramento e la crescita individuale e non avrà ALCUNA RELAZIONE CON L’INDENNITÀ DI RISULTATO.

Lo scopo è quello di tracciare un profilo del valutato più veritiero possibile raccogliendo i giudizi da più punti di osservazione (quindi non solo dai superiori, ma anche dai colleghi e dal personale del comparto) PER PRENDERE COSCIENZA DI COME SI È PERCEPITI NELL’AMBIENTE DI LAVORO.

Apriti cielo!

A parte le discussioni animate che si sono aperte anche negli uffici più remoti dell’amministrazione regionale, sintomo di un conflitto latente tra comparto e dirigenza, ho ricevuto, tra gli altri, il commento piccato dell’amico dirigente Gianpaolo Simone (lo cito perché si è firmato) postato sull’articolo in cui Miccichè dichiara che licenzierà i dipendenti che sbagliano, in cui accusa i sindacati (cui è stata data solo l’informativa) di avere dato uno strumento in più ai governanti per licenziare i dirigenti.

Caro Gianpaolo, ma se riequilibrassimo un po’ il sistema di valutazione, come dice Bossone, pensi che sarebbe una catastrofe?

Non pensi che possa giovare al funzionamento della macchina amministrativa?

Ammesso e non concesso che il sistema che si vorrebbe mettere a punto sia uno strumento in più per il Miccichè di turno che vuole licenziare, ritieni, dunque, giusto che il licenziato debba essere solamente un dipendente del comparto che è “scecco” per natura mentre il dirigente è necessariamente bravo per principio?

A meno che la dirigenza, che nelle valutazioni del comparto ha fatto un po’ il bello e il cattivo tempo, non tema le ritorsioni.

Noi stiamo parlando di un sistema malato che sta portando la regione siciliana all’autodistruzione (il supermegadirigentegalattico che “appiccica” un voto al dipendente senza alcun criterio e contraddittorio e, giustamente, teme la ritorsione del dipendente).

Il sistema va corretto.

Qui nessuno sta dicendo che basta la parola di un dipendente per gettare discredito nei confronti di un dirigente. Ma se, in un servizio o area formata da 25-30 dipendenti, tutti dicono che il dirigente è “scecco”, certo il dirigente generale che valuta la dirigenza dovrà porre un minimo di attenzione in più nei confronti del dirigente in questione. È la c.d. valutazione incrociata che il Cobas/Codir ha suggerito all’amministrazione nel lontano 11 febbraio 2011 (scarica il documento).

Non mi pare che ci sia nulla di scandaloso e mi pare che sia un sistema che possa premiare il dirigente serio e onesto.

Pubblicato da benedettomineo

Dirigente sindacale Cobas/Codir

11 Risposte a “Il comparto valuta la dirigenza? Storia di un articolo commentato prima di essere scritto.”

  1. ma per chi lavoriamo, per la R.S. o per i dirigenti che al lavoro vengono e se ne vanno quando vogliono, che ci sbattono in faccia senza alcuna vergogna la loro appartenenza politica, il pressappochismo, l’isteria da cui sembrano tutti affetti, la cronica incapacità lavorativa, l’arroganza e la discirminazione più evidente e non per ultimo l’eterna insoddisfazione nel ricevere una retribuzione sempre inadeguata, poverini…sono cattivo, no, sono gli umori del comparto, giù la maschera la pensiamo tutti così, rivediamo tutto quello che riguarda la dirigenza, a partire dall’assurdo privilegio di poter tmbrare solo una volta…

  2. “Carico di lavoro”: chi è costui?
    L’ex collega Pietro affonda il dito nella piaga, aperta e sanguinante da troppo tempo.
    Vero è che i dirigenti di struttura, ormai quasi tutti, sono soliti assegnare per iscritto i “compiti” ai propri collaboratori ma, nel 95% dei casi, le assegnazioni indicate non corrispondono alla realtà, non essendo in alcun modo esaustive dell’attività svolta e, nel migliore dei casi, troppo generiche nella formulazione.
    Anche perchè il personale del comparto, almeno quello che lavora veramente, reca sul groppone un altro handicap: quello di poter essere chiamato a svolgere, in caso di necessità, anche prestazioni lavorative di solito caratteristiche di profili di livello inferiore.
    Con buona pace della competenza posseduta e della professionalità acquisita.
    Da questo punto di vista, credo di poter affermare con una certa sicurezza di non sbagliare che il personale con qualifica di istruttore è quello maggiormente tartassato (e fregato…), potendo arrivare a svolgere, indifferentemente, mansioni tipiche degli ex commessi fino a quelle corrispondenti agli attuali funzionari.
    Insomma, come il Jolly delle carte….

  3. @Romeo

    Ti ringrazio per l’attenzione e per l’informazione che – dirò, impropriamente, così – “riunioni di struttura” (unità operative, servizi, aree…) continuino a svolgersi, ma con carattere di informalità. Ma è proprio tale informalità, a mio avviso, che non fissa le responsabilità di ciascuno che, ovviamente, non possono che essere commisurate con le funzioni (e gli stipendi!) di ciascuno. Paradossalmente – ma neanche tanto – l’informalità fa proprio il gioco di quei dirigenti, magari totalmente “asciutti” rispetto alle materie dell’ufficio che dirigono, i quali “informalmente” (furbescamente?) “spalmano” sul comparto le loro lacune e/o le loro inerzie, nella considerazione che ormai, nella stragrande maggioranza dei casi, esercitare la dirigenza significhi null’altro che far trascorrere il lasso di tempo incorrente fra… un contratto individuale ed un altro!

    Altro fondamentale elemento organizzativo sarebbe – secondo me – la formale e individuale assegnazione di dettagliati carichi di lavoro che non possono prescindere dalla natura e complessità dei procedimenti amministrativi, dalle professionalità “sul campo” e, elemento non marginale, dalla congruità delle dotazioni organiche. E ciò perché non è infrequente che i carichi di lavoro siano affidati solo “di fatto” (informalmente, cioè), secondo criteri distributivi non sempre comprensibili (unità di personale con pari qualifica della medesima struttura amministrativa sono “carichi” o “scarichi” di lavoro ad insindacabile volontà del dirigente di struttura) e in assenza di ogni possibilità di avere come riferimento il proprio diretto dirigente (vuoi perché “non ferrato” rispetto alle materie della struttura che dirige, vuoi perché assume l’atteggiamento – discutibilissimo – “il carico di lavoro è suo e solo suoi sono, dunque, i problemi ad esso correlati”).

  4. Sviluppandola, anche a me non sembra affatto una cattiva idea.

  5. La proposta dell’ex collega regionale mi pare molto interessante.
    Anche perchè, almeno nella mia esperienza di lavoro, continua ad essere in parte (e spesso anche in incognito…) applicata.
    Ogni anno, a me ed alcuni altri colleghi, il responsabile della struttura di cui faccio parte chiede proposte e suggerimenti da concretizzare in attività da implementare ai fini del piano di lavoro e, talvolta, anche per i suoi stessi obiettivi di dirigente.
    “Mettere per iscritto” ciò, andrebbe a tutto vantaggio della trasparenza e, se permettete, anche del riconoscimento del merito personale.

  6. Un parere da Cittadino e da ex dipendente regionale.

    E se ricominciassimo a distinguere ruoli tecnici e ruoli amministrativi, superando, cioè, la discutibilissima L.R. 10/2000 e ponendo fine ad una illogica separazione fra dirigenza (pseudomanageriale) e comparto?

    Capisco che possa apparire anacronistico “riesumare” la previgente L.R. 7/71, ma di quest’ultima andrebbe quantomeno rivalutata la possibilità da essa contemplata di discutere formalmente dell’organizzazione delle strutture amministrative in quelle che allora si chiamavano “conferenze di gruppo” e che prevedevano la verbalizzazione delle proposte e/o delle criticità espresse da tutti, nessuno escluso o escludibile. Non sarebbe forse tale possibilità ben più efficace di una non precisata valutazione della dirigenza da parte del comparto?

    In ordine al “100 politico”, è indubbio che esso venga massicciamente “elargito”, ma quando si parla di meritocrazia a me… “tremano i polsi”! Un funzionario o un istruttore laureato, ad esempio, in giurisprudenza, ed operante in una struttura in cui possa mettere a frutto e/o “dimostrare” le proprie conoscenze giuridiche, potrebbe essere valutato – sempre ad esempio – da un capo-struttura… agronomo?

    Naturalmente, io escludo a priori (ingenuamente?) che nella “valutazione meritocratica” abbiano una parte non marginale “aiutini” o “segnalazioni” più o meno spuri.

  7. Quando il dirigente entra a seconda, o terza ora lo mandiamo dal preside?

  8. Caro Benedetto. Come spesso succede alla Regione Siciliana, si discorre dei massimi sistemi oppure (per rimanere terra terra) si fanno discorsi di lana caprina. Si discute di valutazione ma non si dice a cosa serve la valutazione. La valutazione serve ad erogare una quota del piano di lavoro e dell’eventuale premialità ai dipendenti non dirigenti (dall’operatore al funzionario direttivo da chi fa fotocopie a chi estende i provvedimenti o si occupa di V.I.A. o di esame di progetti di natura complessa – tutti nello stesso calderone), ed erogare l’indennità di risultato ai dirigenti. Il dott. Simone introduce una polemica sterile sul 100 politico. E’ vero che esiste, ma esiste pure per la dirigenza. Non mi risulta che a qualcuno non sia stata pagata l’indennità di risultato. Allora, il problema sta nel sistema di incentivazione affatto incoerente e dissennato tra dirigenza e comparto. Oggi la ripartizione delle risorse aggiuntive tra il personale è inefficiente economicamente e iniqua moralmente. In estrema sintesi: mentre il dirigente quando decidere di accettare un incarico SA quanto sarà la propria indennità aggiuntiva di posizione e di risultato (ma poi allora che incassa a fare lo stipendio? Bho!), il dipendente di serie C del comparto, qualsiasi carico di lavoro si vedrà attribuito, dal più semplice al più complesso, non conoscerà mai a priori SE e QUANTO incasserà di salario accessorio. Ma vi è di più. Infatti, il risultato del dirigente è del tutto SCOLLEGATO dal lavoro svolto dai non dirigenti in quanto questi ultimi non beneficeranno della “pesatura” del loro servizio, ma bensì del FAMP che graziosamente l’Assessorato economia ha deciso (previa sterile contrattazione sindacale) al proprio dipartimento. Ancora, il gap tra dirigente e i dipendenti del servizio o area è abissale e del tutto ingiustificata. Causata, certo, dal suddetto perverso meccanismo, ma ingiustificata. Il rapporto del salario accessorio per esempio tra dirigente e il funzionario è in media di 1 a 10! Non parliamo con le altre qualifiche. Allora, vorrei formulare una, credo semplice , proposta. Attribuire non indennità di posizione uti singuli al dirigente e indennità per piano di lavoro a tutti gli altri, bensì sostituirli con un budget da attribuire all’unità organizzativa (servizio area o u.o.) da ridistribuire tra tutti i componenti in base a criteri da determinarsi. Criteri che non si trovano nell’Iperuranio, ma nella scienza economica e nella scienza dell’amministrazione e si chiamano “Ottima ripartizione delle risorse”. In questo modo, tra l’latro, ogni collega sarebbe reso partecipe degli obiettivi assegnati NON al dirigente MA all’unità organizzativa, ovviamente con i giusti distinguo di responsabilità e incentivazione che dovrebbero derivare almeno per gli istruttori e per i funzionari direttivi da veri e propri contratti di attribuzione dei carichi di lavoro, come prevede d’altronde la legge regionale 10/2000, finora applicata (in mejus) solo per la dirigenza. Ognuno così farebbe davvero parte di un vero e proprio GRUPPO con obiettivi comuni e condivisi.

  9. Caro Benedetto,
    hai centrato benissimo la questione: parliamone! Perche fino a ieri nessuno ne aveva parlato e pure tutta questa storia puzza di marcio.
    La questione non è nel merito ma sulle modalità.
    Perche questa discussione non si è aperta prima di prendere le decisioni piuttosto che adesso a cose fatte?
    Perche i rappresentanti della dirigenza del tuo sindacato ma anche quelli del SADIRS e probabilmente anche quelli delle altre sigle sindacali non sapevano nulla o facevano finta si non sapere nulla?
    Perche la DIRSI (sindacato della dirigenza) non è stata informata?
    Non ritieni che questo processo virtuoso di valutazione andava discusso preventivamente con chi era oggetto di valutazionei? o gli interessati sono solo il comparto che come dici tu ha interesse a riequilbrare il sistema di valutazione?
    Sulle discussioni che si sono innescate ti (“apriti cielo” lo dico pure io) ti invito a leggere i commenti che sono stati pubblicati sul forum dei CABAS/CODIR proprio da chi è chiamato a valutare i dirigenti, nascosti dietro un pseudonimo mentre quando saranno chiamati a valutare si nasconderanno dietro l’anonimato.
    Infine entrando anche nel merito della questione sai bene (l’ho gia scritto proprio sul tuo blog) che in linea di principio sono un convinto assertore della valutazione del dirigente da parte del proprio personale, ma se l’obiettivo e riequilibrare un sistema di valutazione (necessità che non capisco!!!) va rimesso in discussione tutto il sistema di valutazione compreso quello attuale del personale di comparto che si basa sul 100 politico.
    Sapete benissimo che il 100 è il voto garantito a tutti e quando qualche sprovveduto ed incauto dirigente si azzarda a dare 90 (dico 90!) ecco una levata di scudi in difesa del torto subito.
    Allora non venirmi a raccontare di criteri e contraddittori e pittusto per “riequilibbrare” impegnatevi ad eliminare quella ridicola e inutile compilazione delle schede di valutazione del comparto di fine anno!!
    Buon Lavoro
    Gianpaolo Simone

  10. Hai detto bene: “il supermegadirigentegalattico” che “appiccica” un voto al dipendente senza alcun criterio e contraddittorio (si guarderebbe bene dall’attribuirlo ai collaboratori malati di “leccaculismo”, a quelli che fanno parte del ristretto giro appartenente a vario titolo alla casta o a quelli “incontrollabili” che potrebbero avere reazioni istintive e manesche) e, giustamente, teme la ritorsione del dipendente, perchè teme soprattutto, se la cosa esce fuori da quella realtà lavorativa e diventa pubblica perchè denunciata agli organi istituzionali preposti o agli organi di stampa, perchè teme, dicevo, il “non raggiungimento dell’obiettivo” che si traduce in non avere pagato il corrispettivo in denaro: poverini, sempre e soltanto una questione di soldi, come se non fossero già abbastanza. Il passaparola tra colleghi evidenzia come questo comportamento sia sempre più diffuso e in tutti i rami dell’Amministrazione regionale, senza che alcuno subisca un provvedimento di condanna, qualora ne sia accertata la responsabilità.
    Si arriva al punto che, per partito preso, non accettando le giuste rimostranze del dipendente,
    con prove alla mano del lavoro svolto, essendo codesti supermegadirigentigalattici gli unici ad essere unti dallo Spirito Santo e quindi essendo gli eletti, i prediletti dell’Altissimo, i depositari esclusivi di ogni terrena verità, non intendono assolutamente ritornare sui propri passi per trovare, nel contenzioso verbale aperto, un concordato giusto e onesto e risolvere dunque “civilmente, umanamente”, l’involontario e imprevisto incidente, con la frase di rito: “Scusate, può accadere, tutto risolto!”. Alcuni di questi impiegati privilegiati, per i quali sono previste remunerazioni che vanno da 60 a più di 90 mila euro l’anno (ma l’opinione pubblica l’ha capito che gli impiegati regionali non sono tutti uguali?), hanno comportamenti sul piano umano, tralasciando quello professionale (alcuni di loro, per esempio, hanno problemi di alfabetizzazione informatica, per cui delegano ad altri il compito di utilizzare le specifiche macchine infernali!) che non hanno uguali nemmeno nel regno animale, forse perchè colpiti dal “bacterius onnipotentis deliri” con innumerevoli trasfigurazioni del viso, cambiamento del colore dell’incarnato che attaversano tutte le sfumature dei colori, dai più chiari agli scuri, facendo a volte temere possano giungere ad esplodere, come le rane o i rospi quando si gonfiano all’inverosimile, producendo addirittura un essudato solfureo e maleodorante che li rende anche fosforescenti e che induce tutte le persone intorno a fuggire in ogni direzione. Sarà possibile guarire la guarigione? Che se ne stiano a casa, tanto non riceveranno mai una visita fiscale! Che arrivino tardi in ufficio: tanto nessuno dirà loro di recuperare, ne che sarà fatta una trattenuta sullo stipendio! Perchè tutte queste differenze con il comparto? Sono impiegati pure loro! E allora perchè queste gravi disparità di trattamento? Rivediamoli i contratti e aggiustiamo certe insopportabili discriminazioni! Che gli artefici di questa sprezzante rivoluzione a favore del più forte possano non dormire la notte sonni tranquilli! Può essere mai che, per esempio, medici che hanno nelle loro mani la vita delle persone, guadagnano meno di loro? Anche questa fascia di impiegati privilegiati, come i politici, dovrebbero essere rivisitati nelle loro retribuzioni , gratificando i più meritevoli, che ci sono e che auspico, anzi sono sicuro, siano il numero maggiore.

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