Crocetta? E chi lo conosce.

I sindacati dei regionali Cobas/Codir e Sadirs in una nota attaccano il governatore Rosario Crocetta per non aver mostrato interesse dall’ottobre 2012 per le problematiche della gestione del personale e dei diritti dei dipendenti regionale “come se la macchina amministrativa non avesse bisogno di percorsi partecipativi per portare avanti il rilancio e la stessa moralizzazione dell’amministrazione”.

Troppe auto blu? Troppi dipendenti regionali? Certa la stampa sembra attribuire la colpa agli stessi dipendenti

È veramente ridicolo il taglio che alcuni quotidiani, online e non, hanno dato ad alcuni articoli usciti in questi giorni su auto blu (Autoblu, la Sicilia detiene il primato) e dipendenti regionali (Sono 50mila i lavoratori regionali e costano più di 1 miliardo) dopo il giudizio di parifica della Corte dei Conti.

Sembrerebbe quasi che la colpa dell’elevato numero di auto o di dipendenti (ammesso e non concesso che il numero di dipendenti non sia invece adeguato alle competenze) fosse degli stessi dipendenti e non dei politici.

Basta leggere i commenti dei soliti anonimi che, opportunamente aizzati dagli articoli, si scatenano con insulti di ogni genere nei confronti dei dipendenti per rendersene conto.

Anche gli ultimi articoli ricalcano lo stesso cliché. Si parla solo di privilegi, veri o presunti, dei dipendenti regionali.

Tfr e Tfs. Richiesta restituzione trattenute. Ulteriori chiarimenti da parte dell’Inps

Istituto Nazionale della Previdenza Sociale

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Messaggio numero 10065 del 21-06-2013

Direzione Centrale Entrate e Posizione Assicurativa Gestione Dipendenti Pubblici

Roma, 21-06-2013

OGGETTO: Sentenza Corte Costituzionale n. 223/2012 – art. 1, comma 98 – 101, della legge n. 228 del 24/12/2012 di ricezione del decreto legge n. 185 del 29/10/2012 – Richiesta restituzione trattenute. Ulteriori chiarimenti.

Sono pervenute e continuano a pervenire (anche da parte di personale in regime di Tfr) a questo Istituto numerosissime richieste e diffide intese ad ottenere l’interruzione e la restituzione della trattenuta previdenziale obbligatoria nella misura del 2.50% della retribuzione contributiva utile ai fini del TFS, a seguito della illegittimità costituzionale dell’art. 12, comma 10, del decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78, riconosciuta dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 223 dell’ 8 -11 ottobre 2012.

Al riguardo, nel confermare quanto già comunicato con messaggio n. 18296 del 9 novembre 2012, si ribadisce la posizione di questo Istituto secondo quanto di seguito indicato.

L’art. 1, commi 98 -101, della legge 24 dicembre 2012, n. 228 – che ha recepito i contenuti del decreto legge n. 185/2012, decaduto senza conversione in legge e che contiene disposizioni per l’attuazione della Sentenza della Corte Costituzionale dell’8 -11 ottobre 2012, n. 223 – ha stabilito l’abrogazione dell’art. 12, comma 10, del citato decreto legge n.78/2010 a decorrere dal 1° gennaio 2011 e, nel contempo, la riliquidazione d’ufficio entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto stesso (31ottobre 2012) di tutti i trattamenti di fine servizio liquidati in base all’art. 12, comma 10, del decreto legge n. 78/2010 (ora abrogato), per tutte le cessazioni dal servizio intervenute tra il 1° gennaio 2011 e il 30 ottobre 2012.

Il richiamato art.1 ha disposto, altresì, l’estinzione di diritto di tutti i processi pendenti nonché l’inefficacia di tutte le sentenze emesse (tranne quelle passate in giudicato) in materia di restituzione del contributo previdenziale obbligatorio nella misura del 2,50% della retribuzione contributiva utile prevista dall’art. 11 della legge 8 marzo 1968, n. 152 e dagli artt. 37 e 38 del d.P.R. 23 dicembre 1973, n. 1032.

L’abrogazione dell’art.12, comma 10, del decreto legge n. 78/2010 ha determinato, pertanto, il ripristino della normativa previgente in tema di calcolo dei trattamenti di fine servizio comunque denominati.

Pertanto, per i dipendenti in regime di TFS in servizio ovvero per quelli cessati, essendo state ripristinate le regole previgenti a quelle introdotte dall’art. 12, comma 10, del decreto Legge n.78/2010, il contributo previdenziale sulla retribuzione contributiva utile rimane comunque dovuto anche per il periodo successivo al 31 dicembre 2010.

Tutto ciò premesso, appare evidente che le norme citate in oggetto, lungi dal prevedere la restituzione della contribuzione, hanno confermato il permanere dell’obbligatorietà della stessa.

Si sottolinea inoltre che per i dipendenti pubblici in regime di TFR non trovano applicazione né la sentenza della Corte Costituzionale n. 223/2012, né l’art. 1, commi 98-101, della legge 228/2012, in considerazione del fatto che costoro non sono mai stati riguardati dalla norma dichiarata illegittima. Al personale in parola si applica, invece, la disciplina sulle modalità di estensione, finanziamento ed erogazione del TFR contenuta nell’art. 26, comma 19, della legge n. 448/1998 e nel d.P.C.M. 20 dicembre 1999 e s. m. e i..

A questo proposito si rammenta, che l’Amministrazione datrice di lavoro è il soggetto che, in piena conformità alle norme di legge dianzi citate, opera una riduzione della retribuzione lorda del personale assoggettato a regime di TFR “in misura pari al contributo previdenziale soppresso”.

In altre parole, a carico del personale cui spetta il TFR non può più essere trattenuto il contributo previdenziale del 2,50% ma, per assicurare l’invarianza della retribuzione netta, il legislatore ha previsto la contestuale diminuzione della retribuzione lorda di tali dipendenti in misura pari a quella della quota di contributo a carico dell’iscritto cui spetti invece il trattamento di fine servizio (IPS o buonuscita).

Pertanto una eventuale interruzione di tale diminuzione della retribuzione lorda costituirebbe violazione di precisi obblighi di legge.

Per quanto concerne le diffide inoltrate all’Istituto, si fa presente che le stesse sono di competenza dei datori di lavoro, che, in qualità di sostituti d’imposta, sono preposti ad effettuare le trattenute contributive in esame.

Il Direttore Generale

Nori

Inps – Messaggio n. 10065. Richiesta restituzione trattenute. Ulteriori chiarimenti. PDF

Le cause della mancata crescita? In Italia negli ultimi 15 anni non si è investito nel futuro

L’idea — molto amata in Italia — che la crisi si possa superare semplicemente spendendo di più esce ridimensionata da uno studio della società di consulenza McKinsey.

«L’Italia è un Paese che non investe nel futuro».

Corte dei Conti. Senti chi parla. Riprendono i luoghi comuni contro i regionali

Comunicato 29 giugno

Comunicato stampa

Palermo, 29 giugno 2013
Nell’ultimo giudizio di parificazione sui conti pubblici regionali, ci si sarebbe aspettati, da parte dei Giudici Contabili, finalmente, una particolare attenzione ai veri sperperi della politica, ai costi elefantiaci e faraonici dell’Assemblea regionale siciliana, alle indennità e ai rimborsi spese dei nostri deputati regionali, ai sontuosi contratti di lavoro del personale in servizio a Palazzo dei Normanni, agli stipendi degli assessori esterni non eletti, alle centinaia di contratti di consulenza, e, invece, niente di tutto ciò: ancora una volta, ormai da oltre 12 anni, l’attenzione sembra essere rivolta solo ai dipendenti che gravitano nell’ambito della Regione Siciliana.

Pur convenendo, questa volta, sulle dure critiche della Corte all’operato del Governo in materia di incarichi esterni, cambi repentini ai vertici dei Dipartimenti che hanno messo in ginocchio l’Amministrazione e che COBAS/CODIR e SADIRS hanno sempre denunciato, ogni anno, ci si ritrova anche a dovere contrastare gli stessi luoghi comuni, sui numeri dei dipendenti regionali, portati avanti, ormai, con le solite argomentazioni stantie che finiscono per celare le vere voragini economiche della Sicilia di cui i 16mila dipendenti non hanno certamente alcuna responsabilità.

Dove erano, infatti, nel 1985, i Giudici Contabili quando una politica scellerata consentì il transito nella Regione Siciliana di tutte le competenze e personale dello Stato (10mila unità circa)?

Dove erano i Giudici Contabili quando lo Stato non versò neanche una lira delle posizioni previdenziali del personale travasato alla Regione che, di colpo, gravò sulle casse regionali?

Come fanno, ancora oggi, i Giudici Contabili a insistere su questo luogo comune quando, finalmente, grazie anche all’azione instancabile dei due sindacati autonomi, gli ultimi Presidenti della Regione hanno capito e riconosciuto pubblicamente che i dipendenti regionali in Sicilia sono commisurati alle competenze delegate dai ministeri?

<<Pur condividendo le argomentazioni dei Giudici Contabili in materia di paralisi amministrativa per responsabilità politica – dichiarano i segretari generali del Cobas-Codir, Marcello Minio e Dario Matranga e Fulvio Pantano del Sadirs – riteniamo, comunque, inaccettabile che si continuino a coltivare argomenti demagogiche contro il personale regionale che finiscono per coprire i veri sperperi di una politica inetta e inefficiente. Diciamo basta – concludono Matranga, Minio e Pantano – e se alla Corte dei Conti Siciliana vogliono essere credibili comincino con il rinunciare agli scatti automatici biennali stipendiali che si aggiungono ai loro aumenti contrattuali, alle inutili e costose auto blu (fornite dalla Regione), etc..

Ci chiediamo, inoltre,se gli assessori seduti in prima fila al giudizio di parifica decideranno adesso di rinunciare ai dirigenti esterni infornati negli assessorati o alle assunzioni illegittime di dirigenti e funzionari nelle società partecipate senza alcuna procedura pubblica e oggetto di scambio politico e controllo clientelare da parte di vari elementi collaterali al governo.

Infine – concludono i tre Segretari Generali – invitiamo i Giudici della Corte e l’assessore Bianchi ad avviare in merito specifiche indagini su politici e consigli d’amministrazione per accertare eventuale dolo e responsabilità sul sacco perpetrato nelle società partecipate>>.
www.codir.it www.sadirs.it

Mille posti nella sanità siciliana. Ogni tanto una buona notizia.

Una circolare dell’assessorato regionale alla Salute sblocca le procedure per l’assunzione e la stabilizzazione di mille unità. Lucia Borsellino: “Con questa prima misura diamo una boccata d’ossigeno a organici già in difficoltà”.

Alla Regione torna lo spettro del default?

La sezione Controllo della Corte dei conti approva il rendiconto 2012 ma denuncia il rischio di 3,6 miliardi di euro di entrate non certe e un elevato costo del personale: “L’Isola da sola ha un terzo di tutti i dipendenti delle altre regioni italiane messe insieme”.

Una situazione “non ancora in fase di dissesto”, ma che da questo scenario non è affatto lontano.